31/03/07

una verità innegabile

La saggezza che viene dall'Oceano m'ha insegnato che bisogna solo sedersi e aspettare.

E sperare che la carta igienica non sia finita.



Enea Sperandeo, Aforismi in dolce memoria della dentatura di Alex Fringberger

29/03/07

L'Indice dei link proibiti (quando fate le classifiche levate tutti i blog morti!)

Picciotte care e picciotti cari,

sarà stata la noia e il tempo da buttar via ma ai tempi che Splinder non aveva tutti i suoi bottonuzzi e manco i feed, e nemmeno il tranciapost, e manco i titoli dei post, e manco il blogroll...

Avevo cercato con spirito pioneristico soluzioni alternative.

Tornando - come un marito fedifrago - sempre al primo amore.

Primo amore che ha cambiato nome dopo una bellissima e giustissima crisi creativa a cavallo del 2005.



Prima questo blog si chiamava dicotomico, poi decisi di metterci nome e cognome. Che tanto a sforzarmi uno pseudonimo o un eteronimo o un quacquaraqua' piu' originale non lo trovavo manco se mi mettevo col culo a ponte.



Ma quanti fratelli dimenticati ha questo blog - sara' che sono in periodo ecolaliste, senza skype a distrarmi.



Iniziamo. Vi dimostrero' che nella blogosfera ci sono almeno 11 (!) blog inutili...



posticciolo posticcio inaugura i post all'Indice (rispondete con un medio?)

Odio spargere link ad altri lochi, ma ogni tanto devo pur farlo.

Allora, picciotte care e picciotti cari. Trovate "pintacudate" pure qui:



Nella Premiata "Bottega di Lettura"

27/03/07

Andateve via...


Che ci fate ancora qui?




Cabaret BisanzioAndate al Cabaret Bisanzio, fondato nel lontano 2007...


Con o senza costume di piume, si esibiscono sul palcoscenico di Cabaret Bisanzio gli artisti:


Stefano Antonelli, Daniele Billitteri, Filippo Bologna, Roberto Chilosi, Wilmer Comin, Marco Di Porto, Vins Gallico, Edo Grandinetti, Luca Guerneri, Davide Guido, Nicolò La Rocca, Rossella Messina, Antonio Pagliaro, Angelo Petrella, Elisabetta Rubicone, Sauro Sandroni, Giorgio Tesen, Manuela Vittorelli.


Cabaret Bisanzio è un blog multiautore. Ogni cabarettista si esibisce sul palcoscenico senza che un regista o una redazione approvi. Anche perché Cabaret Bisanzio non ha un regista né una redazione.


Si accede al palcoscenico di Cabaret Bisanzio solo su invito diretto.

L’ingresso in sala è libero fino a esaurimento posti.

La limetta deiteronomista

di fool

Tonino sta leggendo a Maria GRRR di Di Fool, lei si ferma e, tra una risata e l'altra...

Maria: Aspetta un momento
Tonino pensa ad un'illuminazione mistica

Maria: Aspetta, vado a prendere la limetta per le unghie che almeno faccio qualcosa di utile

Tonino: questa la mando in lista...

Maria: No, ti prego no... se fai diventare ogni nostra discussione una puntata non parlo piu'

Tonino: Amore... Amore... ?

Maria: (dopo un tempo imprecisato e diecimila "Amore?" dopo) Amore 'sto gran funcione di minchia

"Love is" ai tempi di Skype


love is

 

Tonino*: Tiamotiamotiamotiamotiamotiamotiamo

Maria: Che stai facendo? Quando me lo dici piu' di  5 volte consecutive, significa che stai facendo qualcos'altro e lo usi come mantra per concentrarti...

Tonino: tiamotiamotiamotiamo!!!???!!!

*Su Gtalk con Branco, Maura, leggendo il televideo della Rai e il nuovo sito del Manifesto, e cercando un programma per fare il backup di "pintacudate"

 

(questa e' la prima puntata di Casa Pintagodot, omaggio alla genialità dei veri bloGodot e della loro strepitosa rubrica su BombaSicilia)


Lingue, Silenzi e Scimmioni. Una proposta

LesleyPicciotte care e picciotti cari,Immaginatevi il mio arrivo a Montevideo dopo un'Odissea che tutti gli ulissidi se la sognano, sballottato a destra e sinistra, arrivare a Buenos Aires cambiare 3 aerei...

Totalizzare qualcosa come 15 ore di volo e finalmente arrivare qui, nel meraviglioso Uruguay. Senza naturalmente sapere mezza parola di spagnolo, eccezion fatta per "me gusta mucho" "nada" "no tengo dinero" e la sigla di Zorro.

Con Juan, il ragazzo della reception dell'Hotel Oxford di Montevideo, che ad ogni mia domanda mi rispondeva: "No hablo italiano".

Sticchio di sua madre! Ma puo' essere mai che non capiva che ero sordo?

wilsonChiunque abbia viaggiato in giro per il planisfero sa bene la sensazione di sordità a cui mi riferisco.

Bene, in quei giorni la mia unica compagnia è stato Lesley, lo scimmione nero della Kipling che la mamma di Maria mi diede per toglierselo dal giaccone appena comperato.

Ecco, tra me e Stanley si è ricreato il rapporto tra Tom Hanks-Robinson Crusoe e Wilson, il pallone piu' marchettaro della storia del cinema.

A lui tributo il giusto onore e con lui lancio una proposta:
Chiunque ha un parente - o una morosa - di Lesley posti nel suo blog una foto della scimmia per il Comitato di Liberazione delle Scimmie Kipling.

Fate ricongiungere la famiglia...


25/03/07

I pupi di zuccaro

da   Sinestetica


I pupi di zuccaro è stato scritto da Enea Sperandeo, ultimo acquisto - insieme ad Anna Fiorillo - della splendida BombaSicilia, della quale redazione mi onoro di fare parte (sia pure da poco tempo. Il mio minisito su BombaSicilia è questo. Chi mi conosce di persona SA BENISSIMO che quella foto non mi rende giustizia. Dal vivo sono molto più cozza OcchiolinoLinguaccia. La mia rubrica si intitolerà Terre di confine e sarà dedicata a tutte le parole che mi sono state ispirate dalle parole degli altri (perdonate il gioco... di parole, per l'appunto!): deformazione professionale della scrittoro-traduttrice;)). Ringrazio Enea per avermi regalato questo racconto lirico e commovente. Spero di riceverne presto altri. E ringrazio anche il Potente Fondatore di BombaSicilia per avermi dato l'opportunità di conoscere persone tanto in gamba. [GC]




I pupi di zuccaro

di Enea Sperandeo


Logo BS"Eravamo morti e potevamo respirare".

Aveva trovato questo verso tra le poesie di Paul Celan e l'aveva usato per smerigliare i suoi ricordi. Si gustava la piccola morte che segue l'appagamento. Insieme, da uno ritornare due con il ponticello di carne che si spegne. Ci sgonfiamo, sudati, innamorati, ci siamo letti a vicenda, prigionieri di Monsieur Le Songe.



Era lì, sudato, perduto negli occhi di chi credeva di amare riamato e pensava a una sola cosa, al tavolo di sua madre.


23/03/07

SCOOP! Dallo Stivale con furore

© La Gente d'Italia™ del 23/03/2007, p. 16



I tre fratelli Rago del calzaturificio Bisignano

«Gli stivali di Bush l’abbiamo fatti con mani e cuore»




bisignanoQuest’intervista poteva benissimo intitolarsi “dallo Stivale con furore”, giocando apertamente con la conformazione geografica della nostra bella Italia e la professione dei tre artisti della scarpa che “Gente d’Italia” ha avuto il piacere d’incontrare.



Il calzaturificio artigianale Bisignano è un piccolo gioiello, un museo vivissimo in cui sbirciare il tempo che fu con le narici piene di un buonissimo odore di pelle conciata.

Rosario Mario, Giuseppe e Carmelo Rago sono tre calabresi arrivati qui il 20 febbraio del 1954, troppo piccoli per ricordarsi quell’Italia che continuano ad amare e onorare parlando un coloratissimo italo-calabrese.



i fratelli RigoLoro sono i tre figli di Umile Rago, emigrato in cerca di miglior fortuna dalla amatissima Calabria, un nome che traccia il destino di questi tre galantuomini che lavorano ogni scarpa con “mani e cuore”: Sant’Umile, tra l’altro, è il patrono del Comune di Bisignano, a cui i tre fratelli hanno reso omaggio registrando per le loro splendide scarpe il marchio “Bisignano”.



Ed ecco lo scoop: sono stati proprio i tre fratelli Bisignano a realizzare gli splendidi stivali che il Presidente dell’Uruguay ha donato a George W. Bush, suo omologo statunitense, a suggello della visita del 9 e 10 marzo scorsi.



Gente d’Italia, in esclusiva per i suoi lettori, ha ottenuto le foto degli stivali, realizzati dalla pelle di un puledro, senza nessuna cucitura: l’apoteosi dell’arte dei Rago.

Loro non fanno distinzioni tra clienti, tutte le scarpe sono tagliate e modellate a mano, un’arte che sta scomparendo e di cui questi tre fratelli sono tra gli ultimi validissimi rappresentanti.

Li abbiamo intervistati.



Che soddisfazione! Realizzare le scarpe per l’uomo più potente del mondo. Ve lo sareste mai immaginato?

«Per noi non ci sono differenze: le nostre scarpe sono fatte tutte, senza eccezioni, con mani e cuore. Frutto di un’arte destinata a perdersi. Certo abbiamo pure festeggiato, soprattutto perché è stata una faticaccia... Tre giorni di lavoro senza nessuna sosta».



Non fate pubblicità ma siete arrivati a realizzare gli stivali di Bush. Come avete fatto?

«Noi abbiamo conosciuto il Presidente Vazquez prima che assumesse l’incarico, era stato il suo sarto a mandarlo da noi, confermando quello che crediamo da sempre. Non è necessaria la pubblicità, la migliore promozione è il passaparola tra clienti. Noi lo vediamo come una palla di neve: inizia piccola e può diventare gigantesca e travolgere tutto. Così è stato per le nostre scarpe, i nostri clienti portano altri clienti ma, considerate la dimensione della nostra bottega dobbiamo spesso rinunciare, non possiamo fare più di dieci scarpe al giorno, sarebbe penalizzata la qualità del nostro prodotto».



Non avete apprendisti?

«La nostra è un’arte destinata a morire. Non esiste più la figura del ragazzo di bottega che era perfino disposto a pagare per imparare l’arte. Non solo li dovremmo pagare noi»  - ridono di cuore - «ma pure sarebbe controproducente: al primo rimprovero ci direbbero che non siamo i suoi genitori.

L’artigianato deve sentirsi per prima cosa nel cuore, sarebbe necessaria una rivoluzione mentale ma non ci sono giovani disposti a intraprendere una vita di sacrifici. Giancarlo, il figlio di Carmelo, ci aiuta, realizza lui le scatole di cartone per le nostre scarpe».



E’ un vero peccato. Ed ecco che arriviamo agli splendidi stivali di Bush...

«Ci arriva una telefonata lunedì 5 marzo, era il Segretario del Presidente dell’Uruguay, ci dice se possiamo realizzare entro venerdì un paio di stivali. Rispondiamo che ovviamente è impossibile. Ci richiama, ci fa capire che è una cosa davvero importante, accettiamo. E lavoriamo per quattro lunghissimi giorni senza guardare – come sempre – l’orologio. Un paio di stivali senza cuciture, realizzate con morbidissima pelle di puledro, numero 43, solo dopo abbiamo capito che stavamo facendo le scarpe al Presidente degli Usa. Noi il nostro lavoro lo facciamo sempre allo stesso modo: dalla scarpa di 1500 pesos agli stivali che naturalmente costano qualcosa in più».



Grazie, di cuore. E complimenti per l’italiano, lo parlate fluentemente.

 «Ovvio. Noi tre lo parliamo sempre non perdere le nostre radici».

Faccio "outing" o "coming out"?

La meritoria operazione di Mario Desiati ha dimostrato fuori da ogni dubbio che l'e-zine hanno raggiunto dignità letteraria, al pari delle storiche riviste cartacee.

Sicuramente il Best Off 2007 porterà molti, moltissime ragazze e ragazzi, alla realizzazione di nuove e vitalissime e-zine.



E questo è cosa buona e giusta, ma lasciatemelo dire, non è affatto facile. Nascono migliaia di e-zine all'anno in tutto il mondo ma poche resistono. Ci vuole una divina mania, abnegazione, fidanzati e fidanzate pazienti, una famiglia che sostenga e soprattutto redattori "pazzi" quanto voi.



Dal basso dell'esperienza di BS posso darvi qualche dritta, se volete.



Ho avuto "mucha suerte" - come dicono qui - nel 2001 sapevo solo che volevo fare qualcosa, dire la mia. Sei anni dopo (o poco meno) vi dico che BS è una puttana con mille pretese. Altro che rivistucchia, l'ho "spintacudizzata" per bene - era la mia paura major sbilanciarla verso le mie insopportabili idiosincrasie - ma mi aspetta al varco. Sempre.



Ogni mattina mi dico: oggi non la voglio aprire, sbircio solo i feed per vedere se fila tutto liscio, ma poi sono in prima linea a leggermela tutta, a controllare i link, a vedere se pure con Internet Explorer si visualizza correttamente.



Mi fermo qui, da voi sono le 2 e 47.

22/03/07

Gli anni gracidanti (quando ancora il modem andava a carbone)

Picciotte care e picciotti cari,

dicevano che il mare non ha memoria, internet che sempre si naviga invece ce l'ha da elefante...



Tutta la mia vita - la nostra? - è ormai digitalizza, quoto completamente quanto affermato da Paolo Graziani qualche post fa, Paolo, tra l'altro l'ho "conosciuto" grazie a Google dopo che m'ha rintracciato per una citazione fatta nella mia tesi su Paul Celan.



Vorrei che non fosse così ma ci sono ancora on line quello che fu il glorioso caffè dicotomico, la mia faccia da beota con i basettoni, tutte le minchiatelle letterarie scritte negli anni gracidanti del modem a 56K, il primo sito decente, risalente ai tempi in cui Animal House era la mia bibbia. E ora almeno c'è anche quello della momentanea e caduca maturità (per le malelingue, nella foto ero ancora a dieta, ora sono almeno sette chili meno...)



R4!




C'è anche qualcosa di buono, la mia vecchia R4, mai dimenticata.

Non s'offenda la mia Ford Fiesta grigiometalizzata che m'aspetta in Sicilia ma quella era una Signora macchina, veleggiava in curva, aveva il cambio a coda di bue ma era mia, mia, mia.

Era nata praticamente con me, mio padre l'aveva comprata quando ero ancora nella pancia di mia madre...



Grazie, Internet...

¡Muy cansado! Meno male che c'è Alex Fringberger

Picciotte care e picciotti cari,

che giornata... sono esausto. 

Manco la solita passeggiata mattutina di due chilometri nella stupenda Città vecchia di Montevideo mi ha svegliato, nada de nada.

Ieri due belle intervistone per Gente d'Italia che ripubblichero' qui domani, perfino un piccolo scoop di cui non vi dico altro per non rovinarvi la sopresa.




  • Non conoscete ancora Alex Fringberger? Vi dico solo che Giulio "eclettico" Mozzi l'ha definito «un mito letterario del nostro tempo». Rimediate subito: leggete la bella lettura di Cletus dello straordinario "la storia sociale delle mongolfiere" su Sinestetica.net e l'apposita sezione della Bottega di Lettura di cui anch'io faccio immeritatamente parte



  • Intanto ho rifatto l'affacciata del blog di Guido, con Shiva che fa capolino da ogni post.

    Andate e fate sapere al landarolo che ne pensate. Che per ora è senza casa e soprattutto senza adsl. Se vedete sotto i ponti un capellone barbuto che invoca almeno mezz'ora di connessione è lui, Guido il "Landarolo".



  • Lavorare sul codice dei template di Pannasmontata - lasciando sempre i meritatissimi credits - è sempre bellissimo, sono scritti benissimo!



  • Intanto segnalo due nuovi redattori bombasiciliani: Enea Sperandeo e Anna Fiorillo, cliccate sui nomi per conoscerli. Sono entrambi uno spasso.



  • Procede quindi il restyling generale dei blog personali dei redattori di BS, iniziato con Gancitanerie, proseguito con questo "Pintacudate beta 2.0" e ora la Landa, sotto a chi tocca.


Fratelli d'Italia sul Rio de la Plata

© La Gente d'Italia™ del 22/03/2007




Quante sono le associazioni italiane di Montevideo?



Giosuè Bordoni scriveva nel suo saggio “Montevideo e la Repubblica dell’Uruguay” del 1885:

«Durante la primavera e l’autunno, questi dintorni sono affollati alla lettera di numerose Società, che, sotto pretesto di festeggiare questo o quell’anniversario, vi si recano in corporazione a darsi bel tempo. Ora è la Società spagnuola di mutuo soccorso; ora quella dei Baschi, ora la Società francese, e infine l’una o l’altra delle numerose Società italiane, che non lasciano mai occasione di dare testimonianza pubblica del loro spirito di fratellanza e buona armonia, e anche di eccellente appetito, col farvi dei banchetti veramente omerici, in cui si tributano sempre i dovuti onori al succulento e tradizionale asado con cuero».

122 anni dopo le cose sono radicalmente cambiate, la rete delle associazioni italiane di Montevideo si è fortemente ridimensionata, cancellando coi fatti la maligna annotazione che faceva Luigi Barzini nel 1902

«gli italiani al Plata sono uniti in trecento associazioni, il che costituisce una vera disunione».
Questo ridimensionamento è il risultato dei movimenti storici che hanno portato alla completa integrazione degli italiani arrivati qui in cerca di miglior fortuna. Se è vero, come scrivono gli storici Luigi Favero e Alicia Bernasconi, che il gruppo etnico è «la risultante del movimento migratorio, in cui persistono, in grado piu’ o meno elevato, gli elementi culturali e materiali dello spazio sociale di partenza, ma integrati o giustapposti dagli elementi acquisiti nell’incontro con lo spazio sociale d’inserimento», appare evidente che il “gruppo etnico” italiano è un affascinante microcosmo all’interno del piccolo grande Uruguay.



Quali sono le prospettive future della rete di associazioni italiane di quella che fu la Banda Oriental?

Lo scopriremo nelle prossime puntate di questo “diario uruguayano”: con un’inchiesta per conoscere questa vitalissima realtà che mantiene vivo il legame con l’Italia, capace ancora – come ha dato prova in occasione del saluto del Console Pala – di commuoversi quando risuonano le note dell’inno di Mameli.



Scorriamo l’elenco, in rigoroso ordine alfabetico:



  • L’Ancri,


  • l’Anpi,


  • l’Associazione Abruzzese di Montevideo,


  • gli Alpini,


  • i Bellunesi del mondo,


  • l’Associazione Calabrese,


  • i Campani dell’Aercu,


  • l’associazione Laziale,


  • la Casa degli Italiani,


  • il Circolo Lucano,


  • il Circolo Giuliano,


  • il Circolo Trentino di Montevideo,


  • il Club degli Anziani,


  • il Comitato Tricolore,

  • l’Associazione Emilia Romagna,


  • l’Ente Friuliano,


  • il Filef,


  • il Famee Furlane,


  • la Famiglia Piemontese,


  • i Figli della Toscana,


  • il Gruppo Legami,


  • la Fratellanza Italiana,


  • i Marchigiani nel Mondo,


  • l’Ass. Lauria,


  • l’Ass. Ligure,


  • l’Ass. Ossolana,


  • i Padovani nel mondo,


  • i Pensionati Inas,

  • i Pugliesi,


  • l’Ass. Regione Lombarda,


  • l’Ass. Satrianese San Rocco,


  • i Trevisani nel Mondo,


  • i Siciliani in Uruguay,


  • la Uim (Unione Italiani nel mondo),


  • i Vicentini nel Mondo e


  • l’Ass. dei Vietresi.


Se non ho sbagliato a contare sono trentasei associazioni, tutte hanno di sicuro una bella storia da raccontarci.

Come sempre, hasta luego!



Ricordiamo ai nostri lettori che per l’emergenza Dengue

Il Ministero della Salute Pubblica dell’Uruguay

oltre alla massiccia opera di fumigazione

ha attivato per ogni evenienza  il numero 0800 4444

e  il sito http://dengue.msp.gub.uy/



Potete scriverci all’indirizzo genteditaliauruguay@gmail.com

Il numero di telefono della redazione e’ (598 -2) 916 08 15

Da lunedi a venerdi, potete chiamarci tranquillamente dalle 16 alle 18

20/03/07

Dengue o non dengue?

© La Gente d'Italia™ del 20/03/2007



L’arrivo della febbre spacca ossa

non ferma i cicli della vita quotidiana

di Tonino Pintacuda



il vettore del dengue Irrimediabilmente con l’arrivo dell’autunno la vita riprende i suoi cicli, il calendario ricorda a tutti gli uruguayani che il verano è finito: addio alle murgas, addio alle passeggiate in costume sull’oceano, addio ai ritmi lenti, lentissimi dell’estate.

Rimettiamoci la cravatta e andiamo a prendere l’omnibus tutte le mattine, nel faticoso tran tran che si chiama vita.



Appena 15 pesos e i torpedoni ci lasceranno sotto l’ufficio ad aspettare le piccole pause sino al pomeriggio, e poi spesa, un po’ di tv e di nuovo la sveglia puntata per ricominciare.



Camus ha definito questa quotidianità la “fatica di Sisifo”: Sisifo è il mitico eroe greco punito per aver sfidato gli dei con la sua sagacia.



Zeus decise che Sisifo avrebbe dovuto far rotolare un masso dalla base alla cima di un monte. Tuttavia, ogni volta che Sisifo stava per raggiungere la cima, il masso rotolava nuovamente alla base del monte, per cui Sisifo dovette per l'eternità ricominciare la sua scalata.



I giorni troppo uguali - lo sentiamo e lo sappiamo tutti - sono altrettanti massi ma in questo gli uruguayani sono fortunati, prendiamo ad esempio quelli che lavorano alla Borsa di Commercio in Calle Misiones, proprio di fronte alla mia finestra.



Eccoli fumare furtive sigarette nelle pause rubate agli impegni pressanti dei movimenti economici ma non capita a tutti di far pochi passi per raggiungere il Rio de la Plata nel suo quotidiano abbraccio con l’Oceano Atlantico.



C’è una serenità diffusa, figlia delle bellezze architettoniche e del manto verde della città, la filosofia del “no pasa nada” ha un suo fondamento, camminare per Avenida 18 de Julio e soffermarsi nella dozzina di piazzette che non ha nulla da invidiare alle omologhe europee.



mate La gente dell’interno del Paese è tornata alla vita normale, si nota dalla diminuzione di estimatori di mate, la bevanda nazionale. Molti camminano con tutto l’armamentario per sorseggiare tranquillamente il loro mate: termos e bombilla. Versano l’acqua bollente e succhiano tranquilli.



Ma i primi a essere consci del facile stereotipo dell’uruguayano mate e bombilla sono loro stessi: l’ultimo esempio, proprio l’altro ieri sull’Observador il vignettista Salvatore ha realizzato un piccolo capolavoro.



Sale la tensione per il primo caso autoctono di dengue e per sdrammatizzare Salvatore ha disegnato un mate appollaiato sulla torre Salvo – ovvia citazione del celeberrimo King Kong appollaiato sull’Empire State Building – lì, sull’edificio più alto della bella Plaza Indipendencia, il “mate” con occhi  e bocca tiene a bada con opportuno insetticida gigante la temibile zanzara del dengue: come sempre un sorriso riesce a scacciare le paure.



Il “dengue” altro non è che la pestifera febbre spacca-ossa, lo porta la zanzara del genere Aedes aegypti, lo stesso disgraziato e infimo insettucolo che porta la febbre gialla.



Rilanciamo la scheda dal sito www.malattiedimenticate.net





LA FEBBRE DENGUE È UNA MALATTIA SIMILE ALL'INFLUENZA; nei bambini è caratterizzata da febbre ed rash. Negli adulti la febbre è più alta ed accompagnata da forti emicranee, dolori nelle regioni orbitali, dolori muscolari e rash. La febbre dengue si manifesta dopo l'esposizione ad un sierotipo, nei confronti del quale il paziente diventa resistente. Esistono però, come detto in precedenza, quattro sierotipi ed una seconda infezione con un sierotipo diverso, può portare a conseguenze ben peggiori: la febbre dengue emorragica (DHF). 



LA DHF È CARATTERIZZATA DA FEBBRE ALTA, EMORRAGIE, FEGATO INGROSSATO e problemi circolatori. La febbre può persistere per diversi giorni e può raggiungere i 41° gradi, seguita da convulsioni e emorragie. Il paziente se non trattato può morire per problemi circolatori.



I fattori coinvolti nella severità della DHF sono: la prima infezione, l'intervallo di tempo tra quest'ultima e la seconda, il sierotipo virale e il genotipo del paziente. Le principali caratteristiche fisiopatologiche sono correlate con la concentrazione di alcune citochine (molecole coinvolte nella risposta immunitaria), quali IFN-γ, IL-2 e TNF-α



LA STORIA



Prima del 1970 solo nove paesi avevano descritto casi di DHF. Dai circa 100 casi del 1955 si è passati agli attuali 500 mila.



VIE DI TRASMISSIONE



Il virus è trasmesso attraverso il morso di diverse zanzare del genere Stegomyia. Il principale vettore è Aedes aegypti, identificato per la prima volta nel 1906 come responsabile della trasmissione; una volta che la zanzara è stata infettata lo rimane per tutta la vita. Gli umani servono come serbatoio amplificante e molto probabilmente anche le scimmie possono essere considerate come serbatoi. In particolare si ipotizza che il virus si sia diffuso per la prima volta nelle scimmie, e poi i vettori l'abbiano trasmesso all'uomo. Le zanzare trasmettono il virus anche per via verticale, alle proprie progenie.



TRATTAMENTI



Attualmente l'unico modo per ridurre i casi di febbre dengue è quello di evitare il contatto con il vettore e controllare la popolazione delle zanzare, modificando il loro habitat e utilizzando larvicidi. E' in corso un programma specifico di pulizia per eliminare bottiglie, copertoni e lattine dall'ambiente (oggetti che ricreano un habitat ideale per la proliferazione dei vettori), così da limitare i possibili luoghi di crescita del vettore.



LA DIAGNOSI



La diagnosi si basa sulla ricerca di IgM anti-dengue, come indice di una recente infezione; inoltre viene utilizzata la PCR per rilevare la presenza del virus nel siero dei pazienti. Esistono alcune terapie antivirali che possono essere efficaci solo se eseguite nelle prime fasi della malattia.



RICERCA E SVILUPPO



Sono in corso alcuni studi per sviluppare larvicidi non tossici per l'uomo, da utilizzare nell'acqua.



Sono in corso di sperimentazione sei vaccini virali vivi attenuati, che dovrebbero proteggere la popolazione da tutti i sierotipi mantenendo a lungo elevato il titolo anticorpale. Alcuni risultati di una sperimentazione durata quattro anni hanno rivelato che uno dei vaccini attenuati conferisce protezione dalla febbre dengue e non conduce a DHF.



Esiste un sistema globale di rilevazione di dati epidemiologici e di sorveglianza alle mutazioni dei virus; questo programma, chiamato DengueNet, facilita la realizzazione di nuovi metodi di controllo contro la trasmissione della patologia. I dati epidemiologici e di laboratorio sono raccolti da diverse istituzioni, che riordinano i risultati in modo eterogeneo; sul sito sono presenti statistiche dal 1955 al 2001.



Occorre sviluppare nuove strategie di diagnosi della malattia; un test con target la proteina non strutturale NS1 è già in via di studio.




Il Ministero della Salute Pubblica dell’Uruguay

oltre alla massiccia opera di fumigazione 

ha attivato per ogni evenienza 

il numero 0800 4444 e 

il sito http://dengue.msp.gub.uy/



Il grande g1ga (1/3)

Prima di iniziare con le monografie, g1ga merita almeno tre puntate.

Iniziamo dalla preistoria, un'intervista di ben quattro anni fa




[...] Luigi ha smanettato sui computer dagli albori dell'informatica. Lui stesso ha dichiarato con passione: "Io sono il prodotto delle mie passioni. E di come le vivo. Mi piace la mia donna, e la vivo al massimo assoluto. Mi piace il calcio, e lo gioco al massimo, anche se non finirò mai in serie A. Mi piace la chitarra ma, ahimè, nonostante io la suoni al massimo sono lontano anni luce dall'essere un bravo chitarrista. Infine, mi piace il design in tutte le sue forme, ma ho deciso di soffermarmi proprio sul <web>design perché sento che è e sarà in grado di offrirmi stimoli sempre nuovi.

Nasco a Palermo nel '79, vivo in provincia, dopo aver fatto lo scientifico a Bagheria adesso studio all'università di Palermo, ma questo non c'entra...

Se sono qui adesso, davanti a questo monitor, è perché quel giorno mio padre decise di portare in casa un Commodore 64 con tanto di Philips 13" monocromatico a fosfori verdi. E fu subito amore.".



***


d. Dearest Giga, che cos’è la bacheca sportiva?



r. In principio la bacheca sportiva fu una intera parete della 3ª C del liceo scientifico [di Bagheria, n.d.r] rimpinzata di immagini e pezzi sacri dello sport, dalla foto della nazionale di pallavolo, alla foto originale di Roberto Baggio scattata alla Favorita di Palermo.

La forza di questa prima bacheca consisteva nel fatto che i professori entravano in classe, avevano una specie di shock nel guardare quella parete e poi non dicevano niente.

Esatto, non dicevano niente quasi come se avessero paura di fare la classica domanda: «Ragazzi, ma cosa diavolo è quella cosa lì???».

Ebbene, io credo che avessero proprio paura perché la bacheca era già in grado di comunicare da sé cosa in realtà fosse. Un simbolo. Un simbolo di libertà creativa.

Ed è ovvio che una delle cose di cui non bisogna privare i giovani è la libertà creativa. Nella sua seconda fase la bacheca si trasformò in un settimanale sportivo in formato giornalino di classe. Una sorta di gazzetta fatta in casa con tanto di editoriale sul campionato di calcio e pagelle delle già mitiche partitelle fratricide tra compagni. In più, articoli sul tennis a Pallavicino e perfino cenni sul Badminton a Belmonte Mezzagno. Ricordo che quelle pagine venivano puntualmente sfogliate da ogni componente della classe nessuno escluso. Praticamente un successo.

Poi venne la crisi. Quinto anno, esami di maturità, la sciocca paura soffocò la libertà e la bacheca scomparve. Né parete, né giornalino, né niente. Scomparsa. Rimasta però intrappolata nelle nostre menti pronta a riesplodere con più vigore di prima. Mancava soltanto lo stimolo. E lo stimolo fu proprio Internet. O meglio, il fatto che appena mi avvicinai ad essa la rete mi risucchiò completamente. Ormai sono un internettiano di Webdesigners City in vacanza in Sicilia, con una tremenda nostalgia di casa. Appena posso faccio una telefonata.



d. La mitica arancione ha subito numerosi restyling segno inequivocabile della tua crescita personale, oggi tu sei un quotato webdez, dicci la tua sull’evoluzione della rete, e abbozza un’estetica del web.



r. La rete si sta evolvendo malissimo. E non mi riferisco solo al fatto che il 90% dei siti sono brutti graficamente (perché sappiate che lo sono). Parlo invece del fatto che qualcuno sta cercando di fare diventare la rete una versione riveduta e per niente corretta della televisione. Ovvero, come accade in televisione, ormai anche su Internet la percentuale dei contenuti inutili e dannosi ha raggiunto un livello di emergenza. E non sono neanche molto propenso a pensare che questa tendenza si possa invertire. Credo che "estetica" sia un concetto universale. Di conseguenza un'estetica del web è l'estetica applicata al web.



 d. la bacheca oggi ha raggiunto una possibilità di interazione in tempo reale che la rende realmente una “bacheca”, anche se parlare di realtà in questo contesto ha dell’assurdo…



r. Dipende da come si definisce la realtà. Per me la realtà è ciò che vedo, ciò che sento e ciò che tocco. Quindi la bacheca può essere una realtà.



 d. la prima bacheca e le successive versioni invece tendevano a stressare l’elemento d’impatto grafico...



r. Questo perché la bacheca versione web è stata il mio piccolo laboratorio sperimentale dove ogni tanto qualche reazione sbagliata mandava tutto in frantumi... A poco a poco ho imparato a dosare bene gli elementi tanto che la cosa mi piaceva sempre di più e allora ho deciso di diventare un "quotato" webdez... Io so già di esserlo da un pezzo, quindi il mio principale obiettivo è farlo capire a quante più persone possibili.



 d. Tu ami (certo dopo l’amore per la tua laureanda Linda...) e apprezzi le nuove tecnologie, dalla tua postazione come vedi le prossime tappe dei siti internet? Si stabilizzerà una struttura scarna ed essenziale o con il diffondersi della banda larga si rigiocherà sull’effetto spiazzante?



Credo che l’avvento della banda larga non sia necessariamente una spinta per l’evoluzione del webdesign. Cioè, con la banda larga riesci a caricare prima i siti, sia quelli belli che quelli brutti. Certo, forse quelle persone che adesso non sono disposte ad aspettare per vedere un bel sito, finalmente quel sito lo vedranno. E allora si diffonderà un po’ più la cultura del webdez. Ma non ci credo più di tanto. Se ti sei collegato per scaricare le suonerie è probabile che continui ad importarti poco del design. Visto che adesso puoi scaricarti contemporanemaente molte più suonerie ed mp3.



Infine, se è fatto con criterio, mi piace sia il sito con una struttura scarna ed essenziale che quello con l’effetto spiazzante. Quindi non necessariamente c’è dicotomia. Anzi, credo proprio che non mi piacerebbe una internet ad unica tinta. Meglio colorata. Ma non troppo.



d. Parlaci pure dei tuoi personali successi…




Vuoi davvero che ti parli ancora della bacheca?

Matricole & Indimenticabili Amici

Picciotte care e picciotti cari,

oggi vi dico che in America Latina il tempo muta.



Dimenticatevi ogni parallelismo con le italiche pianure. Forse solo i siciliani e gli abitanti di qualche arroccato paesino montano possono capire.



Qui impera la filosofia del "No pasa nada" che sarebbe un calco del sicilianissimo "Niente ci fa".

In questa inedita dimensione cronoemozionale cerco di applicare tale paradigma al recentissimo passato di BombaSicilia.



In questo viaggio della memoria parto dai redattori che si sono via via avvicendati. A ciascuno di essi nei prossimi giorni sarà dedicata una monografia. [aggiornamento: il post s'intitolava "Meteore..." ma poteva risultare lesivo, comunque il riferimento era all'omonimo programma di Italia 1 del 1998, lo stesso che iniziava con la celebre Shout tratta da Animal House]





  • Teresa Zuccaro fu una delle primissime redattrici di BombaSicilia, s'inventò in esclusiva per noi la ri-creazione del mondo. Che oggi è diventata prima una silloge in un'antologia e poi un libro. (nessuna menzione a BS ma - l'ho premesso - "no pasa nada")





  • Marco Candida arrivò in Bs nel 2004, esce a maggio il suo primo romanzo per la casa editrice Sironi.




Se lo dice lui

g1gaPicciotte care e picciotti cari

Oggi vi parlo di g1ga, Luigi Bellanca, eccellente grafico e divino programmatore, autore dello scaricatissimo visualizzatore di pennelli che è stato un succeso planetario.



g1ga nel lontano 2000 mi donò il mio primo sito: proprio in quella piccola arena il "germe fecondo" della mia scrittura ebbe modo di confrontarsi con un "pubblico". Ricordo ancora quella notte di ritorno da casa Bellanca, Luigi mi disse solo "ti aspetta una sorpresa". Arrivai a casa, accesi il modem a 56 K che gracidò sino a quando su http://digilander.libero.it/luimik trovai la sezione "Dicotomico's stories". Sono riuscito a salvare alcune di quelle novelle nell'impaginazione originale, li trovate nella barra di destra, nella sezione "Il tempo che fu".



g1ga ha collaborato da sempre a BombaSicilia, dalla prima giallissima sino all'ultima volutamente minimale prima dell'egregio lavoro di Cristiano Gaston.



Ecco, con g1ga abbiamo dato vita a decine di progetti ma almeno due collaborazioni me le porto nella memoria a lungo termine: la rubrica ventiezerosei (chiamata con questo nome perché semplicemente proprio alle 20.06 gli venne l'idea) e thematica.



Entrambe erano due sperimentazioni verbovisive: io ci mettevo le parole e lui la grafica.

Ventiezerosei durò appena un singolo esperimento.

Thematica, un pdf-magazine di parole in grafica, due numeri.



g1ga dice sempre pane al pane, sapendo bene di smacinare palle e pallottolieri, ma da lui non mi aspetto altro. Quindi mi limito a rilanciare quanto da lui affermato nella Bacheca Sportiva e capite perché oggi non ho pace e ho pure detto addio all'Arial per il Trebuchet Ms:




Ah, non solo tutti i blog mi fanno schifo graficamente, i tuoi blog fanno schifo al quadrato, sono di un piattume allucinante con font che fanno piangere tutto il giorno. Io lo chiamerei web -100.0

19/03/07

Pintacudate Beta 2.0

Picciotte care e picciotti cari, in occasione del post # 800

ho finalmente alleggerito la grafica del blog (lavorando sempre sull'ottimo lavoro di Pannasmontata), seguendo l'onda che va per la maggiore.



Prima che qualcuno me lo faccia notare: ho preso in prestito e riflesso le righine dall'amico Sw4n



In Uruguay non ho Adobe Photoshop e Gimp - prima che gli araldi della libertà web me lo ricordino - impalla il pc della redazione... Che mi serve per lavorare e quindi non posso assolutamente rischiare



La barra "rosada" in fondo è autocitazione da BombaSicilia... E mi piace, se avete un colore migliore da suggerire, fate pure [AGGIORNAMENTO # 1 Maura & Maria m'hanno fatto desistere, ho provato tutti gli accostamenti della gamma Web 2.0, ecco ora mi pare che si armonizzino meglio]



Il Tonino Periodista è stato realizzato da Grenar, che sta lavorando magnificamente alle illustrazioni di BombaSicilia.



[AGGIORNAMENTO # 2 anche i link sono stati "ottimizzati": ce ne sono per tutti i gusti: fumettistici, bombasiciliani, vibrisselibri, letterari, cazzeggioni, giornalistici, fotografici...]




[AGGIORNAMENTO # 3 Questo è il mio ottocentesimo post! Per celebrarlo ho sistemato anche lo stile per le citazioni]





Buona lettura

18/03/07

Un sogno realizzato

Questo riepilogo non è disponibile. Fai clic qui per visualizzare il post.

Maura superstar

MauraPicciotte care e picciotti cari

(nuova formula trinacriosa, calco del mozziano "Care voi, cari voi")



è con sommo orgoglio che vi rilancio questo pubblico elogio della direttrice della "mia" piccola BombaSicilia.

Segnalo che Maurina Gancitano, mia - su sua stessa definizione - praticamente gemella, ha un suo minisito (fatto da lei che con orgoglio vuole imparare in mezza giornata a programmare...): www.bombasicilia.it/maura



Una giovane portabandiera della provincia     

di Salvatore Mugno

La Sicilia - 9 marzo 2007    

   



"Solo pochi diventeranno scrittori, ma in centinaia ogni anno debuttano nelle riviste. Sedici dei tanti esordienti italiani del 2006, pescati nel gigantesco mare delle pubblicazioni cartacee e on-line da Mario Desiati, vengono proposti in quest'antologia come un'ipotesi, una scommessa...". È quanto si legge nel risvolto di copertina di Voi siete qui, raccolta di racconti nella quale figurano anche un paio di autori siciliani: il palermitano Giorgio Vasta (editor, consulente editoriale e docente di scrittura creativa) e la mazarese Maura Gancitano.



Si tratta della terza edizione di un «Best off»
, di cui, nel 2005 e 2006, sono stati curatori Antonio Pascale e Giulio Mozzi, nomi di spicco nel panorama letterario nazionale. Un'iniziativa decisamente meritoria per la «piccola» casa editrice romana, «in un tempo in cui le riviste di letteratura non incidono sulla realtà», quella di farsi «talent-scout» e punto di congiunzione tra aspiranti artisti e mondo editoriale. Certo, molti di loro «non saranno famosi», ma il loro lavoro sarà l'humus per nuove, future generazioni di «predestinati». Questo progetto, infatti, al di là delle più o meno aleatorie «scoperte» di talenti, offre una interessante summa dell'universo delle riviste letterarie operanti in Italia.



Maura Gancitano, giovanissima «portabandiera» della nostra un po' smarrita provincia, con quasi una laurea in Filosofia in tasca, vive in Lombardia e collabora da anni con periodici e siti internet di carattere letterario («BombaSicilia», dove è apparso il suo racconto selezionato, e «Vibrisselibri», soprattutto) ed è stata cosceneggiatrice del lungometraggio «Tuttotorna» (2005). Ventiduenne, ha già una grande conoscenza di «uomini e cose» delle patrie lettere e, presumibilmente, saprà ricavarsi uno spazio sempre maggiore e di più netta visibilità nell'editoria italiana: forse non come poetessa né come narratrice, magari come editor, critico letterario, direttore di rivista, saggista, docente... Ma alla sua età tutto è ancora possibile.

13/03/07

l'allenato periodista che ogni tanto intervista

Scalici



L'Ambasciatore d'Italia a Montevideo

Guido Scalici



pala

Il Console d'Italia a Montevideo

Michele Pala



bertinotti



Il Presidente della Camera dei Deputati

Fausto Bertinotti

l'intervista sul sito della Camera





raso



L'avvocato Gianni Raso,

coordinatore della sede Rai di Montevideo







Il presidente dell'Ospedale Italiano di Montevideo



Lescano



Il Ministro uruguayano del Turismo e dello Sport

Hector Lescano



testoni



Il presidente della Scuola Italiana di Montevideo

Adriana Testoni



mena segarra



il direttore del Museo Storico Nazionale di Montevideo

Mena Segarra

latinoamericana

marquez

12/03/07

Peccato carnale

Sono un carnivoro

di Gaston




Lo ammetto, adoro la carne. Mi piace tutta: bianca, rossa, a pois, cotta e cruda. Mi piace succulenta e sanguinolenta, rosolata, brasata, condita e speziata, scottata, saltata, steccata e lardellata, panata, marinata e pure bruciata.



asado Mi fermo di fronte alle vetrine dei macellai come fossero gioiellieri (l'analogia del resto non si ferma qui): immagino come servirei quel bel filettone rosso rubino, appena scottato sulla piastra; e quei fegatini!, da far sciogliere in bocca con un dito di cognac, due foglie d'alloro e qualche bacca di ginepro; mi commuovo per la fiorentina, che se non tornerà più in A, tornerà comunque nel mio piatto. Volo con la fantasia al ricordo di quella chianina accanto ad un uomo, vista in foto anni fa: una mucca enorme, gigantesca - l'uomo le arrivava ai garretti - uno smisurato trionfo di ciccia ambulante, un dono del cielo per noi carnivori. Sant'Anselmo deve averla sicuramente considerata fra le prove dell'esistenza di Dio. Poi mi scuoto e torno al presente; riprendo i sensi e vedo il macellaio che mi fissa perplesso mentre appanno la vetrina con l'alito. Un filo di bava traballa pericolosamente dall'angolo delle labbra.



Imbarazzante. 



Ma non ci posso fare niente, mangerei tutto ciò che cammina. Mentre faccio zapping, mi arresto su un documentario del National Geographic. Il solito ghepardo visto mille volte insegue la solita gazzella vista mille volte (credo che in realtà i documentaristi usino sempre lo stesso filmato). Lo scatto, due curve e poi i masseteri si rilasciano in una dilatazione misurata della mandibola (sì, pure quelli del ghepardo). Un bel morso secco e - oplà - la gazzella è servita. Vorrei essere lì anch'io, penso. Poi rifletto che è meglio di no, perché per festeggiare mangerei pure il ghepardo.



Verso mezzogiorno, comincio anche un po' ad esagerare. I miei mi hanno proibito da tempo di vedere "Linea verde". Anche "La prova del cuoco" è assolutamente off limits. In realtà evito pure le trasmissioni di medicina: una volta si parlava di valvole cardiache e mentre scorrevano le immagini mi sono sorpreso a pensare alle frattaglie e ai carciofi con la coratella. Beh, certo, mancano i carciofi.



Insomma, addentare una bistecca è un po' come addentare il gioioso valzer della vita. Siamo onnivori, mi si dice, ma credo che ciò sia vero solo per permetterci di finire il contorno. Dev'essere una di quelle meravigliose strategie della natura, finalizzata a mantenere in ordine l'intestino. I vegetariani dicono che mangiare carne rende aggressivi. Io quando mi lancio sui saltinbocca mi sento piuttosto tranquillo. Il vegano che ho di fronte invece ribadisce il concetto, guardandomi come fossi un perverito e digrignando i denti: "La carne fa mmaleeeeheheeee". A che, non me lo dice, ma sembra piuttosto irritato dal mio pasto. Credo che i nervi stiano venendo a lui e dunque non posso che concludere che i vegetariani debbano avere uno strano problema con l'aggressività (non ho capito se la loro o quella degli altri).



Io, dal canto mio, mangio anche il pesce. Certo, prima di finire nel mio piatto e di lì nello stomaco (attraverso un essenziale stazionamento a stretto contatto con le papille gustative), non camminava. Non respirava nemmeno, in senso stretto. Comunque, cribbio, si muoveva, dunque è commestibile. E io me lo mangio. Crudele? Bah, mi viene in mente quel cartone animato in cui il pescetto viene mangiato da un pesce uguale a lui ma un po' più grande che viene mangiato da un pesce uguale a lui ma un po' più grande che viene mangiato da un pesce uguale a lui ma un po' più grande che viene mangiato da un pesce uguale a lui ma decisamente grosso. A quel punto penso che se così deve essere, meglio essere quest'ultimo. E se anche non lo fossi, beh, finché non mi mangiano almeno mi sazio io.



Certo, essere mangiati non deve essere una grande esperienza - e se lo fosse poi non lo potresti raccontare, dunque non vale la pena comunque. Però non regge la teoria che non si debba mangiar carne perché l'animale soffre. Insomma, dimostratemi che una zucchina non soffre e forse possiamo discuterne. E poi suvvia, la cucina (della carne) è stato il primo atto culturale dell'uomo, prima ancora del meretricio (che quindi è il secondo mestiere più antico del mondo).



Comunque tutto questo parlare mi ha messo fame, vado a cercare il gatto che si deve essere nascosto da qualche parte.



micio micio micioooooooo..... 

Il viaggio presidenziale in America Latina

Il Presidente Bush in Uruguay


«Qui mi sento davvero a casa»




di Tonino Pintacuda


© La Gente d’Italia del 12/03/2007, pp. 4-5


Il momento più atteso di tutta la visita del Presidente degli Stati Uniti d’America in Uruguay – dal 9 all’11 marzo - dura appena venticinque densissimi minuti. Tanto è durata la conferenza stampa congiunta del Presidente Bush e del Presidente Vazquez , dalle 11.53 alle 12.18 dello scorso sabato nel suggestivo scenario del “Centro Visitantes” del Parque Anchorena di Colonia del Sacramento, a 190  chilometri dalla capitale dell’Uruguay, Montevideo.  


UNA NOTTE DI FOLLIA La notte prima il centro della città è stato assaltato dalla follia di uno sparuto gruppo di dissidenti che hanno espresso il loro dissenso distruggendo le vetrine dei Mac Donald di Montevideo. Rovinando così la marcia pacifica del Coordinamento Anti-imperialista formato da moltissime organizzazioni sociali per la difesa dei diritti umani, appoggiati dai potenti sindacati PIT.CNT che hanno collaborato con le autorità locali per il rispetto dell’ordine pubblico. Ciò nonn ha impedito le ormai solite scene di ordinaria follia, sempre troppo uguali alle precedenti: secondo gli specialisti di Intelligence si tratterebbe di un gruppo arrivato da Buenos Aires.


IL PREZZO DELLA SICUREZZA Nei giorni precedenti gli uomini del Presidente Bush avevano già provveduto a neutralizzare ogni pericolo possibile: come molti hanno scritto, il “Grande Fratello” americano ha trasformato per due giorni la pacifica Montevideo nella città più controllata del mondo. I computer, la linea adsl, i cellulari: tutti i feticci della nostra epoca sono stati sottoposti a un sistematico controllo che ha causato non pochi disagi alla cittadinanza. È l’inevitabile prezzo che tutto il mondo deve pagare dopo l’11 Settembre anche il servizio Google Earth ha subito palesi restrizioni, e secondo la stessa Cia due satelliti sono stati momentaneamente dirottati.  


UN ADDESTRAMENTO SPECIALE La polizia uruguayana ha avuto il privilegio di un addestramento “full immersion” dai famosissimi Swat (Special Weapons and Tactics) americani, uomini dalla faccia dura pronti ad affrontare qualunque situazione d’emergenza. Un corso intensivo che ha dato i suoi frutti. Solo otto arresti in una situazione rovente che poteva facilmente degenerare in una catastrofica guerriglia urbana.


I Nord Americani hanno offerto la loro collaborazione e le loro tecnologie, donate alla polizia locale per rimarcare la profonda amicizia con il popolo uruguayano.  


LA NECESSITA’ DI ACCORDI BILATERALI Come hanno rimarcato le Agenzie internazionali di notizie la molla di tutto sarebbe il crescente interesse per i trattati bilaterali di libero commercio tra il Cono Sud dell’America Latina e gli Stati Uniti, tutto ciò contrasta con gli accordi previsti tra i Paesi membri del Mercosur, che si ispirano all’Unione Europea per la costituzione di un reale mercato unico tra i Paesi dell’America Latina. Ma il Mercosur, come ci ha rivelato il Ministro del Turismo e dello Sport Lescano deve affrontare problemi che non erano stati previsti, primo fra tutti l’apertura dei ponti con l’Argentina (libero transito delle merci e delle persone), attualmente bloccati dai piqueteros argentini in seguito alla cosiddetta guerra delle cartiere.


LA RIUNIONE PARALLELA Una riunione parallela si svolgeva contemporaneamente a Buenos Aires tra il Presidente argentino Kirchner e il Presidente del Venezuela Chavez che, in un discorso pubblico, rilanciato da tutte le televisioni dell’America Latina, ha definito platealmente il Presidente Bush «un cadavere politico», rivendicando a gran voce il diritto alla legittima autodeterminazione dei popoli, criticando aspramente la politica estera degli Stati Uniti.


LA CONFERENZA STAMPA:

I PUNTI SALIENTI


bush e vazquez




LA RICONOSCENZA DELL’URUGUAY
Il Presidente dell’Uruguay Vazquez ha sintetizzato i due punti che gli stavano particolarmente a cuore: i cittadini uruguayani che vivono e lavorano negli Stati Uniti e la riconoscenza che quella che fu la Banda Oriental nutre nei confronti dell’Aquila Nord Americana.

Nessuno può dimenticare che – sono le stesse parole di Vazquez – «quando il nostro Paese visse la piu’ grande e brutale crisi economica della sua storia, furono proprio gli Stati Uniti e, in particolare proprio il Presidente Bush, a tenderci la mano».



Vazquez ha poi ricordato quando, ancora sindaco di Montevideo, il 5 dicembre di diciassette anni fa, ebbe il piacere di donare a George Bush padre le chiavi della città. Oggi quella amicizia fraterna è ancora più forte, tanto che il Presidente dell’Uruguay ha detto: continuiamo «lungo la strada che stiamo percorrendo che è quella del dialogo col Presidente degli Stati Uniti cercando di incrementare il nostro interscambio commerciale, la possibilità di aumentare l’esportazione del nostro lavoro negli Stati Uniti, aumentando l’interscambio scientifico, tecnologico e culturale con il “paese fratello” (el país hermano, sic!) per raggiungere una maggiore qualità di vita alle nostre popolazioni» (l’Uruguay è al momento il principale esportatore di software in America Latina, n.d.R.). 


LA RISPOSTA DI BUSH Il Presidente Bush ricorda ancora la visita di Vazquez allo Studio Ovale della Casa Bianca e si definisce pienamente d’accordo con le parole del suo omologo uruguayano, soprattutto si rivela vincente la scelta del luogo della conferenza stampa: «Mi sento davvero a casa qui. Lo sa? È così, nel mio Stato, il Texas, quando s’invita qualcuno nel proprio ranch è un segnale di rispetto, quindi la ringrazio davvero per questo gentile gesto d’ospitalità, in fin dei conti anche lei è texano!» 


L’esordio cordiale prosegue in una impeccabile conferenza stampa, con Bush che appoggia su tutta la linea lo spirito delle parole di Vazquez e si definisce estasiato dalla bontà della cucina uruguayana: soprattutto il delizioso asado, il piatto nazionale.


Senza dimenticare che tra le tradizioni secolari degli Stati Uniti, spicca prima fra tutte l’accoglienza.


le bandiere


 


Sulla stampa dell’America Latina


Bush le dijo a Vázquez que lo llame si necesita ayuda


Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.A su paso por Uruguay, el presidente de Estados Unidos dejó en claro su firme voluntad de fortalecer los vínculos con nuestro país.


El Pais, (Montevideo) 


En la marcha de la Coordinadora Antiimperialista se registraron incidentes


Miles de uruguayos repudiaron a Bush: la mayoría en paz y otros con violencia


La Republica (Montevideo)


Llegó Bush y hubo incidentes 

... A pocas horas del arribo de Bush a nuestro país, en una de las marchas que se desarrollaron ayer en la tarde, por la avenida 18 de Julio, la furia antiimperialista se hizo sentir. Hubo destrozos en locales de McDonald's y hasta en la iglesia "Pare de Sufrir". La Policía incautó bombas y hay varios detenidos. 

Ulimas Noticias (Montevideo)



Manifestaciones anti-Bush


La visita del presidente de Estados Unidos a América Latina se viste de matices de


protesta en diferentes puntos de la región.


BBC (en español)


Sob protestos, Bush se reúne com presidente uruguayo 

Bush chegou na sexta a Montevidéu, onde foi recebido com cartazes de ´fora´ e ´assassino´; Vázquez espera assinar um Tratado de Livre-Comércio com os EUA 

“Vázquez tem sugerido a possibilidade de assinar um Tratado de Livre-Comércio com os EUA para melhorar a economia local, o que irritou seus sócios no bloco Mercosul, integrado também por Argentina, Brasil, Paraguai e Venezuela”. Agenzie Efe e Reuters 

O Estado de Sao Paulo (San Paolo)


Bush en LatinoAmerica : la visita del presidente de EE.UU. a Uruguay  

Tabaré dijo a Bush que Uruguay no quiere irse del Mercosur  

Fue en la rueda de prensa de ambos mandatarios. Pero el uruguayo reclamó que los socios del mercado puedan tener relaciones comerciales bilaterales con otros países, algo que hoy prohíben los estatutos.


Clarín (Buenos Aires)


Bush, en busca del continente perdido

"Gracias, señor Chávez", tituló The New York Times su irónico editorial el día en que el archirrival del presidente venezolano, George W. Bush, se subió al Air Force One para emprender su octava y más larga gira por América latina. "Si se necesita de la demagogia de Chávez para incentivar a Washington a promover políticas más iluminadas en el continente americano, entonces bienvenida", explicó el diario.


La Nación (Buenos Aires) 


No hubo anuncios concretos tras la cumbre; Vazquez defendio el Mercosur


Bush y Tabaré hablaron pero no acordaron

Pagina 12, (Buenos Aires)


Sulla stampa italiana


Bush in Uruguay incontra Vazquez

Presidente Usa ribadisce impegno per l'America del Sud


(ANSA) - MONTEVIDEO, 11 MAR - Il Sudamerica “mi importa moltissimo”: cosi' Bush nel corso di una conferenza stampa con il presidente uruguayano Tabare' Vazquez. Bush ha affermato che il suo viaggio risponde al desiderio di lavorare insieme con i popoli dell'America Latina e realizzare l'integrazione di tutto il continente. Durante i suoi due mandati presidenziali gli Usa hanno raddoppiato l'entita' dei programmi di assistenza ai diversi paesi della regione, portandola da 800 a 1.600 milioni di dollari.


Ansa.it (Roma) 


Ventimila persone contro il capo della Casa Bianca: «Terrorista»


Manifestazioni anti-Bush anche in Uruguay


Il presidente americano continua fra le proteste il suo tour in Sud America. Chavez a Buenos Aires per un corteo parallelo


Corriere della Sera, (Milano) 


Il leader Usa punta sulla lotta alla povertà: "vogliamo aiutare, siamo amici" 

Il presidente venezuelano Chavez: "Vince la medaglia d'oro per l'ipocrisia"


Bush alla rinconquista del Sud America 

Disordini al suo arrivo in Brasile


La Repubblica (Roma) 

 

la preistoria

Accanto al sito di BombaCarta nel settembre 2001 è nato il sito di Bombasicilia. Esso nasce dalla vivacissima iniziativa di un gruppo di bombers di Bagheria guidati da Tonino Pintacuda e dalla fantasia creativa di due fratelli, Luigi e Michele, che hanno dato vita alla griffe “Luimik”.



BombaSicilia è parte integrante di BombaCarta e ha BC non come modello ma come ispiratore. Tra i due siti c’è di comune l'Editoriale e il Manifesto.



Per il resto i due siti sono diversissimi e offrono spazi distinti con filosofie diverse. Questa differente impostazione è avvertita come una ricchezza. Mentre bombacarta.net si presenta come un sito che ha, oltre ai testi-base e alla descrizione di tutte le attività di BC, dei contenuti stabili, ma generati da attività in divenire ed è un sito che “si va facendo”, bombasicilia.it è invece un sito in forma di rivista con rubriche fisse, curate da responsabili precisi, che si aggiornano di continuo, contributi ordinati e con grafica d'impatto.



Due filosofie diverse insomma che però rispondono a una stessa ispirazione. BS non è Bombacarta “in” Sicilia, ma Bombacarta “di” Sicilia: ovviamente si annulla il discorso della localizzazione e si valorizza quello del punto di partenza (non di arrivo). Bombasicilia è il primo passo forte verso una sorta di galassia di siti tra loro fortemente uniti e intrecciati ma con sviluppi e conduzioni autonome.




dal BombaBook 1.5 (2001) (.rtf, 196 Kb)

10/03/07

Dentro il Best Off 2007 (3)

lipperaturaLoredana Lipperini sull'ultimo Venerdì  di Repubblica:



fonte - Lipperatura del 9 marzo 2007



La terza edizione di Best off , con altro titolo e sotto la cura di Mario Desiati, continua a proporre il meglio di quanto proviene sia dalle riviste letterarie che da Internet: e, questa volta, offre un panorama straordinariamente compatto nei pur diversissimi sedici esordi selezionati...



... Cosa rara in un’antologia, non c’è, infine, un racconto che non meriti lettura e attenzione.

07/03/07

Caprarica a Venezia (10/03/2007)

LIBRERIA MONDADORI

SPAZIOEVENTI

SAN MARCO, 1345

VENEZIA




sabato 10 marzo, ore 17.30

Incontro con l'autore

Antonio Caprarica "Dio ci salvi dagli inglesi… o no!?" Sperling & Kupfer)




Ne parla con l'autore Annalisa Bruni




In questo libro il noto giornalista assembla aneddoti e testimonianze raccolti nei nove anni di corrispondenza da Londra, dove è stato a capo della sede Rai oltre ad aver collaborato con numerosi periodici.



La cool Britannia di Blair, un paese diventato molto interessante per i modelli politici e culturali che ha saputo proporre negli ultimi anni; la mentalità di un popolo snob che guarda ancora con sospetto all’Europa; le vicende tragicomiche della famiglia reale; la vita in un paese molto frequentato ma poco conosciuto dagli italiani. Un viaggio nella cultura, nei costumi, nella testa degli inglesi attraverso le storie grandi e piccole.

06/03/07

Dentro il Best Off 2007: bombasicilia (2)

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=nLj_9bhO8n8]

la terra dei cachi

Dopo un duetto a 12000 km di distanza con il mio cognatuzzo prediletto,

ecco per voi tutti una pietra miliare...


 

05/03/07

un marzo esplosivo

Fitto anche il calendario di questo mese per la Federazione BombaCarta. Rilanciamo la scaletta compilata dal presidente Antonio Spadaro.



giovedì 8: Laboratorio di Lettura,

via Tomacelli, 146 ore 19,30



sabato 10: presentazione "La verità bugiarda" di Raffaele Ibba,

con Andrea Monda, ex-chiesa di Santo Stefano ai Ferri, n. 3 Tivoli ROMA ore 18,30



martedì 13:
BombaCinema,

via Tomacelli, 146 ROMA ore 19,30



venerdì 16:
Evento "La Bellezza e l'Imperfetto".

Sala dei Piceni in piazza S.Salvatore in Lauro, Roma, ore 21



sabato 17:
spettacolo teatrale "In nome del Figlio" presso il Chris Cappell College, viale Antium 5, Anzio - ore 18



giovedì 29 - sabato 31:
convegno a Reggio Calabria sul tema "In principio era il racconto".

A rappresentare BombaSicilia saranno le due direttrici Maria Renda e Maura Gancitano.

Il mignolo storto del nonno (2004)

mignoloHo iniziato a scrivere per ritrovare mio nonno.

Io non l'ho mai conosciuto, la sua faccia l'ho vista sulla foto che c'è sul pianoforte e sulla lapide al cimitero comunale. Il resto l'ho messo assieme cucendo i pezzi di storie che ogni tanto galleggiano tra le parole che la mamma e le zie si scambiano alla fine del pranzo di Natale. Io sto lì, in un angolo, fumo una sigaretta scroccata a mia zia Franca e ascolto. Lo faccio da quando avevo otto anni. Prima preferivo passare il dopo pranzo attaccato al Nintendo per ammazzare i funghi e le tartarughe di Super Mario.



Ora ho ventidue anni, quattordici pranzi di Natale dopo voglio che mio nonno si incarni in un ricordo che sia solo mio. I miei nonni si sono sposati nel '46, un anno dopo erano già in tre: mia madre ha la mia stessa faccia e i boccoli nella foto che la ritrae insieme ai genitori in una festa del paese degli anni '50. Mio nonno è alto, sovrasta mia madre e ha un bel cappello sui capelli quasi grigi. Navigava ancora: il nonno ha solcato tutti i mari del mondo, si guadagnava lo stipendio e il viaggio riparando il motore e poi felice saliva sul ponte a vedere i tramonti che si incastravano sulla coda dei delfini. Se ne stava lì a fumare soddisfatto con le unghia nere di grasso lubrificante e con in bocca una delle sue sigarette egiziane. Stava lì, a pensare alle sue quattro belle figlie.



Come si sono conosciuti i miei nonni proprio non lo so. Forse a una festa o passeggiando sui marciapiedi del Corso. So solo che la Seconda Guerra Mondiale si è portata via il fratello di mia nonna, disperso in Russia nell’inverno dei suoi 18 anni.



Sì, aveva 18 anni ed era capoclasse al Liceo Classico. Hanno provato a farlo restare, gli avevano detto di tagliarsi un dito… Piangendo è salito sul treno ed è andato a morire con tutte e dieci le dita, con la certezza che nessuno lo avrebbe chiamato mai "disertore". È morto assiderato: la voglia di tornare da sua madre e da sua sorella nella sua bella casa del Corso Umberto I non è bastata a riscaldarlo.

In mezzo alla neve, con i piedi ghiacciati, la retorica del "Dulce et decorum est pro patria mori" non serve a molto.



Ora è su una lapide, sulla facciata del Municipio, insieme agli altri che, dicono, furono "fulmini scagliati contro l’orda nemica". Mio nonno non ci credeva a tutte quelle panzane, ne sono sicuro. Lui non si è tagliato nessun dito ma ha preferito fuggire, si è nascosto in una villa di un'amica di famiglia a Roma. Si è nascosto nel solaio, in una stanzetta celata dietro un armadio. E' rimasto lì con altri due suoi amici e ha aspettato. Forse scriveva i suoi ricordi e le sue lettere d'amore. Di sicuro in quell'attesa perse più di quindici chili. Ritornò dopo la fine della guerra che era ridotto a quattr'ossa infilate in un vestito blu.



Fu allora che decise che non avrebbe patito più la fame. Smise di navigare e aprì un'officina meccanica. Divenne mastro tornitore e venivano sin da Palermo frotte di donne che gli chiedevano di scegliere il loro figlio come apprendista. L'officina andava bene, con i guadagni il nonno decise di comprare una casa nel corso e per far fede alla sua promessa scelse la casa incastrata tra un ristorante e un emporio. Scendeva spesso a comprare dolci e pezzi di rosticceria. Soprattutto quando non gli piaceva aspettare che mia nonna finisse di spettegolare prima di calare la pasta. Con i regali che aveva portato dai suoi viaggi mia zia Franca ha riempito il suo studio di medico.



Ci sono tappeti persiani, cammelli intagliati, vecchie confezioni di sigarette egiziane e poi la cosa che mi ha sempre affascinato: un fez. Dicono che mio nonno lo usasse come cappello da camera. Forse era il suo cappello dei pensieri, l'ho indossato anch'io qualche volta. Abbiamo la stessa circonferenza cranica. Mi piace pensarlo felice, con le ciabatte e il fez, seduto sulla sua poltrona a leggere il "Giornale di Sicilia" o il "Nuovo Paese".



Quando chiedo qualcosa a mia madre, lei mi risponde che mio nonno era una persona eccezionale. Ne parla come se fosse un gigante scivolato fuori dalle pagine di miti dimenticati. E' il suo Ulisse. Lo vedo nei suoi occhi e nel suo naso. Nel suo mignolo un po' storto, nelle sue sopracciglia ancora nere sotto quel ciuffo bianco come un foglio vuoto.



Quel mignolo storto ce l'ho anch'io.

la nostra memoria



da "Il Manifesto", 3/3/2007 p. 14



saad eskander


Nelle acque del Tigri l'inchiostro di libri preziosi

La più importante biblioteca dell'Iraq è la principale fonte per le memorie storiche di tutte le comunità locali, sunniti, sciiti e kurdi. Gioca perciò un ruolo determinante nella formazione dell'identità nazionale Intervista al direttore dell'Iraqi National Library and Archives la cui collezione di libri, manoscritti, decreti imperiali, procedimenti giudiziari, giornali, mappe, foto attraversa la storia della terra mesopotamica



di Giuliano Battiston





Ancora qualche mese dopo l'ingresso dell'esercito statunitense a Baghdad, quanti si fossero avventurati tra i venditori di libri del mercato del venerdì di Al-Mutanabbi Street avrebbero potuto trovare testi preziosi, stampe antiche, mappe e documenti di grande valore storico. Nei giorni che seguirono la caduta del regime di Saddam Hussein, infatti, molte delle istituzioni culturali irachene vennero saccheggiate, distruggendo l'integrità di un ricchissimo patrimonio archeologico e culturale, già fortemente compromesso dalla politica del raìs e dagli effetti dell'embargo internazionale.



In quei giorni, a molti tornò in mente il saccheggio di Baghdad del 1258 per mano dei Mongoli, quando, si racconta, le acque del Tigri si colorarono di nero a causa dei tanti libri andati perduti. Di libri perduti, e della difficoltà di ricostruire un'identità nazionale ora frantumata e una società plurale ma coesa attraverso una generosa politica culturale ci parla in questa intervista il kurdo iracheno Saad Eskander, direttore dell'Iraqi National Library and Archives, la più importante biblioteca del paese, la cui collezione di libri, manoscritti, decreti imperiali, procedimenti giudiziari, giornali, mappe, foto e documenti attraversa la storia della terra mesopotamica, dall'era ottomana al periodo monarchico, da quello repubblicano sino ai giorni dell'aprile 2003, quando le acque del Tigri si sono colorate nuovamente del nero versato dall'inchiostro dei libri fatti naufragare.



Nella prima metà di aprile del 2003, molte istituzioni culturali irachene sono state saccheggiate e date alle fiamme, provocando quello che lei ha definito «un disastro nazionale al di là di ogni immaginazione». Cosa è successo all'Iraqi National Library and Archives, e quali perdite avete subìto?

Immediatamente dopo la caduta del regime di Saddam, alcune persone hanno dato fuoco al nostro edificio, portato via o distrutto quasi tutte le nostre apparecchiature e compromesso gravemente la collezione degli archivi. Qualche settimana dopo, altri saccheggiatori professionisti hanno rubato una parte della nostra collezione che era stata spostata presso l'ente statale per il Turismo, e hanno poi allagato il locale rompendo i tubi dell'acqua. In questo modo l'Iraqi National Library and Archives ha perso un'altra parte rilevante della sua collezione e, nel complesso, è andato perduto circa il sessanta per cento delle nostre collezioni d'archivio (specialmente i documenti del periodo repubblicano), e il venticinque per cento della collezione dei libri. Tra questi c'erano libri rari, mappe e foto, mentre quel che è rimasto si trovava in condizioni pessime.



Molti hanno criticato le forze di occupazione americane per non essere riuscite a prevenire o fermare il saccheggio. Non ritiene che fosse piuttosto irrealistico aspettarsi che dimostrassero un genuino interesse per il patrimonio culturale del suo paese?

È importante mantenere distinti i motivi in base ai quali è stato deciso di attaccare il regime di Saddam Hussein da un lato, e la politica di occupazione americana dall'altro. Secondo il mio punto di vista, le Forze della Coalizione hanno liberato l'Iraq da uno dei più brutali dittatori della storia, nella stessa maniera in cui gli Alleati hanno liberato l'Europa dal Nazismo e dal Fascismo. Dunque, io mi limito a criticare le politiche di occupazione dell'amministrazione americana, che sono state un disastro completo in molti settori, incluso quello culturale. Accuso gli americani per i danni inflitti al nostro patrimonio culturale, ma accuso anche il popolo iracheno. Nel discorso che ho tenuto a Londra nel 2004, ho sottolineato come sia stata proprio l'eredità di Saddam, che ha cambiato radicalmente il cuore, la mente e il comportamento di un gran numero di persone, a causare anche ciò che è successo a partire dall'indomani della caduta del regime.



A proposito dei saccheggi, l'ex segretario alla Difesa Rumsfeld ha sostenuto che fossero «una naturale e forse persino salutare espressione dell'ostilità verso il vecchio regime», mentre lei in diverse occasioni ha ricordato come siano stati, in parte, pianificati in precedenza. Secondo lei, cosa è realmente successo in quei giorni, e perché?

Non sono per niente d'accordo con Rumsfeld. Le persone che hanno attaccato il nostro istituto possono essere divise in tre diversi gruppi, il primo dei quali è formato da saccheggiatori «comuni», che hanno portato via le nostre apparecchiature e il mobilio. Il secondo gruppo, formato da ladri professionisti, responsabili del furto di libri rari e documenti storicamente importanti, aveva invece come obiettivo la vendita dei nostri libri e dei documenti, anche fuori dal paese. L'ultimo gruppo è costituito dai fedeli di Saddam, i quali hanno dato fuoco alle collezioni dell'Archivio repubblicano temendo che vi si potessero trovare documenti che avrebbero potuto incriminare i leader del vecchio regime.



Nel discorso tenuto a Londra nel 2004, lei ha criticato molte istituzioni internazionali, tra cui la Federazione Internazionale delle Associazioni delle Biblioteche e il Consiglio Internazionale degli Archivi, oltre al governo degli Stati Uniti e all'Unesco, per non avere dato seguito con interventi efficaci e progetti concreti alle promesse di aiuto e finanziamento per la ricostruzione del suo istituto. Oggi, la situazione è migliorata?

Non abbiamo ancora nessun contatto con la Federazione Internazionale delle Associazioni delle Biblioteche, a causa soprattutto della Francia, che invece di aiutarci ha dato luogo a una campagna rivolta a screditarmi. Il nostro rapporto con il Consiglio internazionale degli Archivi invece è buono, ma a causa della mancanza di fondi non possiamo beneficiarne realmente. Si dovrebbe invece distinguere tra i rappresentanti dell'Unesco che lavorano sul terreno (per esempio a Baghdad) e i burocrati che lavorano a Parigi e a Amman: i primi hanno fatto di tutto per darci una mano, mentre la burocrazia e il lassismo dei secondi hanno impedito che potessimo usufruire compiutamente dell'assistenza internazionale. D'altro canto, abbiamo relazioni molto produttive con diversi governi e organizzazioni, in particolare con i governi dell'Italia e della Repubblica ceca. La British Library ci ha inviato copie dei suoi microfilm e ha preparato una campagna di donazione-libri per aiutarci a colmare le gravi lacune delle nostre collezioni, mentre dopo la mia visita a Washington dello scorso ottobre, è migliorato anche il rapporto con la Library of Congress degli Stati Uniti.



Può raccontarci qualcosa sulle difficoltà del vostro lavoro quotidiano e dirci quali sono le sue considerazioni sul futuro dell'Iraqi National Library and Archives, una istituzione che secondo le sue speranze dovrebbe giocare un ruolo importante nella formazione dell'identità nazionale?

Per me e per il mio staff è estremamente difficile lavorare in maniera «ordinata». Molte strade e molti ponti sono spesso bloccati, la presenza di decine di checkpoint causa ogni giorno un traffico infernale, i nostri autisti si rifiutano di andare nei quartieri pericolosi e, soprattutto, siamo sempre sottoposti alla minaccia di attacchi con macchine-bomba, assassinii, rapimenti. Tutto ciò, ovviamente, influisce in maniera molto pesante, e negativa, sul nostro lavoro quotidiano. Sono stato molto ottimista, ma la situazione relativa alla sicurezza diventa peggiore ogni minuto che passa, e oggi sono convinto che per uscire dal caos in cui viviamo dovremo pagare un prezzo ancora più alto di quello che già abbiamo pagato: tre milioni di persone hanno lasciato il paese dal collasso della dittatura e migliaia di civili innocenti hanno perso la vita. Spero sinceramente che venga al più presto organizzato un nuovo piano di riconciliazione nazionale in grado di riunire tutti i partiti iracheni, poiché solo la pace e la stabilità ci permetterà di adempiere ai nostri doveri e di svolgere il nostro ruolo culturale. L'Iraqi National Library and Archives è la sola istituzione che documenti i risultati culturali e scientifici dell'Iraq, senza riguardo a considerazioni di ordine religioso o etnico, e rappresenta la principale fonte per le memorie storiche di tutte le comunità locali, sunniti, sciiti e kurdi. È per questo che il nostro istituto potrà giocare un ruolo determinante nella formazione di una vera identità nazionale e di una vera cittadinanza.



Dovendo fare i conti con l'occupazione militare, con le sfide per la sopravvivenza e con la possibilità di una guerra civile, quali sono le attuali condizioni materiali e organizzative della comunità accademica e intellettuale irachena, e cosa risponde a quanti sostengono che i problemi culturali non necessitano di interventi urgenti?

A causa del terrorismo e dell'eredità distruttiva del precedente, brutale regime, migliaia di intellettuali iracheni sono stati costretti ad abbandonare il paese, il che ha indebolito considerevolmente la nostra comunità intellettuale e accademica, rendendola in parte soggiogata allo Stato. A seguito dell'intervento delle Forze della Coalizione, gli attacchi terroristici e la violenza comune hanno costretto un gran numero di quegli intellettuali sopravvissuti alla repressione del regime a lasciare il paese. Questo significa che la gran parte della comunità intellettuale oggi vive fuori dai nostri confini. I Baathisti e i fondamentalisti, poi, hanno preso di mira la classe altamente scolarizzata, guardando ad essa come a un ostacolo che impediva l'imposizione della loro egemonia ideologica. Ritengo che lo stato di guerra civile nel quale si trova Baghdad a partire dall'inizio del 2006 sia dovuto in parte anche al vacuum culturale creato dalla caduta del vecchio regime, il quale ha dominato ogni aspetto della vita degli iracheni per tre decenni, e dunque è naturale che la sua improvvisa caduta abbia prodotto un vuoto sociale, politico e culturale. Era chiaro, dunque, che il nuovo processo politico cominciato nel luglio 2003 avesse bisogno urgentemente di approdare a una normalizzazione culturale. In altre parole, il processo politico ha determinato cambiamenti sostanziali «in alto» (lo stato), mentre il processo culturale avrebbe dovuto determinare i necessari cambiamenti «in basso» (la società); ma, data la mancanza di armonia tra questi due livelli e l'assenza di una normalizzazione culturale, alcuni disgraziati «valori» culturali stranieri hanno cominciato a riempire rapidamente quel vuoto che si sono trovati di fronte. Da un punto di vista culturale, oggi in Iraq i valori dominati sono quelli mutuati dai paesi vicini.



Sin dall'Ordine numero 1 dell'Autorità provvisoria della Coalizione relativo alla «De-Baathificazione della società irachena», gli statunitensi sembrano aver ritenuto che la maniera migliore per prevenire il ristabilirsi delle strutture autoritarie risiedesse semplicemente nell'eliminazione dei Baathisti dalle cariche pubbliche. Non pensa che l'Autorità provvisoria prima, e il governo iracheno poi, avrebbero dovuto prestare attenzione anche alla formazione e al rafforzamento di quelle istituzioni che, come l'Iraqi National Library and Archives, sono deputate a rinforzare la società civile irachena?

Sono abbastanza d'accordo con lei. La de-baathificazione è stata una misura necessaria, così come la de-nazificazione e la de-fascistizzazione sono state misure vitali per la Germania e per l'Italia. Ma focalizzare tutti gli sforzi soltanto su questo processo di de-baathificazione, e nel contempo ignorare completamente il pericolo del fondamentalismo, secondo me è stato l'errore più grossolano commesso dall'Autorità provvisoria; così come lo è stato concentrarsi sulla costruzione di un nuovo ordine politico senza ricostruire una nuova cultura e consolidare una vera società civile. Assicurare i bisogni culturali del paese era l'ultima delle preoccupazioni dell'Autorità provvisoria, ma anche i governi iracheni che ne hanno preso il posto hanno ignorato la ricostruzione delle infrastrutture culturali irachene. Ogni governo accampa le sue giustificazioni al mancato supporto di una cultura progressista e illuminata, ma il nostro paese ne ha disperatamente bisogno per superare le barriere tra le comunità e la sfiducia reciproca.



Come è stato sottolineato in un articolo del Guardian, «in un paese dove la storia recente rimane aspramente disputata, la ricostruzione della biblioteca e dell'archivio nazionale diventa una operazione che necessita di una particolare sensibilità, anche politica». Lei come riesce a districarsi nella situazione politica irachena?

È stato estremamente difficile per i liberali che lavorano nei diversi dipartimenti governativi, specialmente nei ministeri della cultura e dell'educazione, svolgere il loro lavoro: hanno dovuto far fronte a molti ostacoli «innaturali», e devono tuttora superare quegli impedimenti messi deliberatamente sulla loro strada da alcune persone che stanno ai piani alti della gerarchia politica irachena. Noi ricorriamo a tutte le manovre possibili per trasformare le nostre idee in azioni e per dare seguito ai nostri programmi di modernizzazione, e questo spiega ad esempio perché io faccia affidamento sull'assistenza straniera per modernizzare l'Iraqi National Library and Archives: senza un supporto esterno non avrei potuto ricostruire l'istituto e riaprirlo agli studiosi iracheni e agli allievi dell'Università.