31/01/10

Dopo domenica è lunedì

Si camminava di nuovo col buon Nino, tre ore di marcia a tappe forzate in una clemente giornata palermitana per arrivare alla meta e essere ricevuti per ben 5 minuti. Ieri sera prima di riprendere la lettura delle ultime cento pagine di The Dome mi son fermato a riflettere.

Mi barcameno a inseguire progetti che scoppiano puntualmente. Nove anni fa sceglierei nuovamente filosofia?  Resterei di nuovo qui? Andrei un'altra volta in Uruguay? Vedrei morire giorno dopo giorno mio padre senza riuscire a far nulla? Perderei l'ultima Sissis per una sola sessione di laurea? Dicono che s'impara dagli errori. Con la mia donna in esilio ai confini della Svizzera c'è fin troppo tempo per pensare alle cazzate compiute  e a quelle da compiere. Dicono regione inclemente con chi ha un minimo d'aspirazione.

Aspirazioni che vedo ridimensionarsi quando decido di dedicarmi allo sport nazionale: la ricerca infruttuosa di lavoro. C'è una folta letteratura a riguardo. Che poi uno finisce a porgere coppola e cappello al primo che ti promette qualcosa. E così uno si ritrova - suo malgrado - a seguire vari circoli e cenacoli. Di gente che t'arruola sventolandoti la promessa d'un lavoro che mai si concretizza. 47 materie e l'unica cosa che posso fare è ricominciare. Giocando a ribasso con le proprie aspirazioni. Qui che si può fare? L'apprendista portiere notturno in un resort difficilmente raggiungibile dai mezzi pubblici, senza vitto e alloggio o lo stagista a vita. Cazzo, quanto mi manca campare scrivendo. Mi riusciva pure bene. E ora qui mi offrono 5 euro a pezzo, imbrigliando la libertà dell'ispirazione, scrivendo un raccontino a settimana sul fatto di cronaca. Leggo ancora Stephen King, dopo anni e anni di Steiner, Dostoevskij, D'Arrigo, Celan, Heidegger, Aristotele è un piacevole passatempo. Con la certezza di non essere unico imprigionato in questi tre anni che le statistiche annotano con una semplice dicitura: l'ottanta per cento trova lavoro a tre anni dalla laurea. No, s'accontenta di quel che capita. Se poi in questi tre anni ti cambia tutto il mondo accanto e puoi solo andare avanti a testa alta. Con le spalle ingobbite da troppe notti sui libri, a imparare a ricominciare.

http://www.youtube.com/watch?v=UVnBLxuGQ9Q

21/01/10

Il ritorno del vecchio Dylan?

O grande signore delle nuvole parlanti, fa che non sia solo un fuoco di paglia! Che non ce lo meritiamo un altro lustro di albi sottotono, sperando che la Barbato tra un thriller e l'altro trovi tempo di farci ricordare perché per una dozzina d'anni abbiamo acquistato Dylan Dog. Ci abbiamo provato a ridargli fiducia, sulla scia di quegli albi a colori che ormai spuntavano fin troppo spesso, violando il sacro tabù del colore solo per i numeri "centenari". Sì, son sceso di casa, due minuti prima che l'edicola chiudesse per stringere tra le mani il 280esimo albo dell'Old boy, con la speranza d'una fiammata di passione d'un vecchio amante. Prima Telese sul Fatto quotidiano, oggi anche il fuoco incrociato del Secolo d'Italia e dell'Unità. Ce n'era abbastanza per spingermi a vincere le resistenze. Ad onor del vero ho lasciato solo la serie regolare, compro ancora - maledicendo ogni singolo euro sciupato - gli speciali estivi e annuali. Tutti: "Dylandogone", Maxi, Special e l'almanacco della paura.

Per questo "Mater Morbi" si sprecano gli aggettivi: solida trama, disegni magistrali, paragoni con pietre miliari della letteratura come "Il lungo addio" e "Johnny Freak". Se non si son rincoglioniti tutti è la volta che quell'ex alcolizzato mi riacciuffa. Speriamo bene. Che per leggere qualcosa di buono su Dylan Dog (non IN, dico proprio SU) una deve espatriare sui blog dei fuoriclasse Bonelli, come la Barbato (che con Tueentoun nel Dylan Dog Gigante di quest'anno m'ha impedito di maledire per 58mila volte i 5.80 euro spesi, dopo che avevo iniziato la lettura dalla versione dylaniata del Piccolo Principe) e - inevitabilmente - Roberto Recchioni, che ha m'ha conquistato post dopo post, soprattutto con questo.

Che dire? Ci manca solo che l'imminente film sull'Investigatore dell'Incubo si riveli una scudisciata sugli zebedei...

17/01/10

Tre gocce di zammù

Su pupidizuccaro.com procede la pubblicazione della mia nuova storia, rigorosamente a puntate. Siamo già alla terza puntata.

16/01/10

Cinefilia

Ci hanno lasciato solo la settima arte, regalandoci l'illusione della terza dimensione che dovrebbe riempire le sale che una politica suicida dei prezzi prima ha provveduto a svuotare per bene. Ah, chi se li ricorda i mercoledì al cinema di Veltroni?

Nel fine settimana i prezzi lievitano d'un euro e cinquanta di sovratassa per una sala ancora più sporca, calpestando resti di quell'insulso gelato bomboniera che vendono solo nei cinema, con bicchieroni di pop corn da schivare manco fossimo nel campo d'addestramento di nerboruti marines. Dio benedica le carte sconto che ci permettono di risparmiare sino al 50% per vedere i film in tutto il loro sfolgorio. Negli ultimi tempi il mucchio dei biglietti cinematografici è cresciuto, sino a raggiungere il lembo del mantello dell'action figure ricavata dalla copertina del primissimo fumetto dedicato all'Uomo d'Acciaio. Tra gli ultimi tagliandi: La principessa e il ranocchio e Sherlock Holmes.

Sembrano passati secoli dai martedì cinematografici coi miei cugini: Francesco era un picciriddo a cui facevamo a celare la pizza sotto la felpa, Piero c'è sempre. Coerente sino al midollo coi suoi ideali: famiglia e duro lavoro. Forse un po' più stanco, fortificato da tutto quello che la vita ci insegna. Del film della Disney poco da aggiungere, tipica favola, disegnata alla vecchia maniera, con ottime canzoni e la morale ad uso e consumo di questi anni di crisi. La cameriera corona il suo sogno facendo massacranti doppi turni, riempiendo dozzine di barattoli di mance, sposando un principe squattrinato a cui insegna l'onore della dura fatica e minacciando i due venditori aiutata da un alligatore gigante. Ma la sorpresa è la lucciola Ray, con la voce italiana di Luca Laurenti e un amore corrisposto per una stella lucente. E finalmente uno sinceramente cattivo come Facilier con i suoi amici nell'aldilà. Potevamo pure risparmiare 30 euro ma andare al film di Natale con le proprie donne è coronare un sogno che continua la vecchia tradizione di famiglia, quando mia madre si sobbarcava me e tutti i miei cugini per portarci  a vedere La Bella e la Bestia o Aladdin.

Sherlock Holmes è stata la nostra scelta di masculi, prontamente scartata dalle nostre fanciulle che hanno preferito la melassa Disney. Soprattutto la cugina acquisita che poi s'è appisolata perdendo almeno due euro di film, malgrado Piero la scuotesse per non straperdere dopo il salasso di 15 euro a coppia. Ultimo spettacolo, martedì, giorno ideale per approfittare dello sconto Diamond. Una banconota da 10 basta per due biglietti e un bicchiere di popcorn. Jude Law è perfetto come Watson in un film che recupera quanto di buono avevo riletto quest'estate tra le pagine dei racconti di Conan Doyle, con un mirabile Sherlock che indulge ai vizi e primeggia nella lotta, proprio come l'originale. Con il professor Moriarty che s'intravede appena facendoci pregustare un sicuro sequel.

14/01/10

Svacantati



La notte trascorsa si passeggiava col direttore, pettinando sopiti ghiribizzi. Anacronistici da sempre, obbligati a camminare nelle ore serali coll'asfalto laccato di pioggia per schivar politici, protestanti d'ogni risma e la curiosa fauna che rimpolperà il prossimo censimento cittadino.

Sullo sfondo giovinetti che riempivano il vuoto d'una sera troppo gelata sfogando frustrazioni con i resti degli scatoloni dei commercianti del corso. Tornati in redazione e chiusi i conti dell'anno precedente ci siamo guardati, con un nintendo Ds a separarci e uno scatolone di inutili orpelli da infilar in pacchi e buste. Che l'E-commerce è la penultima spiaggia per metter da parte nocciole e noci come vecchi scoiattoli per affrontare questo che sempre più appare come l'ultimo inverno.

Dozzine di amici veri, con le loro barbe pungenti, le mani sudate e l'alito da posacenere, tutti affratellati dalla stessa sensazione: svacantati. Svuotati d'ogni minima luce nello sguardo. Giornalisti, redattori, traduttori, pubblicitari, programmatori, macchiafogli. Tutti abbiamo scelto strade che ci hanno ancorato qui, a maledire questa terra che rigurgita racconti di vita e di sogni bucati. Con la certezza che un'altra primavera la aspetteremo lontano.

E poi arriva lei: la domanda. Quella che schivi ogni giorno che marchi su ogni dannato foglio di calendario. Cosa fare di questo futuro che sempre più appare sotto una teca, sotto un cupolone di plexiglass in cui pian piano l'aria va esaurendosi. E serve a poco confortarsi celiando con compagni di sventura, che l'insoddisfazione ci accomuni tutti non la rende meno amara.

02/01/10

Palermo. Geografie del mistero



Presso la libreria Modus Vivendi di Palermo è disponibile l'antologia Palermo, geografie del mistero curata da Fabrizio Piazza. Tra i 17 autori ci sono anch'io, con il mio Via Lincoln.