05/10/10

Diario milanese: l'imperialismo dilagante in uno scantinato

Ma com’è che cercando lavoro siamo finiti in uno scantinato sotto la faccia tetraedrica di Lenin a sentir il barbuto delirio d’un comunista che in nemmeno due minuti ha ridisegnato il planisfero mettendo le bandierine dell’imperialismo perfino sulle lande di ghiaccio dell’Alaska? Berlusconi vede comunisti dappertutto e i comunisti vedono imperialisti in ogni angolo, aspettando ancora il sole dell’avvenire e la rivoluzione che verrà. La penultima puntata del diario milanese era malinconica, fatta di false ripartenze, cronachistica, senza guizzi. Per ricalibrare Nino s’è messo di buona lena per rimpinzar questa nuova vita.
Ci vuol talento per trovar una cinese comunista che fa proseliti davanti alla Cattolica. Dovevamo presagire già l’armageddon ma Nino, tra un libro di Moni Ovadia e l’altro, ha sempre subito il fascino dell’Oriente, per ricalcare le orme del suo mentore, il buon Woody Allen. E così mentre ero intento a guardare l’offerta formativa nell’atrio della Cattolica mi giro e vedo che la spietata cinesina ha agganciato il mio amico.

Diario milanese: il segreto per sopravvivere in cucina







La città era deserta alla vigilia di Ferragosto, con le luminarie della festa del patrono a ricordarci gli ultimi scampoli d’estate. Io e Nino siamo entrati nell’agenzia di viaggi, un biglietto del treno ci avrebbe portato lontano da Bagheria e dalle sue belle bugie bucate. Chilometro dopo chilometro, ogni regione attraversata è una tacca in più verso la nostra affermazione. Ci sediamo nello scompartimento insieme a un prete peruviano e a un ragazzo di colore che dormirà per tutto il viaggio. A Messina entra una donna dell’Est, Nino aveva pregato con ardore: “non può arrivare una bella russa?” e quel buontempone del vecchio barba bianca uno e trino l’accontentò. Sbagliando solo l’età, invece di tre ventenni russe una sessantenne che pesava quanto tutt’e tre assieme.