29/09/05

dove siamo?


il dicotomico macchiafogli sarà nella capitale dal 7 al 9 ottobre. In mezzo c'è l'officina di bombacarta, spulciate l'archivio per saperne di più. O cliccate su http://www.bombacarta.it 

23/09/05

L'ultimo dei Lettori Autonomi

Ho lavato le lenzuola, per bene. Le ho stese di notte, così che nessuno mi ha visto. È successo di nuovo, ho rifatto quella cosa. E mi è piaciuto, vedere come quel liquido gocciolava dentro di me, l’ho fatto di nuovo. Ho bevuto un altro libro a letto. Come facevo da bambino, sotto le coperte, con la torcia, senza tenere in considerazione i rimproveri di mia madre.
Pure che m’hanno chiuso qui perché non riesco a smettere. Ci ho provato, ho messo il cerotto antilibro, ho cancellato tutte le puntate che avevo registrato di Cult Book, ho scritto alla lavagna diecimila volte che “NON LEGGERÒ PIÙ VIBRISSE INVECE DI LAVORARE”. Non ce l’ho fatta, ieri notte ho ceduto. È stato l’inserviente, s’è dimenticato una vecchia copia de Lo Straniero di Camus e io l’ho fatta sparire sotto il mio materasso.
Mi sono infilato nel letto e l’ho fatto, mi sono piegato in due per parare la luce della lampadina tascabile, un fascio di sogni m’ha preso di sorpresa. Non ce l’ho fatta, ho ceduto. E lo farei altre mille volte.
Le parole mi volavano dentro, scivolavano dalla pagina sino al punto dietro la nuca dove mi pulsano ora come se le avessi ancora davanti, gorgogliavano di viva bellezza. Ho ritrovato Mersault, l’ho ritrovato lì ad aspettare il boia nella cella.
L’ho fatto, ho bevuto un altro libro e poi l’ho fatto sparire. Ho strizzato le pagine sino a che l’inchiostro è tornato denso e liquido, pareva fatto di pennellate di Munch, riprendeva lo stesso movimento fluido del cielo che sta sopra l’uomo che urla. Ora verranno a prendermi, lo lascerò questo posto, nell’unico modo possibile: sarò di nuovo libero.
Me lo ricordo: tutto ebbe inizio con la guerra selvaggia degli allegati. I giornali non riuscivano a vendere più e incominciarono ad allegare qualsiasi cosa, poi capirono d’aver imboccato la strada giusta coi libri. Iniziarono con Eco, un milione di copie del “Nome della Rosa” invasero le case degli Italiani e noi, i lettori non certificati da nessuna statistica diventammo degli inutili reazionari. Tra di noi ci riconoscevamo subito, reagivamo con sdegno alla progetto che c’era dietro tutta quell’impalcatura promozionale.
Mi ricordava uno di quei vecchi documentari di Minoli, era ambientato nella Germania inginocchiata dopo la Grande Guerra. Il marco era carta straccia, ce ne volevano un milione per sciacquarsi la gola con una birra. Si andava a far la spesa con la carriola, una carriola piena di carta moneta. La stessa carriola ora ci voleva per andare in edicola, chiedevi il Corriere o Repubblica e ti davano pure i dodici tomi di settecento pagine l’uno dei Incontri in Eurostar di Giulio Mozzi, i duemila reportage di Marco Candida, perfino la Lista della Spesa di Atlantide di Tullio Avoledo. Non sapevano più che allegare, la gente poi era diventata carta-dipendente, chi s’era guadagnato a morsi il primo volume dell’Enciclopedia di Repubblica già prenotava il primo volume dell’offerta lancio con un anticipo di dieci anni. Non potevi entrare più in casa, dovunque c’erano quei libri, tracimavano da poltrone, sedie, sdraio, dovunque c’era carta stampata. E noi che ci ostinavamo a sceglierceli da soli i libri da leggere incominciammo ad essere etichettati. C’era un uomo che incominciò a seguirci, ci vedeva uscire leggeri dalle edicole e non poteva accettarlo. Scoprimmo solo dopo che era l’ideatore di quella guerra di carta.
Era stata sua l’idea di allegare chili e chili di libri a qualsiasi cose, pure alle figurine di calcio. Chiedevi una bustina e uscivi con le memorie di Dino Zoff scritte da Aldo Biscardi.
Io lottavo la mia inutile battaglia, chiedevo il Corriere della Sera e volevo solo quello, non m’interessava avere una copia dell’ennesima enciclopedia. Un giorno andai a trovare la mia fidanzata, trovai la casa a fatica, davanti al portone del suo condominio c’era una muraglia di volumi: chilometri di Garzatine, un pilastro di Meridiani di Hemingway, un’intera parete del primo volume dell’enciclopedia della Scienza. A fatica scalai quel muro di sapere, cercavano di riempirci la casa ma i nostri cervelli si andavano svuotando. Ho visto gente impazzire nel baratro dell’indecisione: non sapevano più quale libro scegliere per andare a letto, avevano un ventaglio infinito d’opzioni. E allora iniziarono la persecuzione, eravamo noi le vittime, quella piccola percentuale di lettori forti che non aveva bisogno di essere imbeccata. Ci cercarono di notte, seguivano l’assenza di tracce di carriole, l’impronta mancante li conduceva dritti a noi. E io che leggevo l’ultimo libro tra i pochi non consigliati da D’Orrico fui preso col naso immerso nell’ultima copia non targata con nessuna testata di giornale, un libro vero, uno di quelli accarezzati e scelti in libreria, pagato in contanti, ancora meglio: ordinato, aspettato con trepidazione, accolto con amore.
Fui di nuovo libero, scelsi di morire e con me morì l’ultimo dei Lettori Autonomi.

Mutazioni 1997-2001



qui la versione annotata

22/09/05

Fiotti di ricordi

Ecco arrivare i Barbapapa'
che sono poi
papa' e mamma Barbapapa'
Coi figli piccoli e i grandi
tu li vedi trasformare come gli va

Barbapapa' e' tutto rosa
più di una rosa rosa

Barbamamma cose' nera
più di una rosa nera

Barbi?? e' giallo giallo
Barbalala' verde come un fico
Barbottina, piccina, ha il colore dell'arancio

Bar??? e' più nero di un corvo
e quando dipinge si e' certi
che si macchia da tutte le parti

Barbabella e' violetta
Barbidu' è tutto blu
Barbadura, grande atleta, rosso come il fuoco e'
e tra loro c'e' felicita'

Ecco arrivare i Barbapapa'
Barbapapa'
nella famiglia Barbapapa'
vieni con noi dai Barbapapa'
tu li vedi trasformare come gli va

Ci sono Barbapapa', Barbamamma
Barbidù, Barbu??, Barbabella
Barbadura, Barbottina
Barbidu', Barbalallaahh...


20/09/05

Nasce una nuova BombaCarta

logo federazionesabato 8 ottobre si riprende con le Officine BombaCarta*, lo sapete già. VENITE NUMEROSI, portando amici e persone interessate. Come sempre l’iniziativa è aperta, libera e gratuita.

C’è però una GRANDE NOVITA’ Dal 7 sera al 9 mattina (dunque a cornice dell’Officina) si terrà il primo incontro dei rappresentanti della nascente FEDERAZIONE BOMBACARTA. Devo spendere 250 parole in 8 punti:
...

- Quando BC è nata, essa era romana, cioè era formata da persone che si conoscevano o che comunque facevano capo a una riunione reale che aveva sede a Roma.
- Poi è venuta la mailing list e poi la costituzione in Associazione culturale.
- A quel punto la gente di BC era già non solo dell’Italia intera, ma anche di altre nazioni del mondo. Chi voleva, poteva iscriversi all’Associazione direttamente.
- Poi però, pian piano, sono nate realtà locali (gruppi, gruppetti, vere e proprie associazioni) che però nascevano dal tronco di BC e ad esso restavano unite tramite una iscrizione confluente all’unica associazione con sede a Roma. Nel consiglio direttivo dell’associazione sono stati eletti anche membri non romani, ovviamente.
- A questo punto la situazione è matura (ne abbiamo parlato a lungo in sede di consiglio) per dar vita a una FEDERAZIONE di ASSOCIAZIONI
BombaCarta (che resta il nome dell’associazione romana) sarà però innanzitutto il nome di una federazione che riunisce realtà differenti e autonome (per il momento di Reggio Calabria, Roma, Bagheria-PA, Trento, Uboldo-VA) .
- Parte della loro capacità decisionale sarà trasferita alla federazione e a un CONSIGLIO DI FEDERAZIONE che si costituirà nel nostro incontro.
- Alcune realtà (suppongo la ML, Gasoline, Eventi Comuni, etc...) saranno della Federazione, altre invece delle realtà locali (gestione delle iscrizioni, economia, laboratori, Officine, Eventi...)
-I bombers connessi a BC in qualunque modo che voglio iscriversi possono aderire a qualunque delle associazioni della federazione, scegliendo per sintonia, vicinanza geografica o qualunque altro motivo.

Sarà un momento importante, dunque!! BC vive un’altra piccola-grande svolta della sua storia!!

Sabato 8 saremo TUTTI insieme e conosceremo volti e realtà dell’universo di BC.


Antonio Spadaro




* BombaCarta Officina di espressioni 2005/2006

Tema dell’anno COSE CHE BISOGNEREBBE SAPERE

Primo incontro: Sabato 8 Ottobre ore 10.15-16.30 -
Istituto Massimo, via Massimiliano Massimo, 7 Roma-Eur
Cos’è? L'incontro di Officina è l'appuntamento principale di Bombacarta. Officina è un workshop tematico gestito in forma di seminario tra espressione scritta, visuale e musicale. Gli incontri mirano alla formazione personale e svolgono un ampio tema annuale che ha le caratteristiche del percorso critico.
Tema del primo incontro: COME SI USANO GLI OGGETTI
Com’è? prima parte della giornata: interventi di introduzione al tema
seconda parte della giornata: lettura/visione dei materiali portati dai partecipanti. TUTTI i partecipanti DEVONO PORTARE un testo da leggere in 5/7 minuti circa e/o una sequenza video da vedere sempre in 5/7 minuti al massimo. I materiali devono essere interpretazioni del tema dell’incontro (Come si usano gli oggetti) Il testo e il video sarà commentato brevemente da chi lo ha portato e poi si aprirà un breve confronto tra tutti.
Dov’è? Il workshop si tiene dalle ore 10.15 alle 16.30 presso l' Istituto Massimo di Roma in via Massimiliano Massimo, 7. Per arrivare al luogo dell’incontro occorre scendere alla fermata Eur-Palasport della linea B della Metro e raggiungere viale Europa. Salire la grande scalinata fino in cima e quindi girare a sinistra e proseguire fino a raggiungere la grande cancellata bianca dell’Istituto. Dalla fermata della Metro 12 min. ca.)

L'accesso è libero e la partecipazione è gratuita.

Coordina l’incontro Antonio Spadaro

19/09/05

In bilico sulle vibrisse

Per chi si occupa di letteratura, Vibrisse è pane quotidiano. Ora ci sono anch'io, insieme ad altre belle teste brillanti. Ringrazio Marco per l'ospitalità. Leggete qui

la mia prima volta

Prima sono diventato una nota in un libro, ora un intervento in una miscellanea:
AA. VV., La letteratura tra realtà e fantasia, Reggio Calabria, Laruffa, 2005, pp. 136, euro 12,00
Sono presente con un intervento sul ciclo Atemkristall di Paul Celan

io e marco

così come Tonino Pintacuda: io più volte gli ho inviato il mio numero di telefono, ma lui, nonostante i suoi numerosi attestati di stima nei miei confronti, non mi ha mai dato il suo numero né si è mai fatto sentire - il che francamente mi sembra piuttosto curioso e, dirò di più, sospetto. Mi piacerebbe che Tonino collaborasse a questo blog, però mi piacerebbe anche sentirlo una volta per telefono. Chiedo troppo?

poi uno dice che gli fischiano le orecchie...

17/09/05

il landarolo va, controcorrente...

«A volte la gente vuole soltanto provare a sognare coi tuoi occhi». Questa lucida verità l'ha scritta il landarolo che la forza di andare via da qui l'ha trovata. Sale a Roma e ci lascia una bellissima lettera d'arrivederci nel suo blog.
Il landarolo ha ragione, spesso mi sono chiesto perché ce l'avessi tanto a cuore di capire il motore dei suoi eventi, cercare davvero di sviscerare le meccaniche delle sue scelte sempre libere e limpide. Guido ha il cuore da lanciatore di aquiloni, l'ho capito subito. Mattina dopo mattina ci trovavamo alla stazione a prendere il treno per andare all'università, io che cercavo di leggere e lui che cercava di tirarmi dentro a qualcuno dei suoi progetti.
Ci ha provato sempre e sempre ci proverà. Ci assomigliamo, penso che ci muova la stessa voglia di creare qualcosa, di piantare in faccia all'apatia veterosicula almeno il nostro dissenso. Sono stato io a proporgli d'aprire un weblog ed è stata una di quelle idee che sbocciano felici. Dopo più di due anni la landa c'è ancora, ha allietato tanti pomeriggi nella quotidiana odissea nella Grande Rete.
Ora, semplicemente, la landa avrà altre storie da raccontarci, altre facce da descriverci, altre emozioni da innestarci.
Lontana, come sempre, anni luce dalla spietata indifferenza che va per la maggiore di questi tempi.
Guido, va' che, come diceva qualcuno, ci sono altri mondi oltre a questo.
Altri mondi dove il pilu magari ti vola accanto raggrumato in cespugli rotolanti, come nei cartoni di Beep Beep e il Coyote.

(l'epilogo pilifero era necessario, altrimenti l'apologia landarola sarebbe risultata incompleta...)

16/09/05

Il seme di meraviglia

Leggere? È come ciucciare sperma ancora fresco. Questa è, in sintesi, la morale di un bel racconto di Stephen King, “Dedica”, tratto da Incubi e Deliri. Diciamolo meglio: leggere è come essere fecondati dal seme di meraviglia dello scrittore. Addirittura, la cameriera di colore che legge i romanzi del protagonista viene sottoposta a un rito arcano e, come in sogno, ogni mattina alza il lenzuolo e recupera il dono appiccicaticcio e lattiginoso che lo scrittore s’è lasciato dietro dopo l’onanismo notturno.
Da questo rito nasce un figlio – ricordiamoci che siamo sempre dentro un racconto di King – che diventa anch’esso scrittore.
Fuor di metafora: concimati da un bel romanzo, se anche noi ne suggiamo la polpa viva, un giorno non troppo lontano, chissà, partoriremo anche noi un bel romanzo, un racconto, anche solo un aforisma che sopravvivrà al nostro transito terrestre.

15/09/05

un bell'incipit

Ore 18.30

In un pomeriggio più caldo di due ratti che trombano in un calzino di lana, John McBride, uno e ottantacinque abbondanti, quasi cento chili, le manone come prosciutti, un fisico da maiale selvatico e un carattere dello stesso genere, arrivò all'isola di Galveston col traghetto che veniva dalla costa del Texas; aveva una sei colpi sotto il soprabito e un rasoio in una scarpa.
Mentre il traghetto attraccava, McBride mise giù la valigia, si tolse la bombetta, prese un bel fazzoletto bianco nuovo di zecca da una tasca del soprabito, lo usò per asciugare l'inceratino della bombetta, poi per detergersi il sudore dalla fronte, quindi se lo passò sui radi capelli neri per rimettersi infine il cappello.
A San Francisco un vecchio cinese gli aveva detto che i capelli li stava perdendo perché portava sempre il cappello, e McBride aveva deciso che poteva anche aver ragione; però adesso il cappello lo portava per nascondere la propria calvizie. All'età di trent'anni sentiva di essere troppo giovane per perdere i capelli.
Il cinese gli aveva venduto a una cifra considerevole un tonico dall'odore dolciastro che avrebbe dovuto risolvere il suo problema. McBride lo usava con devozione religiosa, strofinandoselo sullo scalpo. Finora, l'unico effetto visibile era stata la lucidatura della sua pelata. Se mai fosse tornato a San Francisco era il caso di andare a trovare quel cinese, magari per fargli un paio di bernoccoli sulla testa.
Ripresa la valigia, mentre scendeva dal traghetto con gli altri passeggeri McBride osservò il cielo. Pareva verde come il panno di un tavolo da biliardo. Il sole, scarlatto come le labbra di una bagascia, scendeva dal cielo per farsi una bevuta nel Golfo; McBride s'aspettava quasi di veder salire il vapore da dietro l'isola. Inspirò profondamente l'aria di mare e trovò che aveva un ottimo sapore. Gli metteva appetito. Ecco perché si trovava lì. Aveva fame. La prima portata del menu sarebbe stata una donna, poi una bistecca, poi un riposino prima del dessert - quello per cui era
venuto: prendere un negro e dargli una gran pestata, di santa ragione.

Joe R. Lansdale, L'anno dell'uragano

(un perfetto incipit segnalato da Anna R. nella Ml di BombaCarta, incuriosice e mette voglia di scrivere...)

Kukuzze confederate

tutto qui

14/09/05

Il siciliano lo capisci già da come tratta il quotidiano

Qualcuno diceva che i viaggiatori devono fare solo una cosa: prendersi cura del proprio sogno. Qui in Sicilia lo facciamo, perché ce l’abbiamo tutti l’anima da conquistatori, saranno stati i tremila anni di razzie a lasciarci questo cuore da esploratore.
O così ci hanno sempre detto, e io ci credo. Ci credo davvero a quello che qualcuno scriveva prima di essere zittito e rivelare al mondo che era morto con i calzini spaiati. Dal novanta al novantaquattro qualcosa sembrò cambiare, più la gente moriva e più la rabbia montava dentro, mordeva di notte, ci lasciava il letto pieno di rancore.
Ci chiedevamo tutti che cosa dovevamo ancora vedere prima di deciderci a darci una smossa, decidere di dire addio alle solite minchiate che ci ripetiamo da secoli e millenni. Da sempre convinti di essere più furbi, più profondi, anche solo più simpatici.

Sembra stupido ma il siciliano lo capisci già dal rapporto che instaura col quotidiano: in ogni parte del mondo chi legge un giornale, finisce la preghiera del laico e lo getta, al più lo lascia ben piegato sul sedile del treno, del tram, su una panchina al parco. Lo lascia lì, in bella vista così che qualcun altro si faccia il sangue amaro a leggere quanto male va il mondo, dell’ennesima pandemia, dell’inflazione, del debito pubblico… Il siciliano una cosa del genere non la fa mai: si compra il giornale con la faccia triste di chi ha speso un euro per sapere quello che già sa. Non pago di questo se lo legge per bene mentre dovrebbe lavorare, almeno questo in passato, quando un posto non si negava a nessuno. Ora il ragazzo di cinquant’anni in cerca di ennesimo periodo di incerta solidità economica si legge quel giornale parola per parola e poi se lo porta a casa. A casa se lo rilegge per bene dopo cena, se lo rilegge la mattina dopo seduto sulla tazza. E poi lo lascia a casa, custodito dalla famiglia a prendere polvere. Il siciliano fa sempre così, non lascerebbe mai quelle pagine di malignità in giro, potrebbero turbare qualcuno.
E al giornale si accoppia il caffé che qui è preso a malincuore, proprio perché non se ne può fare a meno, perché ci sta proprio tutto un caffé in questo pomeriggio vuoto e lungo.

E chi ero io per andare contro il mio stesso sangue? Niente potevo fare, al più concedermi qualche triste risata al circolo dove Gigi diceva che era necessaria la solita rivoluzione che avrebbe sovvertito questo stato di cose. C’erano tutte le premesse ma la rivoluzione non si poteva fare, mancava la consapevolezza di classe, la coscienza civile. Io ero più pratico: mancavano pure quei pochi euro per comprare anche solo un megafono e le bombolette per lo striscione.
Gigi però ci credeva sul serio alle minchiate che sparava e scriveva sul suo foglio clandestino. Io glielo dicevo che era solo mancanza di donna quella che sentiva, la rivoluzione la doveva fare lui, magari andando dal barbiere a scapitozzarsi quel cespuglio che gli annebbiava il senso critico e che mi impediva di vedere i film del cineforum.

La diva del calendario 2006

Sembra che siano passate ere geologiche dall’ultima volta che mi sono messo qui davanti a carezzare la tastiera per semplice, puro e disinteressato amore nei confronti delle capacità liberatorie della lingua scritta.

Bagheria è stata una bella prova, sento che qualcosa è cambiato, che con lei ho detto addio alle solite idiosincrasie tardoadolescenziali che riempivano l’acquario in cui lasciavo a macerare tutte le mie pagine.

Anno pieno questo appena trascorso. Ne parlavo giusto ieri con mia madre. Stavamo andando al compleanno di Francesco, quello che un tempo fu il mio cuginetto. Ci togliamo sette anni, sedici anni fa sono andato alla clinica Noto per dargli il benvenuto. Alla tv trasmettevano LA PRINCIPESSA SISSI. Francesco sembrava Papa Giovanni XXIII, lo stesso collo taurino. Era bello pasciuto, più di cinque chili. L’ho praticamente cresciuto io, o quasi. Se avete fratelli minori capite a cosa mi riferisco. I genitori sono indispensabili ma un cugino maggiore fa sempre comodo. Soprattutto se il suddetto cugino che guarda caso coincide con lo scrivente, è stato per anni un ottimo studente. Francesco nemmeno ci prova più, ora è più alto di me di una ventina di centimetri e pesa novanta chili ma si mette sempre la stessa faccia supplice quando elemosina un tema da copiare e miniaturizzare per superare l’ennesimo anno di superiori senza troppi cerchi.



Anno pieno dicevo. C’è stata la laurea mia e quella di mia sorella, una cosa a cui i miei genitori tenevano. Ci volevano arrivare entrambi a commuoversi quando abbiamo stretto la mano dei nostri presidenti di commissione. Io l’ho presa a dicembre, mia sorella a luglio. In mezzo un cambiamento epocale. Perché lo sapete pure voi, ci sono anni che la vita scorre lenta e sembra che non ci siano cambiamenti all’orizzonte. Ma altri che la vita impenna e accelera. Quest’anno appartiene al secondo tipo.

Ultime materie all’università, tesi da scrivere, musa da riabbracciare, corso di cura redazionale, primo intervento ad un convegno, tesi di mia sorella da ribattere in meno di una settimana dopo che s’era cancellata dal vecchio pc, Federazione Bombacarta…


13/09/05

Federazione BombaCarta

Mutazioni (estate 2005)

album dicotomico

Pure io ce l'ho

escluso il cane





chi mi dice ti amo

chi mi dice ti amo

se togli il cane

escluso il cane

non rimane che gente assurda

con le loro facili soluzioni

nei loro occhi c'è un cannone

e un elisir di riflessione

e tu non torni qui da me

perché non torni più da me



Rino Gaetano, Escluso il cane


10/09/05

M'hanno blobbato

Il lento cammino di BAGHERIA MORI' D'IMPROVVISO continua. Me l'hanno pure blobbata

08/09/05

Giovannino Seme di Cucuzza

Tutto ebbe inizio in una di quelle tante notti buie e tempestose, si discusse a lungo se qualcosa si poteva già intuire nel transito dei pianeti della galassia della Cucurbitacea, ma nessuno dei Re Magi seppe mai dare una risposta. Si sa solo che prima che le leggende si insugassero delle verità della Storia, camminava sotto la nostra stella gialla un uomo di tempra e carattere inossidabili, si chiamava Giovannino Seme di Cucuzza e girava il mondo piantando cucuzze in ogni dove. Quando capì che la sua azione era destinata a morire con lui, Giovannino mise da parte i semi di cucuzza e ci pensò direttamente lui a fecondare sua moglie: fece una nidiata di figli e li spedì in giro per il mondo a cercare di rendere il mondo un posto migliore e pieno di cucuzze.



Se vuoi leggere il resto della storia...

Istanti (Borges)





Istanti



Se io potessi vivere un'altra volta la mia vita

nella prossima cercherei di fare più errori

non cercherei di essere tanto perfetto,

mi negherei di più,

sarei meno serio di quanto sono stato,

difatti prenderei pochissime cose sul serio.



Sarei meno igienico,

correrei più rischi,

farei più viaggi,

guarderei più tramonti,

salirei più montagne,

nuoterei più fiumi,

andrei in più posti dove mai sono andato,

mangerei più gelati e meno fave,

avrei più problemi reali e meno immaginari.



Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente

e precisamente ogni minuto della sua vita;

certo che ho avuto momenti di gioia

ma se potessi tornare indietro cercherei di avere soltanto buoni momenti.

Nel caso non lo sappiate, di quello è fatta la vita,

solo di momenti; non ti perdere l'oggi.



Io ero uno di quelli che mai andava in nessun posto senza un termometro,

una borsa d'acqua calda, un ombrello e un paracadute;

se potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera

e continuerei così fino alla fine dell'autunno.

Farei più giri nella carrozzella,

guarderei più albe e giocherei di più con i bambini,

se avessi un'altra volta la vita davanti.



Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.




07/09/05

Legami

Sugli Amici puoi sempre contare. La distinzione virtuale-fisica è cervellotica. Quello che abbiamo costruito nei quattro anni di vita di BombaSicilia è più che reale. Ben più di quanto sono riuscito a tenere in piedi della vecchia classe del liceo. Già, per loro è sempre tempo di rimpatriate, una tortura psicologica che spinge via ogni voglia di ricostruire davvero ponti e legami.

Il liceo non dura per sempre, né tanto meno le fittizie amicizie basate sull'avvenuto o mancato passaggio di un compito in classe. Gli amici, quelli veri, quelli che meritano la maiuscola stanno sulle falangi di un solo dito. Il resto è vuoto volume, nomi e facce sbiadite presto che ci incasinano solo la memoria della Sim. Numeri che non rifaremo mai più. Se vi ho perduto, è stato reciproco. Solo con quattro sono rimasto amico e sento il bisogno fisico di rivederli almeno una volta all'anno, come prescrive il buon senso con il sacramento della riconciliazione.

Baggianate. Ecco: tenere in piedi la vecchia classe ad ogni costo è marcia ostinazione, come quei vecchi parroci che ancora ti chiedono delucidazioni sui tuoi atti impuri. E' sufficiente già inginocchiarsi, riconoscersi smarrito. Lo stesso lo faccio con i compagni del liceo, con cui mai e poi mai ho condiviso nulla se non il comune nemico: una penna che scivolava troppo lenta sul risvolto del registro dove c'erano tutti i nostri cognomi.



Con BombaSicilia invece ho fatto qualcosa di vivo, vero e reale. Qualcosa che spinge chi ha fatto parte di quell'avventura a scrivere in risposta all'imbarco in Kukuzze:



Tonì, riemergo ora da "Bagheria..." e da tutto il resto di Bc lasciato qui in giacenza per un mese esatto. Ho letto con particolare piacere e coinvolgimento la tua prova di scrittura, mi sembra un ottimo inizio per uscire dall'impasse della scrittura autoreferenziale. Mi compiaccio della tua tenacia e dei risultati, tanto più che io da 10 mesi mi rifiuto di scrivere pur di sfuggire allo sbrodolamento che gli altri manco li sospetta. Quindi, bene per te, insisti.

Per quanto riguarda "Kukuzze", mi sento CHIAMATA dalla cucurbitacea; il luogo di nascita (CastellammaredelGolfo) è tra l'altro di mia amata competenza per otium estivo a dimora, quindi...(a proposito, dov'è che eravate? io torno ora da Scopello, devastata ad agosto ma ora è un incanto).
Tuttavia, mi faccio portavoce dei diritti dei TINNIRUMI perchè senza di loro la cucuzza rischia di predere il suo principium rationis sufficientis. Insomma, non so cosa esattamente sarà tale tua nuova iniziativa, ma uscita dal vortice tesi-laurea sono dei vostri, coi Tenerumi che avvolgono in aria il gambo sottile a cercare appiglio. E spero di seguirti nella tenacia, a riesumare la mia scrittura, prima o poi.

silvia geraci




E Laura Caroniti, la bella poetessa messinese con cui abbiamo condiviso l'epoca d'oro del forum della Holden (dove conobbi gente brillante come Gino Tasca, Tashtego, Llu, Panna...):



Sempre dei vostri. Per qualsiasi cosa.

Avanti! Sempre.



Baci



L.




Quel "sempre dei vostri. per qualsiasi cosa" ripaga di tutto. Ogni sforzo, ogni porta sbattuta, ogni bolletta gonfiata dai costi proibitivi delle connessioni internet, ogni pomeriggio in cui preferivo iniziare a studiare sempre un po' più tardi per fare quello che doveva essere fatto. La piccola BS è stata una bella palestra, ora è una degnissima rivista, conosciuta e apprezzata. Tutta l'esperienza addosso mi fa capire che è giunta l'ora di concretizzare quegli astratti furori. Lasciare che si incarnino, che diventino ancora più reali.

04/09/05

è morto Padre Ennio

Il sacerdote aveva 72 anni ed era nato a Prizzi

Insieme a Orlando e ad altri fu ispiratore della primavera di Palermo

Morto padre Ennio Pintacuda

fu tra i fondatori della "Rete"




PALERMO - Si è spento alle ore 2,30 a Palermo padre Ennio Pintacuda, sacerdote della compagnia di Gesù, sociologo.



E' stato tra gli animatori della "Primavera" Palermitana, laureato in Teologia nella Pontificia Università Gregoriana e in Legge nella Università Cattolica.



A Palermo, al centro Pedro Arrupe, fu tra gli ispiratori dei primi movimenti cattolici che negli anni '80 sfociarono nella 'Primaverà e nella Costituzione della 'Rete', il movimento politico di Leoluca Orlando. Adesso dirigeva il Cerisdi, prestigioso centro studi di Palermo.



Padre Sebastiano Ennio Pintacuda aveva

72 anni ed era originario di Prizzi (Palermo). Era al suo settimo anno di incarico alla presidenza del Cerisdi, il Centro studi direzionali che ha sede a castello Utveggio a Palermo. Nel '90 - ricorda una nota dello stesso Cerisdi - aveva fondato la Libera Universita' della Politica.



(4 settembre 2005)


 da Repubblica.it

03/09/05

...

..e lunghe ore a ingannarci cosi'

a dire lui e lei, sempre gli altri,

e i palliativi sono sempre tanti

per non ammettere che siamo qui.

E Charlie Brown e Mafalda e la scuola

storie un po' vere, a volte inventate,

nei pomeriggi d''inverno e d'estate,

di strani voli su una parola.



Quando cantavo plaisir d'amour,

tu mi guardavi e ridevi piu' forte:

non lo capivi che ti facevo la corte

o forse capivi e la furba eri tu.

E mi hai sospeso su un filo di lana

e mi ci terrai ancora per molto,

giovane amore, fiore non colto,

o forse si', ma da un'altra mano.



E chi lo sa se anche tu mi vuoi bene,

a volte credo di esserne certo,

a volte invece sembra tutto uno scherzo:

fuggono gli occhi come falene.

Amica mia sorella speranza,

quello che vuoi sentire io non ti diro',

quello che voglio non sentiro',

quello che c'e' dietro l'indifferenza.



E tutto e' morto e tutto e' ancora vivo

e solamente tutto e' cambiato,

quello che provo l'ho sempre provato,

e credo ancora in cio' in cui credevo.

E il fiocco nero e' l'unica cosa

che mi e' rimasta con la malinconia,

ma insieme a questa stanca anarchia

vorrei anche te, amica mia.



Ma dimmi tu, non e' meglio cosi'?

Immaginare ed illudersi sempre,

qui ad aspettare qualcosa o niente,

qui ad aspettare un no o un si',

che in ogni caso sarebbe fine

di tutto questo che almeno e' un ricordo,

cosi' studiato giorno per giorno,

fatto di tanti cristalli di brina.





Tiziano Sclavi, dal Dylan Dog "IL LUNGO ADDIO" 

01/09/05

Meraviglia e altre amenita'

A metà ottobre dovrebbe uscire il nuovo numero di BS che, come già annunciato, sarà dedicato alla Meraviglia. Da intendere come volete. Potete farvi stuzzicare da Platone e d'Aristotele che la pongono come scintilla innescante della filosofia tutta. E con essa, quindi, della nostra civiltà. Che è unica, dato che Aristotele senza la mediazione dei saggi fratelli arabi si sarebbe perduto nella sabbia del tempo.

La meraviglia è pure quella che proviamo quando un evento si ritaglia dal consueto scorrere dei minuti e vola via, subito, tra i ricordi. Quei momenti che sopravvivranno al nostro transito terrestre.

La meraviglia è quella che dovrebbe sgorgare dalle dita e dal cuore dello scrittore. Solo se lui l'ha instillata potremmo beneficiarne anche noi Lettori.



Immagine stimolassociazioni: la faccia del piccolo Giosuè alla fine de LA VITA E' BELLA quando arriva sul serio il carro armato.

Io mi studicchio ancora un po’ il cuginetto di cinque anni che la vede riflessa in ogni cosa. Pure quando sotto il cielo di ferragosto l'ho dovuto necessariamente svegliare e fargli vedere i falò sulla spiaggia. Con la zia che voleva metterlo a letto e lui che doveva restare coi giovani (sic!). Sempre lui, Gabriele la peste (che di angelico ha solo il nome) l'ha provata dopo che, per distrarlo dal pressing di domande su Harry Potter (sia maledetta l'autrice e i suoi miliardi), ho dovuto fargli alzare la testolina al cielo e insegnargli cosa sono le "CONTELLAZIONI", ossia le costellazioni in gabriellese. Poi ho divagato, grazie a un rotolo scottex decorato con gli animali, sul corno del narvalo. Non è che ci ha capito tanto, però poi ha svenduto le cose appena imparate per tutto il resto della vacanza.

Altre reazioni.

Bagheria morì d'improvviso l'ho scritto sapendo che era una storia bella e vera. Se ne sono accorti in molti:



Bagheria e la sua morte l'ho letto e lo rileggerò ancora. Me lo sono incollato in un cantuccio di riflessione. E' molto bello in sé ; e questo è un dato di fatto. E' ancora più bello per chi ti segue da un po' , come me, perché è una tua tappa di maturazione. Fino ad ora avevo letto di te magnifici sprazzi di un tuo mondo interiore in simbiosi e in conflitto - a volte più il primo, a volte più il secondo - con quello che riuscivi ad esprimere con la tua scrittura. Adesso in "Bagheria" un tuo scrivere a volte"selvaggio" ed eccessivamente egocentrico si è placato, ha deciso di lavorare di fino sulla trasmissione delle impressioni, delle emozioni, delle espressioni, delle riflessioni.

Hai saputo conciliare molto meglio l'atto creativo con quello comunicativo. In una parola, e con uno stile ed un lessico molto meglio addomesticato alle esigenze, ci hai dato una Bagheria che è vividamente ancora tutta tua, ma che è diventata anche un po' nostra. E senza la zavorra - così fatalmente appiccicati a certi scritti di costume - dei luoghi comuni.

Questa è solo una prima impressione globale nel leggerlo.

Ed è di palese godimento. Ma, ti ripeto, di spunti per riflettere e da cui apprendere - specie in termini di scrittura - testimonianza - ce ne sono tanti.

Complimenti, figliuzzo.



Costantino Simonelli




PS. "Squietare", usato come l'hai usato tu, è una poesia di verbo! E' un tuo splendido neologismo o fa parte della vostra "lingua"? Nell'un caso, enorme ammirazione per te. Nell'altro per la sicilianità tutta. Quell' "esse" "erompente" la quiete è semplicemente splendida.



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Sul racconto di Tonino ci sono da dire molte belle cose: sul disincanto, sul correlativo oggettivo dei gerani, sullo stridore tra le aspettative future e la realtà, su chi resta e chi se ne va, su un mondo che dovrebbe cambiare a colpi di speranze, e speriamo che - come in fantàsia - la speranza non muoia mai; inoltre il lessico e lo stile sono bene ancorati alla realtà in cui Tonino vive, ma nello stesso tempo lasciando da parte un'extra- testualità troppo siciliana o troppo adolescente - comprensibile per pochi -, poco universale su cui troppo spesso Tonino indugiava in passato. E anche le digressioni che si trovano durante il racconto sono ben calibrate, non fuorvianti. Insomma, un bel racconto, inoltre molto limato e ponderato.



Toni La Malfa