29/07/03

Testardamente ho fatto il test 


Clauz dice che ci azzecca e io mi fido di Clauz. Vediamo... Cacchio: 68 domande! Clicco e riclicco e alla fine:


Questo è il tuo tipo psicologico: 
Tipo ITN 
Orientamento Introverso
Funzione dominante: Pensiero
Funzione d'appoggio Intuizione
Funzione terza Sensazione
Funzione inferiore Sentimento
Tendenza Giudicante
 
Questo tipo introverso ha generalmente una mente originale (questo mi piace...) ed è attratto da quello che potremmo chiamare il mondo delle idee (eh grazie: studio filosofia 8 ore al giorno!). È intellettualmente curioso e audace. Possiede ottime capacità analitiche, è un eccellente stratega ed in grado di elaborare ottime soluzioni a problemi anche molto complessi. È anche un buon organizzatore. Ma, contrariamente al tipo pensiero estroverso, è meno impaziente nel tentare di implementare o realizzare le soluzioni che ha pensato. Si sente più a suo agio nel processo ideativo o creativo che nel processo realizzativo (che per definizione avviene nel mondo esteriore). A causa di questa caratteristica, ha tendenza a pensare molto prima di agire (me lo dicono tutti... anzi, tutte: però una volta partito...). Preferisce nettamente lavorare da solo o con poche persone che giudica competenti (lavorare con incompetenti a che serve?). Inoltre non ama saltare da un progetto ad un altro (sarà per questo che scrivo lo stesso romanzo da un anno e mezzo?): preferisce (se può) affrontarne uno alla volta. Ha uno spirito critico molto sviluppato. Tende pertanto a essere un perfezionista (e anche un simpatico scassapalle...). Si impone e impone degli standard molto elevati e detesta mostrare un lavoro che non abbia raggiunto gli standard che ha fissato. È anche una persona molto autonoma. Tra i 16 tipi, è probabilmente quello più individualista e indipendente di tutti. La sua funzione inferiore è il sentimento (beh... tra ragione e sentimento mica che la scelta è così lineare...). Può quindi non prestare attenzione o magari non rendersi nemmeno conto dei sentimenti degli altri o delle reazioni emotive che suscita (quante scopate perse!). Rischia quindi di apparire come una persona dura (ci faccio un baffo a Marlon Brando del Selvaggio e a James Dean di Gioventù bruciata...), “dal cuore di pietra”. È inoltre una persona riservata che non si lascia conoscere facilmente (dipende... la mia +amica dice che sono bravo a scrivere tanto senza dire nulla di me) . La lontananza che mantiene dalla sfera emotiva può causargli delle difficoltà ed incomprensioni (eh, sì). In alcune occasioni compensa però questa sua tendenza con degli slanci che possono sorprendere chi non lo conosce bene (l'ho detto: quando parto sono un treno). Può tendere ad essere molto astratto e teorico (studio filosofia!). Possiede una grande capacità di concentrazione ma non è un buon osservatore (se c'è di mezzo una bella gnocca  so osservare...). Le sue analisi si basano molto di più sulle sue intuizioni, nelle quali crede molto, piuttosto che su una accurata osservazione di fatti e dettagli. Sul piano lavorativo dovrebbe evitare i lavori di routine. Non deve essere forzato. Può svolgere funzioni molto varie (per esempio in campo scientifico) e può essere prezioso per le sue idee e le sue capacità organizzative. Preferisce, come abbiamo detto, lavorare da solo o con gruppi ristretti di persone (cinque persone mi bastano e avanzano). 


Eh, Clauz ci azzecca sempre...

25/07/03

Come le panelle conquistarono il mondo
Da "Il mondo che ho in testa io. E solo io. - i discorsi a tavola di Tonino Pintacuda"


Dopo la discesa in campo...



Hai il mio incondizionato totale appoggio.
Aggiungerei alcuni tipici piatti della tradizione: bucatino all'amatriciana, rigatone alla gricia, spaghetto alla carbonara, pajata, coda alla vaccinara, saltimbocca alla romana per tutti!
DDT


io starei a dieta.... potrei fare la lista del riso in bianco???
Jane


Io propongo invece la lista della cassoeula ma anche un merge con quella della paiata non e' male. Non so invece cosa siano le panelle...
AL


Nuove speranze per il ricompattamento dell'opposizione!
Finalmente un leadere e un programma convincenti. E fioccano le proposte per il coinvolgimento di tutte le correnti...
Dal "Mondo Ricreato"


Dovremmo trovarci almeno una volta all'anno attorno a un tavolo a parlare mangiando.
Ciao,
AL


beh... allora facciamolo!
cucino io!!!
per tutti riso in bianco!!!!
Jane


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NUOVO INVITO AL DIALOGO DA PARTE DI AL


Mentre si lavora alla creazione di un'asse trasversale riso in bianco-cassoeula-pajata con il sostegno dell'indiscusso capo del rinnovamento, il panellaro Pintacuda, si fa avanti la proposta di insediare una commissione permanente per l'organizzazione, entro la fine del 2003,  di un bomba-forum annuale.


Capo della commissione Jane, a cui spetta il compito di stabilire data e luogo e di occuparsi dei problemi organizzativi e di ordine pubblico che un evento di tale portata comporta.


Prevista una grande affluenza di partecipanti, le FS predisporranno treni speciali.
Probabile tema del 1° bombaforum ?L'esaurimento delle fonti idriche ? come scioglieremo l'Alka Seltzer ??


"Dal Mondo Ricreato"



Eccezionale partenza perché:
1. le fonti idriche sono importanti intanto che mangi, io direi anche fonti vinicole;
2. l'alka seltzer e' importante dopo; e' un po' l'aiuto alla fine della mangiata.
Mai dimenticare quindi che al centro della scena ci deve essere la mangiata, per quanto importante sia la letteratura,
ciao,
AL.


Davanti a una bella fetta di torta al cioccolato si discute meglio. La porto io !!
:-))) Luna


Luna,
dicci di dove sei: in quale parte del mondo abiti?
Mi verrebbe da dire Bergamo ma non ne sono sicuro.
Vada per la torta, pero' mi fai venire un'idea: portiamo tutto noi o andiamo in una trattoria rutto libero e cantata finale?
Altro elemento che accresce la discussione gia' interessante, ciao,
AL.
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Il Capo della Commissione stabilisce che,
l'ordine del giorno sarà il seguente:


antipasto:
torta rustica con carciofi e caciotta fresca.


primi piatti:
mezze penne con verdure fresche
rigatoni con pajata


secondi piatti:
petto di tacchino affumicato con erbe mediterranee.
trippa alla romana.


contorni:
insalata avogado, insalata cappuccina, mais e salsa allo yogurt (questa da servire a parte in base ai gusti e alle necessità), da servire con il petto di tacchino. patate arrosto con cipolla e pomodorini.


scelta accurata di formaggi di ogni regione d'Italia.


frutta.


dolci:
semifreddo ai frutti di bosco.
crostata di visciole.


caffè e amari e grappini...


inoltre il capo della Commissione delega la scelta dei vini al dott. DDT, in quanto massimo esperto in materia. Le panelle saranno frutto di discussione fra il primo e il secondo punto (antipasti e primi piatti) dell'ordine del giorno.
Jane


Cribbio ........ pancia mia fatti capanna !!! Anzi, un tendone da circo !!!
Luna
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Ma le panelle non sono dei dolci?
Toninoooooooo che cacchio sono le panelle????
Io direi anche di assegnare chi porta piatto per piatto (si accettano anche gruppi, ma a proposito: quanti saremmo?).


Ottimo raga, cosi' sta andando bene.
Io ho in mente una cosa cosi': ci si trova alle 10-11 di mattino, si prepara il tutto, ci si siede e alla prima portata si inizia a discutere di lettere, bombacarta, bombasicilia, convegni etc. etc.
Cosi' rendiamo fruttuoso l'incontro. Al grappino, ci fermiamo un attimo per eleggere le cariche di Bc e dare gli incarichi e prima di salutarci ci diciamo (come dicevano gli Ebrei una volta):


"Arrivederci in Israele" cioe' alla prossima mangiata.
E' d'accordo la capa?


Cia',
AL
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COMUNICATO STAMPA RICREATA
A poche ore dall'insediamento della commissione permanente, il Bomba - Forum si impone come elemento di stimolo e riflessione in tutti i campi della scienza, della cultura e della società.


Scienziati di tutto il mondo accolgono l'invito della commissione a studiare gli effetti collaterali dello scioglimento dell'Alka Seltzer tramite vino e superalcolici. DDt e Zummo dimostrano eroismo offrendosi come cavie umane per la sperimentazione.


La sezione culturale della commissione invita i più importanti critici letterari italiani a partecipare al seguente dibattito: "Moravia e la pajata come deterrente dell'"indifferenza" e "della "noia". Umberto Eco ha già dato la sua adesione.


Angelo Leva tenta un superamento degli angusti orizzonti politici e pone, in una lettera aperta a Pintacuda, una questione dai chiari risvolti esistenziali e metafisici:


"Ma le panelle non sono dei dolci? Toninoooooooo che cacchio sono le panelle????"


E' il definitivo crollo di tutte le ideologie? Si attende una risposta di Pintacuda che ristabilisca qualche certezza.


Nel frattempo i lavori della commissione fervono sotto l'egida del capo Lelario e del suo vice Luna.


Ma un'ombra di terrore  minaccia il Bomba-Forum: l'osservatore dagli Stati Uniti Spadaro, fa sapere che i black block statunitensi hanno minacciato gravi disordini al Bomba Forum a meno che non venga immediatamente resa nota la percentuale del nero di seppia presente nel risotto servito ai Grandi alla cena ufficiale d'apertura dell'ultimo G8.


Intanto la diffusione a livello planetario del rivoluzionario programma di Pintacuda ha determinato un crollo in borsa delle azioni del Mac Donald....
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IO SONO IL PANE E LA PANELLA. DAL LIBRO DI AL.


Ma fra il gruppo si annida una spia dell'est che come in tutti i gruppi fa casino. Non si sa chi e' ma c'e' zizzania e gli amici che erano partiti tali all'aperitivo ora al secondo stanno animandosi per una cosa da nulla, segno chiaro della zizzania. Allora DDT  ferma tutto e attira l'attenzione, da buon Avvocato ha capito al volo la dinamica degli eventi. "La discussione non mi piace" dice "stiamo andando fuopri dal seminato, non e' infatti vero che la tavola imbandita rappacifica, unisce, abbatte i confini?". La capa, al centro del tavolo prende la parola e fa un passo in
piu' chiedendo "tra noi c'e' qualcuno a cui piace il riso in bianco?". Silenzio in sala. Luna si sporge sul lato lungo del tavolo, alza l'indice della mano e chiede "sono forse io?". "Tu l'hai detto" dice la Capa, " e siccome dici di vedere il peccato ti rimane". "Ravvediti" continua la capa tra lo stupore che converte, " lascia il riso in bianco  e segui la pajata". E Luna disse "Capa, mi ami tu?". E la capa guardandola, la amo'.


PORNO-FOOD
Alla maniera di nove settimane e mezzo la cosparse di mais e salsa allo yogurt, tanto per prepararla all'abbronzatura, ch'era una luna pallida. Le mezze penne e i rigatoni le fecero da bigodini e la verdura le tinse i capelli, tanto che fu inventata la nuova tintura chiamata "al picnic bombacartiano". Con le insalate le fece un meraviglioso abitino, sfruttando le ondeggiature naturali. Il petto di tacchino fu sfruttato al punto giusto, e la decisione di evitare i taleggi e il gongorzola fu votata all'unanimità rafforzando così le successive decisioni dell'assemblea !! Luna uscì completamente rafforzata dall'esperienza. Ammise che il riso in bianco lo avrebbe accettato solo freddo e molto condito, suscitando un applauso generale e molta commozione. La Capa fu inneggiata regina indiscussa  del "delicato & prelibato".


Besos
Lunè


Oriana Fallaci accusa:
"Sono dei depravati!!! non ospitateli nelle vostre città."
"Dal Mondo Ricreato"


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LA VERITA' SUL CASO PANELLEGATE
Una dichiarazione dell'uomo nuovo scioglie ogni dubbio: "Le panelle sono le panelle".
Angelo Leva disperato prende il primo volo per Palermo, arrivato nella ridente cittadina si avvicina con fare sospetto alla famosa friggitoria San Francesco. È seduto lì con la schiena poggiata nel muro dove fa bella mostra una foto del Pintacuda in compagnia di Patty Piperita. Si avvicina il cameriere e Angelo ordina duecento panelle. Inizia a mangiare e sul suo volto si dipinge l'estasi. Sorride e pensa: "già, le panelle sono le panelle" e felice s'avvia verso il Massimo.


 

24/07/03

La fine di SuperGiovane


La città senza nome. Sempre l'anno delle zizze di Alessia Marcuzzi.
Un telefono squilla in una notte troppo buia.
"Casa Wayne, chi è che parla?"
"Ciao Alfred, sono Tonino. C'è Bruce?"
"No, il signor Wayne è fuori per... una riunione d'affari..."
"Ho capito: il pipistrello è tornato in azione. Bene, vado a cercarlo nei tetti di Gotham City"


Gotham City. A 50 metri dal suolo.
"Batman, ti cercavo"
"Ciao Tonino, guarda la luna... splende anche per i criminali. Scusa, vado di fretta, il crimine non si ferma mai."
"Ero venuto proprio per questo... Ti ricordi? l'altra settimana eravamo al circolo dei super eroi e affini e mi hai fatto la solita offerta per la mia 500..."
"Quel gioiellino! E come faccio a dimenticarmelo? Ti offro il solito milione di dollari o alzo l'offerta?"


Tonino non risponde, guarda la luna e tira fuori dalla tuta dicotomica la foto della 500. Di quello che ne rimane...


Batman è di ghiaccio: "Dimmi solo il nome. Se facessero una cosa del genere alla mia Bat Mobile!!!"
"Supergiovane" esclama Tonino tra le lacrime.
"Bene, non diventerà mai Supervecchio. Mai pestare il mantello agli amici di Batman. Mai. E ha osato scrivere che se avessse combattuto con me... Bene, realizzerò i suoi sogni di gloria. Senti, Robin è andato a stantuffarsi Batgirl... vuoi venire a vendicare la 500? Tonino? TOnino? Dove sei?"


Tonino è già a bordo della bat mobile con la mascherina di Robin.


La tana di supergiovane. Un giorno qualunque.









 


 


 


 


 


 


Batman piomba alle spalle di Supergiovane che ancora cerca disperatamente di uscire dalla 500, la modifica di Contaminato l'ha resa una macchina letale.
Gli piombano alle spalle e lui nemmeno se ne accorge.
Tutto accade in un lampo. L'uomo pipistrello gli spara una batcazzata dalla batcintura, lui fa una battuta ma la bat-tuta è piena di trucchi bat-teriologici. Tonino bat-te le mani e pregusta la vendetta.


Museo del buco del culo. Un altro giorno.
Supergiovane è seduto, legato come un salame a una sedia davanti a una sfilza di buchi del culo. Soffre come un caimano, mosse a pietà le associazioni umanitarie spingono per un intervento del vaticano.










 


 


 


 


 


 


 


Angelus del Papa. Domenica qualunque.











 


 


 


 


 


 


 


E alla fine la riconciliazione. Nemici e amici banchettano pacificamente. Sono andati a cena dal Cappellaio matto, è stato il Coniglione a mandarli lì. Supergiovane ancora scosso dai buchi del culo ci prova con Alice che non guarda i gatti ma fa il piedino al topolone che discute allegramente col coniglione. Tonino trangugia pane e panelle e sorride.










 


 


 


 


 


 


 


Finisce così la sa(e)ga di Supergiovane.


La 500 sta bene, Alfred l'ha riparata e qualcuno l'ha vista infilare la sua marmitta nel tubo di scappamento di una Opel Agila rosa.


Supergiovane si è ripreso dai buchi del culo, non riesce ancora a scoreggiare senza mettersi a piangere. Il dottor Coniglione ha detto che altri due anni di Non compleanni lo guariranno del tutto.


Alice ha sposato il Topolone ma il gelosissimo Stregatto se l'è pappato.


22/07/03

Un altro impegno concreto ;-)



 


 

21/07/03

Sulle Incomprensioni e sui simboli


Un piccolo simbolo scivolato per caso nel sito di BombaSicilia ed ecco che ritornano i fantasmi.
("Da quando Bombasicilia è diventata il manifesto di un partito politico ???!!! Ma dico ?? Siamo matti ?? Cosa è tutta sta pubblicità e sta tendenza a sinistra nel sito ??" "Non condivido il fatto che con due clic dal sito di BC (Bombasicilia + Bombablog), si arrivi ad una pagina con simboli di partito** e con blog dai contenuti politici* e non letterari."Io avevo capito che doveva essere scrittura creativa, non un manifesto politico di una corrente di idee*** !!!") 


Non lo nego: leggo ogni giorno Repubblica e il venedì compro l'Espresso e sono anche cattolico praticante. Non credo che ci siano incompatibilità, ho cercato nel Vangelo e non c'è nessuna parte che dica: se leggi cose di sinistra non puoi entrare nella mia Chiesa. Ho letto piuttosto: si deve rispondere Sì Sì, No no. Nessuna ignavia è concessa. E non voglio finire ad inseguire una bandiera con le chiappe al vento mordicchiate da tafani infernali. Non ci tengo. Quando c'è da schierarsi, mi schiero.


Il primo contatto con i "rossi" l'ho avuto 14 anni. Nel 1994 ero affascinato dal jingle di Forza Italia e  addirittura volevo votare per il Signore dei Cartoni Animati. Vivevo in compagnia di Bim BUM Bam e Bim Bum Bam lo trasmetteva la Fininvest. Poi è arrivato il sigaro di Che Guevara e il fascino di Ernesto mi ha rapito, avevo 14 anni. Proprio quell'anno ho trovato la mia cagnolona e subito sono andato dal veterinario. Il veterinario ama El Che e non mi ha fatto pagare appena mi ha visto il sorriso di Ernesto sulla maglietta. (la maglietta la indosso ogni anno al momento del vaccino...)


Quattro anni dopo mi sono iscritto a Filosofia ed era il momento di scegliere il MIO giornale. Mi sono guardato attorno: il Corriere era troppo largo per leggerlo sul treno, il Giornale non mi piaceva, il Giornale di Sicilia semplicemente non dice nulla, Avvenire lo compra mia madre. Restavano l'Unità, il Manifesto e Repubblica. Altra selezione e il Manifesto e Repubblica sono andati al ballottaggio: del Manifesto amo le copertine, di Repubblica l'amaca di Michele Serra, gli articoli di Scalfari e la verve di Vittorio Zucconi e poi mi piacciono i classici del 900.
Quindi dovevo comprare Repubblica il mercoledì per il libro, il martedì per leggere la presentazione del libro, giovedì per Musica e Viaggi, il venerdì per Il Venerdì. Insomma restavano fuori la domenica, il lunedì e il sabato... li ho comprati pure e ho incominciato ad apprezzare le risposte ai lettori di Corrado Augias, gli articoli di Bernardo Valli, le stoccate di Concita De Gregori e quelle di Curzio Maltese. Insomma sono diventato uno che legge Repubblica.


Se la scelta è tra Repubblica e gli altri giornali. Scelgo Repubblica. Devo scegliere. Non sopperterei i tafani infernali sulle chiappe.


*[Piccola Parentesi Quadra: Qualcuno mi trova una riga, dico una, in bombasicilia.net che sia dedicata a contenuti politici? O almeno in questo blog... Che SuperGiovane sia un leader politico? Che la bacheca sportiva si candidi alle elezioni? Che Il piccolo principe sia diventato comunista?
**Cribbio, la bomba di BC è diventato un simbolo politico e nessuno mi ha detto niente?
Come si fa a scrivere senza essere trasporati da un flusso (sinonimo di corrente) di idee?]

18/07/03

Le lucciole di Pasolini e la morte della Smemoranda


E' stata la mia professoressa d'Italiano che mi ha messo questa pulce in testa.
Me lo ricordo bene: era l'ultimo anno di liceo e la prof. stava spiegando Pasolini. Ero nella mia terza fila a cullare i miei sogni in bikini, così, per tenerli in caldo per l'imminente estate.
Ero lì, terza fila accanto alla faccia semi-addormentata del mio compagno di banco, Calogero. Calogero passava il tempo a lisciare le curve della sua girl che occupava il banco davanti e io per sopravvivere a quelle smancerie dovevo tenere il cervello allenato. Lo facevo inventandomi storie.
Stavo dando vita a un romanzo pieno di zombi, sesso e okkupazioni quando il mio udito selettivo, ottenuto con anni e anni di allenamento, coglie una perla preziosa: i grandi sono grandi perchè hanno la capacità di attivare un inedito punto di vista sul mondo.
Bella frase: la professoressa si riferiva all'articolo di Pasolini sulla progressiva scomparsa delle lucciole.


Due anni dopo
Sono all'Università, il prof. Mancini sta spiegando con trasporto i Manoscritti Economico-Filosofici di Marx e il mio udito selettivo ri-capta quella perla: i grandi hanno la capacità di attivare un inedito punto di vista sul mondo.


I miei neuroni si sono messi in cerchio e hanno iniziato a discutere: ieri Pasolini vede prima degli altri le lucciole che pian piano si vanno spegnendo, oggi Marx che attiva il punto di vista dell'operaio sofferente... domani Tonino che vedrà?


Bene, oggi ho visto.
Ho visto la mia Smemoranda riempita sino al 25 gennaio.
Ho visto che il 25 gennaio ho aperto il mio blog e, semplicemente, ho fatto due più due: il fenomeno dei blog ha dato una coltellata al mondo dei diari "reali".
Io passavo ore a buttare sulla carta pensieri e citazioni, ora li lascio qui, sul mio blog.
E insieme a me migliaia di persone.


Ho fatto un giro nella blogosfera: centinaia e centinaia di blog che sono veri diari on-line... E ho ripensato alla stessa essenza del diario. Al controsenso che rappresenta.


Io ho una sorella e lei teneva un diario segreto.
Un giorno che lei era in campeggio con le amiche ho trovato il diario... l'ho letto e al ritorno di mia sorella c'è stata una zuffa memorabile e già allora mi spaccavo la testa: perché scrivere un diario se poi si vuole che nessuno lo legga? La testa continuo a spaccarmela quando leggo i blog personali...


Ripenso alla mia smemoranda 2003, lì, vuota per il 75% del volume totale e vedo il mio blog assiduamente aggiornato.


Sì, non ho dubbi: i blog hanno dato una coltellata all'uso dei diari. Forse è letale.
E se questo fosse il mio inedito punto di vista sul mondo?

17/07/03

La vendetta di SuperGiovane


Antefatto


Nella città senza nome all'ombra dello Splinder Building era un giorno come gli altri 364 del calendario di Max del 1998. S'erano tutti così affezionati alle tette di Alessia Marcuzzi che sarebbe stato per molti anni ancora il 1998.
Al Quartier Generale dei SuperBlog c'era Super Giovane che stava succhiando tranquillamente una mega coca-cola in attesa che Ciccio Bastardo uscisse di prigione con della 'robbba' veramente buona.
Clauz era lì, accanto al ventilatore con la sua bottiglia di Zedda Piras tra le mani.
Successe tutto in un attimo: Clauz starnutì e uno dei suoi Contaminatori andò a piazzarsi proprio in testa a SuperGiovane rovesciandogli la bibita sul Super costume.
"Clauz, mi vendicherò!"


***



Erano passati almeno tre mesi (nessuno ne poteva essere davvero sicuro: la tetta di febbraio era sempre lì) da quando Clauz aveva contaminato SuperGiovane. Al quartier generale tutto andava bene: la fuffa si stava velocemente diffondendo.
Clauz smanettava col suo Fuffa Aggregator quando SuperGiovane entrò di scatto con in mano teneva un cannone bestiale.

Clauz spalancò gli occhi, incredulo: Super Giovane si stava fumando il suo blog!
Clauz ebbe un sussulto: la sua lotta contro l'analfabetismo di andata e di ritorno aveva subito un duro colpo.


Intanto l'imprevisto e imprevedibile Dicotomico era restato nell'ombra a cercare di rimodernare il suo blog...
Dicotomico capì tutto al volo: "Cacchio, ma da quant'è che c'è sto calendario? Clauz, hai visto che zizze? Clauz? Clauz?"


Supergiovane ghignava sardonicamente, la sua vendetta era compiuta: Clauz era svenuto e il suo blog se l'era fumato! E proprio quello fu l'errore! Il blog di Clauz era un mega concentrato di fuffa, gli arrivò dritto in testa come un'intera piantagione di Maria Giovanna.
Supergiovane era lì, strafatto come un orango, Dicotomico dopo un pò capì e non perse tempo. Prese la sua Dicotomica Cinquecento e la spruzzò di Contaminatori.

La Cinquecento si impennò, fece una trottola di SuperGiovane e riuscì a renderlo inoffensivo.



Clauz rinvenne, risistemò il suo blog e regalò un nuovo template con le zizze di Alessia Marcuzzi a Dicotomico.


Finisce così un'altra avventura al Quartier Generale dei Super Blog, lì, nella città senza nome, all'ombra dello Splinder Building.



 

Arrivato a 7900 visitatori il blog si rinnova! Super Mario e le sue tartarughe sono state viste l'ultima volta al confine col Messico. L'idraulico baffuto ha preferito fuggire con la Principessa...

15/07/03

Sto lavorando all'ennesima ristrutturazione di Bombasicilia.


Sono nati i primi BOmba BLog


Dicotomici Furori


Pulcino Ridens


Land of NO-where

13/07/03

Ritorna il racconto dell'estate della bacheca sportiva! (a cura di Giga e Mitch)


(c) Tonino PintacudaEra una calda giornata di giugno, lo scirocco portava con sè la sabbia del deserto che a poco a poco avrebbe formato una fastidiosa coltre sulle automobili. Il panettiere era sempre più sudato e Gaetano Tinniriello se ne accorse quando gli pagò i suoi due consueti vastelloni. Era da poco scoccata l'una, Gaetano era intento a mordere famelicamente le sue pagnotte condite con tutto quello che aveva trovato nel frigo della sua cameretta, quando improvvisamente lo squillo del telefono si sovrappose al frastuono delle sue mandibole masticanti. "Phnronhto?" rispose mentre ingoiava un pezzo di pane enorme. "Ci vediamo alle due alla stazione di Bagheria, mi raccomando". E l'anonimo personaggio si affrettò a chiudere la conversazione. Gaetano non ebbe nemmeno il tempo di pulirsi il muso con la mano che si ritrovò nel bel mezzo di un mistero. Chi era che aveva tutta questa fretta da non farsi nemmeno identificare? Ma soprattutto che fare? Erano già le 13.25 e l'appuntamento era per le 14. Il primo pensiero che passò per la mente di Gaetano fu di andare all'appuntamento, tanto non avrebbe avuto altro che fare... Quindi ci andò, visto che in genere non elaborava più di un pensiero alla volta. Si fidava troppo della sua forza fisica per pensare ad eventuali precauzioni. Prese il suo fedele motorino e via, a 90 all'ora, verso Bagheria, un percorso fatto e rifatto milioni di volte ma che in questa occasione sembrava un'avventura completamente nuova. Mentre il rosso della spia cercava di urlare "Riempimi, stronzo!", la curiosità stava divorando Gaetano, che non immaginava proprio quello che avrebbe trovato. E se fosse stato tutto uno scherzo? Percorse tutta la 113 e arrivò alla pompa di benzina del suo odiato cognato con l'intenzione di accontentare il povero serbatoio assetato che adesso sembrava che gli dicesse "Finalmente ti sei deciso, testa di cazzo!". Scambiò due parole col cognato, con poca voglia e disprezzo verso l'interlocutore. Tremila di Super e via. La stazione era sempre più vicina, mancavano ormai poche centinaia di metri. Ma proprio quando fu vicino al passaggio a livello il suo sviluppatissimo olfatto gli suggerì che a poca distanza c'era una rinomata friggitoria e che era il momento di un panino con panelle. La sua curiosità per l'appuntamento era davvero grande ma non più del desiderio di addentare uno squisito pane con panelle. Ordinò allo scooter di posteggiarsi autonomamente ed esso obbedì. Entrò nel locale e con gran sorpresa incontrò uno dei suoi più cari amici, Gianni Membra. Si salutarono con un "Ciao" più che scarno anche se nelle loro teste si chiedevano "Ma che minchia ci fa qua? E io? Che minchia ci faccio io?". Ordinarono entrambi un panino con panelle e crocche' e molto presto poterono gustarlo insieme. In tre-quattro bocconi avevano già finito. Stavano per salutarsi e andare ognuno per la propria strada, ma il buon Gaetano non esitò ad invitare Gianni ad andare con lui a questo strano appuntamento. Preferiva dividere questa nuova e inaspettata esperienza con qualcuno anziché da solo e il caso gli aveva offerto un ottimo compagno d'avventure. Come reagì Gianni? Accettò la proposta del suo caro amico? Certo che sì. Salirono sul motorino tutti e due rigorosamente senza casco. Destinazione: stazione. Non appena i due arrivarono alla stazione, furono assaliti da uno strano presentimento: quello a cui andavano in contro non sembrava essere niente di buono. Allora Gaetano sputò fuori due parole per sdrammatizzare, quasi avesse avvertito che anche il suo amico aveva provato quella sensazione. Infatti il Membra non capì nulla di quello che aveva detto. Nel frattempo si erano già introdotti all'interno della stazione senza sapere assolutamente nulla di ciò che dovevano fare. Udirono una voce alle loro spalle: "Tinniriè!!!". Era il loro amicone Niki Billone, lì per lo stesso motivo. Infatti, dopo gli inutili convenevoli pieni di insulti, i tre si spiegarono e Niki disse che anche lui aveva ricevuto una oscura telefonata. Sembravano tranquilli, e non avevano notato che in quella stazione non c'era nessuno oltre a loro. Infatti, non ebbero nemmeno il tempo di azzardare orribili battute, che qualcosa di molto strano colpì la loro attenzione. Immediatamente il cielo si oscurò e scomparve tutto quello che li circondava tranne i binari ed un vecchio vagone abbandonato. Allo stesso tempo comparve una sorta di ologramma gigante dalle sembianze poco umane e molto animali. "Zitti, stronzi!" (ma in realtà non parlava nessuno...) con una voce grossa che fece cacare sotto i tre amici, tra cui particolarmente Gianni Membra che si pentì all'istante di essersi infognato in quella vicenda. "Io sono il grande Zummone III, discendente della stirpe dei Zummoni Grunge.". Come mai questa incredibile apparizione?!? A quel punto Zummone per prima cosa riportò in condizioni normali Gianni Membra, che nel frattempo si era riempito di zecche saltellando tra i rovi vicino ai binari. Poi, lo stesso Zummone, disse ai tre: “Quello che cercate è formato dal niente e dal tutto, e corre lungo un serpente infinito per mostrarsi più volte proprio davanti ai vostri occhi con milioni di variazioni, di cui una sola lo identifica univocamente ed è quella con un paio di effe, un paio di sei e un paio di zeri” - “Non posso dirvi il suo nome perché peggiorerei le cose” - aggiunse. Dopo aver detto queste ultime parole scomparve e tutto ritornò alla normalità in un breve istante. I tre si ritrovarono in mezzo ad una stazione affollata con lo sguardo rivolto al cielo, cosa che a molta gente fece pensare a loro come a dei coglioni. Il mistero adesso era al suo apice. Zummone li aveva voluti aiutare stampando bene nelle loro menti piccole e smemorate il suo messaggio in codice. Almeno quello non avrebbero potuto dimenticarlo più. Immersi nel disorientamento e nell'angoscia più totale i tre si scambiarono alcuni terribili sguardi. Solo dopo un po' i giovani cervelli cominciarono a cercare spiegazioni alle parole di Zummone: “Quello che cercate è formato dal niente e dal tutto..." e Tinnirello pensò "Il niente, il tutto... ma certo, si tratta del pollo!"; "...e corre lungo un serpente infinito..." e Gianni impugnò il suo cellulare con la convinzione di riuscire a fissare un nuovo record a SNAKE II; "...un paio di effe, un paio di sei e un paio di zeri” e Niki Billone si addormentò. Certo è che i tre in questo modo non avrebbero mai scoperto cosa volesse suggerirgli il Grande Zummone. Qualcosa si doveva pur fare e certamente non pensare a polli, non giochicchiare e, soprattutto, non dormire. Passarono dieci minuti. Altri dieci. Niki si svegliò di scatto dal suo sonnellino. Come prima cosa si chiese "Ma da quando in qua si dorme in piedi?!?". Alla sua domanda nessuno avrebbe potuto rispondere. Ma di questo non gliene importava niente: chiamò a sé i suoi amici e disse con fretta e un po' di spavento di aver sognato qualcosa di molto interessante...


eravamo rimasti qui. Ed ecco la nuova puntata...


“Forse ci siamo!”, esclamò Niki. “Ma non capite, ragazzi, il niente e il tutto: lo zero e l’uno!”. E subito Membra aggiunse: “Ma certo, è il risultato di una partita!”. “Ma no, sciocco…”, lo corresse Tinniriello, “Si tratta di certo del pollo!”. “Ancora co sto’ pollo”, lo rimproverò Niki. “Lo zero e l’uno, si tratta sicuramente di numeri binari, quello che cerchiamo sta in un computer”. “Minchia, vero!”, esultò Membra salterellando giocoso ed ebete. Intanto, il pane e panelle iniziava a sortire i primi devastanti effetti e Tinniriello si ritrovò accasciato al suolo avvolto da un alone maleodorante che teneva a distanza i suoi amici. “Aiuto, ragazzi, sto male, me la sto quasi facendo sotto!”. Al che Membra allarmato dal possibile scenario, decise di indossare la maschera antigas che portava sempre con sé nel suo zaino di DragonBallZ e si avvicinò a Gaetano che si contorceva al suolo. Niki nel frattempo cercava di abbordare una deliziosa ragazza con il sorpassato metodo della richiesta dell’orario. Ma la ragazza gli diede del filo da torcere: “Sei solo un’idiota. Non vedi che il sole si trova in opposizione con angolo di tre gradi del solstizio di primavera? E’ ovvio che siano le 14.24!”. E Niki: “E’ vero! Scusa, non me ne ero accorto”. Membra intanto aveva preso la vespa di Tinniriello e aveva caricato quest’ultimo in sella, quando Niki li raggiunse ed iniziò a spingerli. Dopo aver percorso un centinaio di metri Niki chiese a Membra: “Ma non si potrebbe accendere questa carretta?”. E Membra: “Ovvio che si può accendere…”. E Niki: “E perché non la accendiamo?”. “Perché non sono ancora sicuro, vorrei prima usare l’aiuto del pubblico.”

12/07/03

Le interviste impossibili - OLTRE LE ANTENNE E GLI AQUILONI


Sono sotto uno spicchio di luna, in un deserto. Aspetto che qualcuno arrivi, lui l'ho visto solo in un'illustrazione.
"Io… io ti conosco"
"Anch'io conosco te" lo dice e la luna gioca con i suoi capelli colore del grano. Ha la sua solita giubba blu e al fianco porta una piccola sciabola. Mi guarda dritto in faccia, cerca di scrostarmi di dosso tutto il rancore che ho accumulato in questi anni.
Ho un'intervista da fare, apro il mio taccuino e inizio: "Tu sei l'amico dell'aviatore che si perde nel deserto, sei l'amico della volpe, sei quello che ama la rosa. Perché non torni nel tuo piccolo pianeta?"
"L'aviatore è morto. La volpe l'hanno presa i bracconieri e la rosa è appassita. E il pianeta è esploso nell'impatto con uno dei vostri satelliti. Sono tutti morti, siamo solo cenere calda. Non si può restare per tutta la vita piccoli principi, ma una cosa non cambia..."
"lo so…" e seguo una fetta di luna che si va a spalmare sulla lama della sua sciabola.
"L'essenziale è…" lo dice con una voce di rosa.
"Invisibile agli occhi." Finisco io e restiamo così, sotto quella luna, in un deserto.


"Lo sai ma cerchi sempre di afferrare un senso nelle cose. Lo fai, sapendo benissimo che il più delle volte quello che ci capita non ha motivo. Accade. Senza scomodare leggi cosmiche o complicati calcoli di statistica. Cercare di capirci qualcosa è inutile. Pure che t'illudi di capire qualcosa, non cambierà mai niente." lo dice e la sua voce si fa più roca. "Quello che deve accadere, accadrà. Puoi correre più di Forrest Gump ma la morte ti raggiungerà sempre. Siamo destinati a morire. L'unica cosa da capire è questa. Non serve affannarsi. Pure campando 120 anni, arriverà un momento in cui il cuore smetterà di pompare sangue e i polmoni si stancheranno di respirare ossigeno. Nessuno può sfuggirle. E io me ne sbatto i piccoli e principeschi coglioni: non voglio sapere quello che c'è dopo il confine…" il principino s'accende una sigaretta con un cerino, me ne porge una.
Faccio un tiro e mi ricordo che ho smesso. La scaglio e cerco le parole giuste per rispondergli: "Una vita per la morte mi va stretta. E la resurrezione dove la metti"
"Bella roba, quella! Hai visto "La notte dei morti viventi"? Alzarsi dalla tomba e cercare qualche cervello per finire riammazzati. Meglio restare sotto due metri di terra bagnata. Ti fai cremare o lasci il compito al tempo. Alla fine sei sempre cenere calda. Un mucchietto di cenere calda nelle mani di Qualcuno che ha uno strano senso dell'umorismo" Cade uno strano silenzio e una tristezza immensa si infila nei suoi occhi azzurri.
"E i miei sogni, le mie speranze, i miei figli? Dove li metti?" Lo so, mi sto cucendo un sudario di paranoie ma non ce la faccio a vederlo così giù.
"Saranno qualche granellino nel mucchietto. Anche i tuoi figli moriranno. Anche i tuoi nipoti. Così, per sempre."


Sentivo la sua rabbia che riempiva quel deserto, io avevo chiuso da tempo con quelle elucubrazioni senza fine, sbiellare non era la mia massima aspirazione. Non voglio capire tutto della vita. Mi basta arrivare al numero 500 di Dylan Dog, vedere arrivare in libreria l'ultimo capitolo della saga della Torre Nera di Steve King e lasciare il fatidico segno del mio passaggio. I figli sono capaci di farli tutti, basta schizzare una goccia di vita dentro il buco in cui si cela l'origine del mondo. Un film, una poesia, un romanzo possono trapanarti lo sterno e toccarti il cuore anche se i registi e gli scrittori sono già cenere calda da cinquant'anni o da qualche secolo. Mi basta rivedere Forrest Gump, rileggere Itaca di Kavafis o Conversazione in Sicilia per palpeggiare le tette della felicità. Cambio di continuo taglio di capelli, modo di vestirsi e di parlare ma quelle tre ancore non le cambio. Se ne possono aggiungere altre ma quelle restano sempre con me. Ero perso nei miei pensieri, con i neuroni che filavano felici una ragnatela di belle speranze, ero lì con la luna sempre sopra di me quando il cielo all’improvviso si è offuscato.


Era un aeroplano: l'aviatore è tornato. Il piccolo principe ha scagliato la sua sigaretta lontano e piangendo è salito nella carlinga. Il suo amico è venuto a prenderlo, è venuto per fargli riscoprire l'essenziale.


Li ho visti volare via, oltre le antenne e gli aquiloni. Li ho seguiti con lo sguardo e poi ho guardato il deserto. Non c’era più: erano rifiorite le rose.

11/07/03

VITA UNIVERSITARIA - Le fatike medievali

dal nostro inviato Guido Grassadonio

 

Dear Dicotonino,

    ecco il resoconto di ciò ke è successo in questi giorni di fuoco. 9 Luglio, ore 9.00, terzo piano, la tensione sale fra noi poveri  morituri: l'esame è una scommessa per tutti, nessuno si sente sicuro. Ore 9.30/10.00 arriva il boia, ci saluta e c'invita a recarci in un aula del Corpo basso, luogo deputato all'esecuzione; una frase resta scolpita nelle nostre povere ignoranti menti, "Finiamo in mattinata". Iniziati gli esami prima sorpresa: si eseguono condanne anche di Storia della Logica e Filosofia Araba. I primi a sacrificarsi sono i Logici. Ore 11.00, tocca alla prima vittima del nostro corso, Valentina. 35 minuti di tortura poi la fine. "Professore io non accetto qualsiasi voto". E' caduta sulle domande riguardanti neoplatonismo e aristotelismo. Panico generale fra di noi. Vitaliano e Guido tornano in quel momento dalla biblioteca centrale, dove un Catanese disperato ha cercato di capire cosa si dovesse risponderead una domanda tipo "Mi parli dell'aristotelismo". Guido comincia a notare che ineffetti è una domanda non difficile, ma vuota. Che significa parlare di Aristotelismo nel Medioevo dove Aristotele è detto semplicemente il Filosofo? Comunque tocca a Chiara. Riecco spuntare aristotelismo e neoplatonismo con domande tipo "il rapporto di Bonaventura con queste correnti? Quali sono i centri universitari dove si diffonde il francescanesimo?" Guido pensa, "cazzo altre domande iper generali, nessun riferimento a cosa codeste menti pensassero........." Chiara tentenna, sa meglio il Gilson, ma è l'ultima cosa che importa in questo esame. Alla fine la condanna è 27. Poteva andare peggio. Il boia si alza, parlotta con il porco democristiano (Musco) che sta sistemando alcuni verbali. Alla fine ecco un'altra sentenza: arriviamo a farne solo altri tre. 2 di araba 1 di medievale. Rosanna prende la palla al balzo e si riprende lo statino e  si ritira dalla lotta. Vitaliano è già scappato laciando lo statino. Guido apprende che la sua esecuzione è stata rimandata e torna a casa: ormai ha capito che quest'esame è fuori dalla sua portata, non per il corso mongrafico, ma naturalmente per ben altro quel De liberà di cui ha letto solo il primo capitolo e qualche autore, su cui vi è almeno una domanda. Eppure, eppure...., ma sì,  il boia non ha mai chiesto nulla sul De Liberà, ha solo chiesto di parlare non di dire qualcosa. Si tratta di domande talmente generali su cui una persona che è abituato a studiare ogni particolare può avere difficoltà a rispondere, dato che non vertono su null'altro che la capacita di sintesi, ma Guido, che da sempre è versato sui discorsi general,i vuoti e sintetici capisce di avere ancora qualche possibilità. Il pomeriggio e la sera li passa quindi a concentrarsi ed a leggere le parti generali dewl De Liberà, saltando tutto quanto sia veramente filosofico. 10 Luglio ore 9.00, terzo piano: i morituri rimasti sono solo tre: Guido, Giulia e Gabriele (le tre G della riscossa). Gabriele sembra avere bene in mano la parte generale, Guido sfoggia la sua teoria sulle domande generali (quasi universali) del boia, Giulia è solo agitata. Ore 10.00, nulla il boia non si vede, Giulia è un po' più calma. Ore 11.00, ancora nulla; fioccano tesi di Guido su cosa può essere successo al terribile Roccaro (rapito dagli alieni, missioni segrete, ecc.). Ore 11.15 arriva il Boia. Ci guarda, sorride (non chiede scusa),  esce le chiavi del Dipartimento di tortura, le infila nella toppa, prova ad aprire, nulla: la toppa è rotta. Un unica frase passa nella mente nostra edei vari assistenti ke aspettavano: "Ma vaffanculo!!!!!". 15 tentativi di aprire la porta, nulla. Il boia decide di trasfererire altrove l'esecuzione. Ultimo tentativo, finalmente la porta si apre. Tocca subito all'ultima superstite dei filosofi arabi. Noi (naturalmente dico noi perché io sono il protagonista)  rimaniamo fuori. Giulia è di nuovo agitata e per calmarla Guido pensa bene di sfidarla a braccio di ferro. Dopo uno sforzo sovraumano Guido riesce a piegare il braccio della forzutissima pulzella; in questo momento capisce che è il suo giorno fortunato (come ribadirà più tardi Antonella stracciata in una sifida a carte). Ecco tocca a Gabriele. Gli altri non entrano, vuole restare solo. Passano minuti interminabili, la tensione di Giulia sale alle stelle. Dopo 30 miniti esce Gabriele, sembra tranquillo. "Come è andata?" chiede Guido. "Non so"  risponde l'affaticato esaminato, "non ho ancora visto il libretto." Ecco spuntare forte e glorioso il magico numero di 30. L'esame ha vertito principalmente sul Parmenide di Platone (che Gabriele ha scelto al posto di Aristotele) e su discorsi generali. Tocca a Giulia, ma neanche lei vuole che qualcuno assista al suo esame. Altri interminabili momenti, ora è Guido ad essere agitato. Esce un laureando. Un piccolo scambio di parole e Guido capisce che non sta andando troppo bene. Eppure alla fine è 28. Bene, Giulia augura 'in bocca al lupo a Guido e se ne va in vacanza. Guido si accomoda, esce le varie Metafisiche dallo zaino 1977 e comincia a ruota libera anticipando la scontata domanda del Boia sull'argomento a piacere. L'esame verte per ora sulla parte monografica, anzi Guido trasforma la "Storia della Filosofia Medievale" in "Quanto aveva già detto Aristotele e gli altri hanno solo ribadito". Infatti tranne qualche accenno consistenter alla prima sezione della Metafisica di Avicenna e qualche rimando a Tommaso, parla solo di I, II, III e IV libro della Metafisica originale. Su una critica di Roccaro a Reale, costruisce poi un'argomentazione rafforzativa sulla base di un rigo del V libro e sulla nozione di categorie. Sembra il tripudio, ma ecco che il boia comincia a chiedere "Lei a letto il De liberà?" La risposta è una sorta di singhiozzzo: "Sì". Panico, terrore: e se la tesi della domanda generale fosse sbagliata? Se per caso, dato la spumeggiante prima parte il Boia decida di fare qualche domandona impossibile sicuro che colui che ha davanti si una speci di secchione onnisciente? Roccaro formula lentissimamente la sua domanda, come se dovesse scegliere bene le parole, dovesse spaccare il capello diqualche questione. Ed invece: "Perché DeLiberà dice che più di una filosofia medievale bisognerebbe parlare di più filosofie, articolate per differenze?" Insomma la domanda più universale che si possa fare ovverro "Di che tratta sto cazzo di Libro". Guido ci aveva azzeccato e poteva cominciare il suo Show. Aristotelismo, Neo Platonismo, Pseudoaristotele, translatio studiorum, Averroé ed altro fumo, tutto esposto con la classe di chi per anni è andato impreparato alle interrogazioni,  tenendo comunque una media del 7. Alla fine il prof. prende il libretto e comincia a scrvere. Guido poi controllerà per sicurezza, ma sa già da ora il voto: 30 e lode. Guido si alza, stringe la mano al boia sconfitto, e tutto trionfante prova ad uscire dalla scassatissima porta. Riuscirà ad aprilrla solo al sesto tentativo............, ma  questa è un'altra storia.

 

 

P.S.

Lo scritto tutto di seguito e la forma non l'ho riletta. Comunque è un modo per tranquillizzarti: l'esame è una cazzata, basta usare un po' la testa. Ecco quindi i cinque comandamenti per passare bene l'esame:

 


  1. Non perdere troppo tempo col Gilson, o con le minuzie di Psellos, ti servono principlamente i discorsi generali del De Liberà.
  2. Fai benissimo il corso monografico.
  3. Preparati uno spumeggiante discorso d'introduzione
  4. Parla, parla, parla, introduci sempre nuovi argomenti, scegliti tu le domande, portalo dove vuoi tu.
  5. Abbi culo.

10/07/03

Amo la Mailing List di BombaCarta.


Amo le sue periodiche e vivacissime dispute letterarie e non. Mi piace interrogarmi se sia meglio la prima o la terza persona e non disdegno che qualche didattica sezionata lasci nel suo blog qualche vivificante frecciatina. Già, vivificante. Nel web come nella vita non fa male fermarsi un attimo e chiedersi: che faccio qui? Glaucy se lo chiede nelle sue casette e nelle sue cosette e indirettamente ci invita a farlo. Colgo l’invito.


Però, ci ripenso. È luglio, fuori ci sono 30 gradi e allora mi lascio scivolare. Su Repubblica di domenica anche Baricco (odiato-amato-schivato ma sempre vendutissimo) delirava su strani parallelismi tra il romanzo di Stocker e il Don Giovanni. Giocava con vaghe analogie sino a raggiungere l’acme nell’individuare il filo rosso che legava entrambe le opere: la scoperta del desiderio. Lo faceva con la sua prosa stuzzicante e sotto il sole continuavo a leggere e intanto pensavo: chissà che ne pensano in Mailing List.


Ecco il punto. Qualsiasi cosa legga e che ruoti nell’orbita della scrittura, automaticamente un neurone prende appunti nel suo taccuino e mette da parte lo spunto per una gustosa discussione bombacartacea. E questo mi capita da più di due anni.


Poi, pensare a Baricco si è tirato dietro un altro ricordo che pedalava tutto contento verso la memoria a lungo termine. La faccia di Veronica, la nostra Veronica, la mia ‘polizzziotta’ preferita che mi parlava a dieci centimetri di distanza di letteratura a bordo della mia ford fiesta. Sì, in questa mailing list ho degli Amici.


 
Bene: faccio 2+2. Ecco: un altro cortocircuito. Mi sbobino in testa il delirio che chiudeva 1984 di Orwell. Mi rivedo quattro dita davanti agli occhi, steso sul tavolaccio con Winston ridotto a una larva. E arriva un’altra scarica e le dita non so più quante siano. Non lo so quanto fa 2+2, in alcuni mondi fa quattro, in altri è meglio non saperlo. Ma in questa lista è importante sommare i due punti del ragionamento e tirarne un evidente, chiarissimo e lapalissiano risultato. Sono stato conquistato dal manifesto e da quello slogan che accoppia amicizia e arte. Bene, se leggo e penso a questa mailing list mi sa che quel manifesto non è più solo bit, si è concretizzato. E ripenso all’odore della pipa di Kosta, alle birre bevute con DDT, alle sigarette fumate al Massimo, alla voce di Antonio, al terrazzo di Stas’…


Quindi, leggere Didattiche sezionate che cercano spunti per riempire blog, non mi può scacciare dal cranio e dal cuore quello che provo. Basta poco per rinnovare quella bella sensazione: il mio modem smette di gracidare, vedo nuovi messaggi nella cartella di BombaCarta e sotto il naso mi spunta un sorriso.


P.s. Oggi ero sul treno e una mia amica mi dice: ‘Sono stata sul sito e ho letto il racconto di Max. Bellissimo.’ Io ero seduto dal lato del finestrino, ho guardato il mio riflesso.


C’era la mia faccia.


E un sorriso.  

09/07/03

L'uomo scarafaggio abita lì, nella casa di fronte all'ospedale. La sua stanza ha una finestra che s'affaccia proprio sulla strada. Sento suonare un violino e poi nient'altro. Il portiere dello stabile mi chiede il motivo della visita, gli allungo 10 euro e lui mi sorride con gli ultimi tre denti che gli sono rimasti.
Sono ancora lì, a fissare le gengive del vecchio e subito scendono di corsa tre vecchi con le barbe bianche che caracollano dalle scale come se avessero le suole arroventate.
Salgo dalla scala e cerco il campanello dei Samsa. Suono una volta. E ancora una. Nessuna risposta.
È tardi per trovare un albergo, con altri venti euro il portiere mi sistema una branda nel sottoscala. Ci sono due o tre scarafaggi che zampettano proprio sotto di me. Magari loro lo sanno dove è finito Gregor.
La notte cade e ancora il taccuino è vuoto. Giro le pagine che stanno attaccate alla spirale e ripasso le domande. La prima è la domanda che preferisco: Signor Samsa, che cosa ha sognato la notte prima della sua metamorfosi? Stavolta becco il Pulitzer, me lo sento. Penso al premio e felice mi addormento.
All'alba mi sveglio di soprassalto, come se vicino a me due o trecento segretarie picchiassero nelle loro macchine da scrivere. Apro gli occhi: una processione di scarafaggi si snoda dalla mia branca sino al vicolo dietro il palazzo. Mi alzo.
Corro facendo attenzione a non schiacciare nessuno di quelle bucce di melanzane. Stanno piangendo. Piangono e le loro antenne suonano le note della marcia funebre di una marionetta.
Piangono la morte di Gregor. è lì, un'antenna esce dal bidone e vibra piano in quest'alba di ghiaccio.
Non sapremo mai quali erano quei sogni tormentati.

07/07/03

(c) by ConiglioneQuesto blog partecipa alla nuova iniziativa del grande Coniglione

Dicotomici FuroriSette anime dannate
Dal vento qui scagliate
Uno era impreparato
I coglioni gli ho infilzato

Sei anime dannate
All'inferno condannate
Una s'era appisolata
Non sarà più svegliata

Cinque anime dannate
Qualcuno le ha chiamate
Quell'altro con lo zippo c'ha provato
È finito rosolato

Quattro anime dannate
in silenzio son restate
A mangiar senza posa
Sottoterra si riposa

Tre anime dannate
Non saranno risparmiate
Hanno nuotato lesti in tondo
Uno è restato al fondo

Due anime dannate
Alla morte destinate
Una mosca s'è stufata
Ora quello è marmellata

Alla fine una sola n'è restata…


Che cos'è questa filastrocca? Chi è il professore che divenne una leggenda?  C'è un solo modo per scoprirlo. Leggere.

04/07/03

Comunisti di qua, comunisti di là... Covo di cripto-comunisti!


Prima di sparare sulla bestia rossa rileggiamoci Marx. Partiamo da una citazione abusatissima e ricontestualizziamola:


"La miseria religiosa è insieme l’espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come e lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l’oppio del popolo.
Eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo vuol dire esigere la felicità reale. L’esigenza di abbandonare le illusioni sulla sua condizione è l’esigenza di abbandonare una condizione che ha bisogno di illusioni. La critica della religione, dunque, è, in germe, la critica della valle di lacrime, di cui la religione è l’aureola."


from "Per la critica della filosofia del diritto di Hegel" Introduzione
da "La questione ebraica"

Dicotomici Commenti


Poi, a ben riflettere, parlare di esibizionismo nel contesto dei blog è solamente paradossale! Siamo tutti esibizionisti. E lo sappiamo. Vabbè: viviamo nel grande paese dei paradossi! Tutti si fanno un mazzo così per diventare V.i.p. e quindi riconosciuti da tutti e poi si lamentano che non hanno privacy, che non possono mettere il naso fuori dalla porta! Stesso discorso per la gente comune: sbavano per un minuto di celebrità (segno evidente sono gli shot di Italia 1) e poi privacy di qui, privacy di lì... Shibetta vuole regalarci la sua ultima foto o un'ironico primo piano dei suoi seni? é una sua scelta. Non credo che da una foto  possiamo estrarre la moralità di chicchessia. Sono due belle foto. E tanto basta. Il resto è fuffa.


(commento abbandonato sul blog di shibetta)



1. il diritto alla fuffa
2. il diritto di commentare (con garbo)
3. il diritto di linkare
4. il diritto di non restituire il link
5. il diritto di cancellare i post
6. il diritto di spizzicare i blog altrui
7. il diritto di trarre ispirazione da altri blog - citandoli!
8. il diritto di sapere se si viene letti
9. il diritto di non postare per qualche tempo
10. il diritto di chiudere (tanto ci si mette un attimo a riaprire)

Ispirati da
'I diritti del Lettore'
di Daniel Pennac

 

(c) by Mila (mila.splinder.it)ma tu, ti senti metà mela o una mela intera??? se ti va di rispondermi... trovi il quesito sul mio blog... un ciao dal malditesta sempre in testa!


Mila (http://mila.splinder.it) alle 09:43 del 03 luglio, 2003


Avevo trovato sto commento sul bomba-blog e ho cliccato.


Ho trovato questo capolavoro.

03/07/03

Undicesimo [puntate precedenti Intro (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) (9) (10)]


Una bambina divide una merendina con il suo gatto, l'ha appena salvato dal fiume. Dividono quella merendina senza dir nulla. E quei due scappano, scappano nella notte con la luna che guarda l'inutile girotondo di un uomo che segue un piccione che gira attorno ad una fontana senz'acqua. Il cappello di paglia se lo prende il vento che viene dal mare e il gattino sfregia per sempre quella bimba che gli aveva dato soltanto mezza merendina, le strappa mezza faccia e quella lo prende per la coda e incomincia a sbatterlo e risbatterlo sulla parete dell'emporio, strade e straduzze compaiono e scompaiono tra i chicchi di neve che qualcuno fa cadere rivoltando un'altra volta la boccia nel negozio di souvenir. L'alba ancora non arriva.
Ulisse pensa mentre Satchmo gli ride ancora sulla pancia. - Lo sanno tutti che solo gli idioti amano censurandosi ogni mossa azzardata, mi va di lasciare liberi i pensieri… forse non ci ho mai capito niente, anzi di sicuro ma mica che capire è mai stato facile. Forse la partita è ancora tutta da giocare e se guardo le tue mosse per benino la prossima volta li muovo io i bianchi, silenzio… Lo vorrei chiedere al tuo sterno cleido-mastoideo, al mare, al filo interdentale e al codice a barre dei tuoi salvaslip con cui riempivi gli slippini di Barbie, a tutti vorrei chiedere perchè sono finito qui. Lo chiederei ai topi e agli uomini e no. Vorrei chiederlo a tua madre e a tuo padre e pure a Padre Carlo perché provo quello che provo quando suono il campanello. Ma non lo chiederò mai a nessuno e faccio sempre lo stesso errore: rovino tutto con le mie mani troppo grosse e continuo, sempre, svicolo come nessun altro le domande e non do mai risposte.  Quanto dovrò aspettare per rivederti felice? Sempre troppo tempo e quella bufala che il presente non esiste che subito si è sciolto nel passato tra fumi futuri. Immagini mobili dell'eternità e pensiero di pensiero, atti puri e amletici dubbi… Venghino, venghino signori a vedere cosa si fa per amore, venghino, i bambini non pagano e le belle donne nemmeno. Abbiamo dubbi per tutti, di ogni misura e qualità e ricchi premi per i più audaci...- i pensieri in testa gli galoppano veloci e frenetici con la schiuma alla bocca, vede che Silvia gli tiene il braccio per la mano e nemmeno sa quanto tempo è passato su quella vecchia giacca di pelle, sempre la stessa, che ha lasciato nell'altro mondo. Ha barattato una giacca da 500 mila lire per un pannolone azzurro che un arpione gli ha strappato a brandelli e ora neppure quello, solo magliette stinte e jeans fuori-moda. - Fumiamo un'atra sigaretta, sul gradino schiaccia chiappe di marmo bianco l'eterna ultima sigaretta, con mia madre che mi dice che sono uguale a Zeno. Ma io nemmeno conto quante ne fumo, sono tutte eterne e ultime, indistintamente. E l'eternità? Qualcosa che mai è iniziata e mai finirà: é immortale solo chi è nato e mai si stancherà di respirare ossigeno. Guarda, c'è la neve. Ma è solo un'altra illusione intrappolata in un negozio di souvenir. E tutte le sere ci sono sempre loro, i lampioni, che inchiodano i marciapiedi all'asfalto in chiazze multicolori. E Michele che ama Valentina a che soffre perché lei tanto non gliela da. L'ultimo sorso e chiude pure la champagneria tra lattine che rotolano e confidenze che sgocciolano tra i grani del sale di un'altra corona condita per soli 2 euro, già perché non ci sono mica più le lire, solo quelle dei poeti e quelle inglesi. "E perdi solo il tuo tempo e non voglio che soffri e se hai commesso un errore proprio non so quale caXXo sia, forse hai detto ti amo troppo presto" parole troppo tue, Lisa. Amare, forse è meglio non dirlo che poi gli amori ti esplodono tra le dita che restano… "A diciott'anni che vuoi fare?" "Sposarti." Risponderei io ma poi rido di me stesso e mi guardo, un'altra volta, le dita troppo corte e vicine, troppo grosse per carezzarti quei due seni di pesca. Solo voglio pensare. Voglio solo pensare. Pensare com'è bella Palermo al tramonto, bellissima se hai qualcuno con cui passeggiare quando il treno è ancora lontano, basta: guardo avanti, anche Gesù ha fatto delle cazzate a 18 anni- Su quell'ultimo pensiero arrivano i ricordi. La grande notte fu di nuovo in lui.


Silvia forse dormiva, distesa sulle travi del ponte. Ulisse si sveglia sudato, quel girotondo di pensieri lo ha sconvolto. Vuole passeggiare per cercare di dimenticare tutti quei ricordi che la notte gli ha riportato in testa. Si alza e cammina senza meta. Camminando arriva vicino a uno dei pali di sostegno del ponte e vede dodici gradini incerti che non aveva mai notato. Li scende uno alla volta, prestando attenzione alle scaglie di legno che potrebbero conficcarsi nei suoi piedi nudi. In testa i ricordi si sono calmati, sono ritornati nei loro recinti di neuroni, sotto la montagna di capelli ricci che si porta dietro da quando aveva quindici anni. Gli era rimasto in testa solo una vecchia battuta di Zummo. Era successo secoli prima, scappati via da Bagheria sulla Renò 4 per andare a tampasiare nella sera di Palermo. Erano andati come sempre a contrattare cd masterizzati male coi marocchini che vivacchiavano all'ingresso di Mac Donald in piazza castelnuovo. Zummo aveva finalmente trovato un cd con i migliori pezzi degli Eagles e Ulisse s'era concentrato nello spulciamento sistematico delle bancarelle di libri a tremila lire. Aveva trovato i racconti di Kafka e le poesie di Kavafis. La caccia era andata bene per tutti e due. Si rimisero sulla R4 e, imboccando via Cavour, presero la Marina verso Bagheria. Arrivati all'altezza del Jolly Hotel Zummo aveva esclamato che aveva un pititto da guiness dei primati. Ulisse aveva sterzato senza manco mettere la freccia e s'era imboccato nella traversa del Touring, il mitico bar delle arancine bomba. Le arancine erano di almeno 400 grammi l'una, almeno così dicevano i pezzi di cartoncino gialli appiccicati sulle vetrine scribacchiate con rapidi colpi di pennarelli nero. Ne pagarono una ciascuno e affondarono le rispettive dentature in quel biglietto di sola andata per un gastroenterologo. Finire un'arancina del Touring senza lasciare neanche un chicco di riso è un'impresa ardita, Zummo si fece onore anche quella volta e Ulisse con un distacco di tredici minuti eguagliò il suo record. Zummo stava già andando a pagare una bomba per un masochistico bis. Ulisse s'era ritirato sconfitto. Zummo ritornò con la sua arancina sorridendo. Dopo quattro morsi il sorriso era stato rimpiazzato da una smorfia di disperazione, stavolta Zummo aveva osato troppo, lasciò cadere l'arancina nell'asfalto quando pronunciò la frase che ora Ulisse stava ricordando sul penultimo gradino di quella scala. "Basta, un altro morso e leggo il futuro nell'imbottitura delle arancine" e subito a Ulisse era venuta in testa una di quelle immagini vivide che gli arrivavano senza preavviso nella sua testaccia bacata. Aveva visto Zummo con la cresta gialla alzata per bene col gel e una lunga veste con un buco in corrispondenza dell'ombelico. E in mano mezza arancina bomba su cui faceva scorrere avanti e indietro la mano destra. E leggeva il futuro dietro compensi astronomici. Si scrollò di dosso quell'immagine e si ritrovò su quella scala con in testa Lisa che aveva preso il posto di Zummo, scese con lei l'ultimo gradino e vide che sotto il ponte c'era una stradina. La seguì fiducioso. Camminava già da qualche minuto nella luce che veniva dalla luna. La sabbia la sentiva calda sotto i piedi e canticchiava "onda su onda" di Paolo Conte.
-Che notte buia che c'è
Povero me, povero me
Che acqua gelida qua
Nessuno più mi salverà
Son caduto dalla nave
Son caduto
mentre a bordo c'era il ballo
Onda su onda
Il mare mi porterà
alla deriva
in balia di una sorte bizzarra e cattiva
Onda su onda
Mi sto allontanando ormai
La nave è una lucciola persa nel blu…-
S'interrompe bruscamente, ha sbattuto il piede su qualcosa che sporgeva dalla sabbia, si china a guardare l'ostacolo che gli ha fracassato due dita del piede. Un anello di metallo. Scava attorno all'anello e l'anello è attaccato a un quadrato di lamiera. Ulisse tira l'anello e la botola si apre con troppa facilità.  Tutto è toppo calmo, quel silenzio lo infastidisce. Lontano un cancello cigola e nessuno mette un po' d'olio su quei cardini. Ha i piedi scalzi e sporchi di terra desolata. Scende i gradini che lo aspettano nel budello che ha scoperchiato alzando la botola. Pensa ai catafalchi egiziani e un vecchio ricordo di claustrofobia gli blocca le ginocchia. I gradini che si vedono si consumano presto, la luna non riesce a illuminare gli altri. Li scende non volendo pensare più a nulla. Poi appare una luce che filtra fioca da sotto una porta. Si volta e vede i gradini che ha sceso, sono così tanti che non riesce più a vederne l'inizio. La luce lampeggia a intervalli irregolari, si fa forza, accarezza il ricordo di Lisa e decide di abbassare la maniglia della porta. Dentro è accecato dal bagliore che arriva ora senza più filtri, si stropiccia gli occhi con le dita e lentamente riesce a distinguere qualcosa. È fermo nel punto dove s'incrociano quattro strade e c'è solo un cartello, conficcato nel pavimento. La luce viene da lontano, un faro con i colori tutti sbagliati che riesce appena a distinguere nel buio del tunnel che ha imboccato spalancando quella porta. Aspetta che il faro rivolga la sua luce verso il cartello. Un raggio finalmente lo aiuta a distinguere qualcosa, c'erano una ventina di foto su quel cartello, foto sue, la sua faccia catturata in altrettanti momenti della sua vita. La prima era quella della sua carta d'identità, aveva i capelli corti, un ciuffo ricurvo sopra il sopracciglio destro e le orecchie a sventola in bella vista. In un'altra i capelli lunghi coprivano le orecchie e le basette gli incorniciavano la mascella, in un'altra c'era la sua prima barba, quattro peletti che si portava in giro col cuore colmo di orgoglio. E la sua faccia si dilatava, si stringeva, si affinava da una foto all'altra, la barba cresceva e s'accorciava saltando da una foto all'altra, le basette prima erano sole sulle guance e poi veniva una barbetta castana a tener loro compagnia e gli occhiali spezzati da colpi di pallone ai tempi che parava nella squadra dell'oratorio si riparavano e poi venivano rimpiazzati da modelli imposti dalla moda e poi arrivavano le lenti a contatto. Ulisse era sbigottito, perso in tutte quelle schegge di sé. Non capiva come quel cartello poteva indicargli quale sentiero imboccare in quel mondo che si svelava per lui, un altro universo viveva sotto la sabbia. Imboccò la strada che andava a sinistra, al di là del cartello, quella che corrispondeva alla prima foto, quella del ciuffo ricurvo.
Ulisse camminò a lungo, nell'oscurità tagliata dai bagliori del faro verde, arrivò in una radura, alla base di una collina. Un cancello lo ferma, forse lo stesso cancello che sentiva cigolare mentre scendeva i gradini. Era rimasto solo mezzo cancello attaccato storto a un solo cardine. Passò il cancello e vide che il sentiero conduceva sopra la collina dove un platano stava abbarbicato. Sotto il platano una lapide di marmo spessa sei centimetri. Ulisse si china, sposta le foglie secche del platano e cerca di leggere il nome del trapassato che riposa nel suo sonno senza sogni. Sotto le foglie però c'è la gramigna che strozza la lapide. Ne strappa ciuffi che gli macchiano le dita e le unghia di verde. Riesce finalmente a rendere visibile la foto sulla lapide e rabbrividisce. Una sciabolata verde del faro gli illumina la faccia sconvolta. È la sua faccia, una delle sue facce. Lui con i capelli a mezzo collo e gli occhiali di plastica nera che gli squadrano il viso. L'Ulisse dei suoi 17 anni giace lì, sotto l'ombra del platano. Vorrebbe lasciarsi sprofondare in quella fossa e inghiottire terra desolata e dimenticare, scivolare e sospendere ogni giudizio su quello che gli sta accadendo nell'universo di Nicodemo. Si china e scava, le sue dita urlano ma lui scava. Scava, gratta qualcosa di duro. Capisce che è la bara, riesce a tirarla fuori. I becchini l'hanno seppellita poco profonda e lui martella sulle cerniere con una pietra. Qualche colpo scheggia il coperchio. Martella e poi s'accorge che finalmente l'ha aperta... (continua)

Io sono un aquilone.
Avete capito bene: un aquilone.
Carta, spago e fame di vento.
Sono un aquilone all'antica, un rombo di carta pronto a giocare con le nuvole. L'altro giorno ero lì che volavo e non avevo paura, c'era un bambino che mi teneva la coda e io lo vedevo sorridere felice, volava con me. Anch'io ero felice e fischiettavo lontano dalle antenne, senza rimorsi, volevo solo il vento.

02/07/03

Per riprendere il filo: Intro (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) (8) (9)


Ulisse, lumache e cioccolatini


Decimo


Il ragazzo fuori dal tunnel si sentiva anche peggio. Svuotato.


-Sempre a romperti la testa con inutili paranoie! Finiscila una buona volta! Queste sono quelle persone di cui ti parlavo…- Nicodemo è seduto, le altre facce sono nel cono d'ombra del neon.
Il primo che s'avvicina ha solo due ciuffi ai lati della testa e un cilindro trasparente tra le mani, si presenta con una sfilza impronunciabile di consonanti ma tanto tutti lo chiamano il Dottore Obliquo perché il cilindro e tutto il resto pendono di una quindicina di gradi verso sinistra. Ulisse gli sorride piantandogli gli occhi negli occhiali.
- E' chiaro che il soggetto è affetto da gravi turbe esistenziali, opterei per il terzo grado d'assurdità della scala Camus. Deve assolutamente evitare gli ospizi, i film con Fernandel e gli arabi incazzati -, cambiano i mondi e le latitudini ma le diagnosi restano sempre incomprensibili.
Altre facce s'avvicinano al nuovo arrivato, lo annusano, lo palpano senza dire niente. L'unica che resta in un angolo è una ragazza con un cappello di paglia.
- Questo è il Chiarissimo Mica Tant. Dott. Prof. Spadazzo, il timoniere, si diverte a sviluppare foto venute male. Lasciati pure stuzzicare dalle sue teorie ma non chiedergli mai nessuna delucidazione sulla organizzazione che ha fondato. Hanno una cinquantina o più tra manifesti e ideari ma che cosa sia quella cosa lì non l'hanno capito manco loro, però tutti si vantano rilasciando interviste su tutti i giornali -.
In quel teatro dove apparivano dal nulla vetrate e fiori di cartapesta, J.C. ci sarebbe stato proprio bene.
Ulisse pensò che gli occhi della morte guardavano da un'altra parte e le zucche intagliate potevano pure marcire, lui doveva andare avanti.
Qualcuno gli passò un paio di jeans strappati e una maglietta con sopra la faccia di Louis Armstrong. Non era ancora il momento di riavere le scarpe.
Un uomo con il petto nudo  e la faccia disegnata male aveva un gigantesco pesce spada tatuato tra i capezzoli, voleva parlare con Ulisse ma lui era più interessato alla ragazza col cappello di paglia.
Qualcuno mise di sottofondo i campi di fragole dei Fab Four. Poi iniziò il dibattito moderato dal Dottore Obliquo.
S'avvicinò al microfono per prima il Chiarissimo Mica Tant. Spadazzo e tutto paonazzo incominciò a sputacchiare contro un microfono che vedeva solo lui.
- Nostra arma principale deve essere l'estetica! Come ebbe a dire Von Vattanius nelle sue tre righe autografe: <<Stringete gli occhi sempre un po' di più per vedere meglio, separate gli slippini sporchi da quelli puliti e checazzovogliodirenonlosomancoio!!!>>. Seguono ventinovemila e trecentotre pagine postume di note di suo pugno su quell'unico, delizioso aforisma. Ventinovemila e trecentotre pagine in cui il genio trascrisse in maniera esponenziale proprio quello che il Dott. Gastonius ha definito come sintesi suprema di tutta la letteratura post-saturnista: checazzovogliodirenonlosoman-coio, parola chiarissima accompagnata da ben tre interpunzioni esclamative che ne aumentano l'alto valore filosofico-onto-epistemico…" il dott. Spadazzo riguarda gli appunti numerati in codice binario e sorride soddisfatto.
- E ora, esimi colleghi, passerò a illustrarvi la mia interpretazione di questo libello. Ci sono degli spunti interessanti che rivelano interessanti connessioni. Il testo in questione è DICOTOMICI FURORI di Ulisse Cerami, l'autore è in sala ma penso che non ha niente da aggiungere a quello che sto per dire. Il testo è scorrevole e nonostante il periodare traballate rivela una profonda commistione di generi. In queste settanta pagine trovate di tutto e anche di più. Certo, si fatica ad arrivare alla fine e poi forse i profani resteranno delusi del finale. Anzi a dirla tutta è un libraccio scadente e non so proprio perché volevo intrattenervi con questa dissertazione - Spadazzo getta il libro sul pavimento e riprende le sue elucubrazioni:- ah, sì, mi ricordo. Volevo discettare sul valore della scrittura. E soprattutto della letteratura. Non so ma mi è venuto uno spunto che svilupperò nella mia prossima conferenza: a che serve la letteratura? Molti di voi usano i libri per alimentare il fuoco del camino. Altri per sistemare una gamba traballante del tavolo… altri ancora per facilitare l'evacuazione delle feci mattutine. Ma c'è tutta una generazione di poveri scriteriati che passa le notti a scrivere illudendosi di produrre testi degni di lettura. È tutta colpa della preoccupante diffusione dei computer: tutti possono scriversi il loro personale libercolo e stamparselo in 150 copie con le loro epson che sputano inchiostro mal diluito su risme di carta economiche. Ma passiamo al nucleo fondante della mia conferenza: a che serve la letteratura? E chi lo sa? Proprio a me lo venite a chiedere?-
Quelli del pubblico s'accasciano uno dopo l'altro e il fotofinish dimostra senza dubbio che, per mezza palpebra chiusa, vince su tutti Ulisse.
La ragazza col cappello di paglia s'avvicina al pesce spada intercapezzoluto, è riuscita a star sveglia aiutandosi con un walkman. Il petto nudo è di Agostino III, discendente di una stirpe antichissima di postini della felicità, quelli che odiano le brutte notizie. Dicono che alcuni di loro filtrano ancora le sacche dei postini e vivono di sorrisi.
Silvia prende una lametta da sotto il capello di paglia e fa un taglietto nella sacca di Agostino. Sa già dove cercare. Col bottino s'avvicina a Ulisse che russa sopra una cassapanca.
- Svegliati…-
- Nico, solo altri due nanosecondi. Altri due…- Ulisse bofonchia e neanche fa lo sforzo di aprire le palpebre, la conferenza lo ha stroncato.
- Svegliati, stupido. Ho qualcosa per te….- la voce lo ruba al sonno con due litri e mezzo di rocchetta e tutti i suoi din din.
Si asciuga gli occhi con la mano e si gira verso la bocca che parla. Mette a fuoco a fatica quello che gli sventaglia davanti, quattro fogli e quella è proprio la sua grafia…
- Sono di … sono proprio della mia Lisa! -


   Ulisse abbraccia Silvia e inizia a galoppare verso l'uscita. Di riattraversare i trenta centimetri del budello di terra dilatabile non se la sente proprio. Non perde tempo a cercare vetrate o botole. Guarda Silvia e lei gli prende le mani e lo guida verso la cassapanca su cui s'era addormentato.
 Insieme la aprono. Si accende per un istante della luce viola delle macchinette fulmina-insetti, Silvia traccia vocali in parole senza senso sul fondo. Si calano dentro il baule.


Sono fuori, sotto quello che rimane dell'insegna del teatro. C'è pure la luna sopra il ponte. Corrono e le assi scricchiolano. Ulisse riesce solo a pensare a un pulcino che ride sotto il culo di una gallina.