28/10/04

l'afferracazzintallaria

Paolo Lo Cicero era un'afferracazzintallaria.
Era quella l'efficace definizione usata da suo padre per segargli i sogni.


 - Non ti ho mandato a scuola per vederti coi capelli 'ngrasciati e la barba lunga. 'Sti fumetti che disegni sono solo tempo sciupato. Tempo che non tornera' piu'.
 - Questi non sono "fumetti", e' arte sequenziale.
 - Chiamala come minchia vuoi, resti sempre un'afferra cazzi 'nta l'aria. Devi mettere giudizio. 


Finiva sempre cosi' con suo padre.
Sua madre se l'era portata via una di quelle malattie che non lasciano scampo e lui era rimasto li', accanto a suo padre a sentirsi dire che era buono solo a buttare nel cesso il suo futuro.


Futuro. Da quando aveva finito il liceo, l'avevano scagliato in quell'acquario di preoccupazioni. Sino ai 18 anni sei in un'isola felice, lasci che il tempo ti scorra addosso senza preoccuparti di quello che ti riserva il domani.
Il suo calendario aveva le tette della Canalis e tanto gli bastava. Ora no, lui aveva solo piu' barba e ancora piu' sogni e ora gli dicevano che era il momento di pagare il conto. Prima suo padre gli dava amorosamente a mangiare, ora s'era "stancato di foraggiarlo a vuoto".


 - Fai come tuo cugino, viaggia e lotta per un posto fisso. Tanto a stare qui perdi solo la speranza.


A frasi del genere, Paolo rispondeva col silenzio e scendeva in cantina a riempire un intero album con schizzi del suo progetto infinito, un romanzo grafico che aveva intitolato "Regina Vagina". Voleva venderlo a qualche grande casa editrice e campare coi diritti d'autore e con le ospitate a quegli inutili talk show che pero' sfunciavano bei gettonazzi di presenza. Rimise avanti i sogni e torno' all'altro suo progetto, stava illustrando alcune poesie di Paul Celan per riconquistare una ragazza che credeva di aver perso tre anni fa.


Disegno' due corpi nudi su un orologio, con le lancette piegate verso l'interno. Il tempo dell'amore, la metafora-talamo di "quella notte che s'apri' e aperta rimase".


***


 - Signor Lo Cicero, leggo qui sul suo curriculum che lei si sente "solo un rifiuto di una tipica famiglia siciliana". Che intende?
 - una tipica famiglia siciliana: le mie sorelle hanno le cosce grosse come le colonne bugnate della Cattedrale e tre figli ciascuna, il marito disoccupato e la tette tristi. Seguono la buona novella di Maria De Filippi e sognano che qualcuno le chiami ad aprire la busta di "c'e' posta per te". Io resto sullo sfondo, intonso. Sto li' a leggere e scrivere fumetti. Coi capelli troppo lunghi e la barba sporca. Sempre cosi', da una vita. Ciucciamo tutti la pensione di mio padre e arrotondiamo coi guadagni del lavoro notturno di Toto' e Carluccio. I miei due inutili cognati vendono sigarette di contrabbando con un'ape che hanno modificato sino a farla sollevare a ogni accelerata. Ripeto: una tipica famiglia siciliana.
 - Capisco. Le faremo sapere...


***


Un altro colloquio andato a puttane, Paolo non ci credeva piu', le prime volte tirava fuori il vestito che s'era messo per il funerale della madre e si pettinava i capelli all'indietro tenendoli attaccati con un nastro rosso. Ora manco quello, ci andava vestito come tutti i giorni, tanto nessuno dava fiducia alle sue tavole. L'unica cosa buona sua padre gliel'aveva detta una sera che russava tra uno sparo e l'altro di Walker Texas Ranger:
 - Paluzzu, saro' pure stato un padre indegno e un marito pieno di mancanze ma una cosa te la devo dire: ricordati che un uomo quand'e' solo manco e' buono per cacare. Non isolarti, non lo fare mai. Trovati 'na bedda picciotta con una buona famiglia alle spalle che il resto poi s'aggiusta. Non devi essere rigido, mai.
 - Io non sono rigido.
 - Lo sei, lo sei. E lo sai. Non riesci a perdonarti niente. Devi imparare che la vita che uno si sceglie e' megghiu pigghiarla coi fianchi larghi, almeno c'e' un po' di sustanza con cui consolarsi.


***


In quelle mattine di pioggia che l'asfalto diventa una buccia di zucca marcia, Paolo non andava mai all'universita'. Quelle mattine le dedicava a sua madre.
- Forse e' meglio che me ne vado. Qui ci perdo davvero la speranza, ma'. Te lo ricordi? Eri la prima a cui facevo vedere i miei disegni. Erano tutti per te, per la mia bella principessa. Te li regalavo e tu li infilavi in mezzo ai tuoi libri di preghiere. Nessuno tocca piu' quei libri.


Piangeva Paolo in quelle tre ore grigie e fredde, piangeva perche' non poteva piu' sentire l'odore di sua madre, quel bel profumo di buono e di vaniglia che lei si spruzzava la mattina presto, ancora prima di preparargli la colazione e lo zainetto.
 - Papa' dice che, da solo, uno non e' buono a fare nulla. Si deve essere sempre almeno in due. Me lo dicevi pure tu. Ci voglio credere. Te la ricordi Arianna? L'ho ritrovata. Anzi, a essere sinceri, e' stata lei che e' rispuntata. Stavo al computer e mi arriva una sua e-mail. Almeno due pagine e mezzo di scritte confuse come solo lei sa fare. Non ho capito bene se lo stronzo sono io, lei o entrambi. Forse la verita' ci sta in mezzo, come sempre. Stasera la porto a cena. Ho aiutato Carluccio e Toto' con l'ultimo carico di stecche di sigarette e ho abbastanza euri per portarla a vedere il mare.
Mi manchi, ma'. Mi manchi davvero.


Ripulita la lapide e rimpiazzati i fiori seccati, Paolo se ne andava via, senza voltarsi.


***


 - Dai, Claruzza, sono due ore che sei nel cesso. Non puoi rinviare il restauro? Devo uscire, il tempo di una doccia veloce e ti lascio il bagno.
 - Manco p'u cazzo. Il bagno e' mio, l'ha tirato su il mio Toto', piastrella dopo piastrella.
 - Si', coi soldi di papa'.
 - Bazzecole...
 -Senti, Clara, io non chiedo mai nulla. Mangio qualsiasi porcheria insapore prepari tu, sopporto pure tua figlia che sta appiccicata al televisore della MIA stanza ma ora il bagno mi serve davvero e tu me lo lasci. Con le buone o con le cattive.


Clara sapeva che Paolo non babbiava: quando si trattava di andare fuori con una fimmina 'so frati rincoglioniva. Ma non potendo sospendere la ceretta e lasciarsi solo mezza faccia sbarbata, Clara decise che Paolo poteva tranquillamente aspettare o andare gioiosamente a fare in culo. Ma Paolo era stato svezzato alle medie da Francesco Matranga, scassinatore di terz'ordine noto alla polizia come Ciccio Scassaminchia. Ciccio gli aveva insegnato ad aprire le porte degli spogliatoi femminili e a non mollare mai la presa. E Ciccio sapeva il fatto suo, la polizia preferiva chiudere tutt'e due gli occhi piuttosto che smaronarsi le palle con le lagne pantagrueliche di Ciccio che era capace di rintronare di minchiate pure Decu u' surdu.


 - Clara, se non apri' dico a Toto' che abbiamo mangiato per un mese pasta con le sarde perche' tu sei stata forse TROPPO gentile con Vicenzu u' pisciaro. Sai, farsi incornare da un pescivendolo e' uno sgarbo di quelli tremendi. Lo conosci tuo marito, basta che solo accarezza un sospetto che non ti lascia manco mettere piu' il naso fuori di casa...
 - Non oserai...
 - Osero', certo che osero'...
 - Sei un finucchiazzo, l'ha pigghiari in culu sino a quannu chianci tuttu u veleno c'hai in corpo.


E Clara usci', con mezza faccia pelosa e l'altra mezza rossa come un fico d'india. Pero' prima di ritirarsi nella sua stanza, l'amata sorella sentenzio':
 - Tanto quella li' te la fa solo ciarare, non te la dara' mai. Tra tutte le buttane che frequenti tu, questa le batte tutte.
 - Totoooooooooo'...
 - Paluzzu, stavo solo babbiando... Anzi, ripensandoci, questa qui mi sembra quella giusta per aggrizzarti. Forse e' la volta buona che ti calmi.


Paolo s'infilo' in bagno, tutto contento, si guardo' allo specchio. Pareva lo gnomo del Signore degli Anelli. Apri' l'armadietto e tiro' fuori le forbici.
Taglio' e ritaglio' e,  dopo cento colpi di spazzola, si sentiva piu' rincoglionito che mai. Da gnomo era passato a sosia stampato male di Albert Einstein, baffo compreso. Si spremette in testa mezzo tubetto di gel e pareva Robert De Niro nel secondo Padrino. Robert De Niro svegliatosi male dopo una notte passata in preda a coliche fulminanti.
 - Meglio di niente, uno ci apprezza la buona volonta'. - si disse e, dopo aver svuotato lo scaldabagno, lascio' il cesso in condizioni pietose.


Aveva gia' preparato i vestiti: una camicia color melanzana tunisina con lievi venature di sangue di scavagghiu, una cravatta nera che aveva colorato con le rimasuglie dei suoi colori acrilici e un paio di jeans. Lo stesso logoro e spelato paio che sua madre aveva cercato di dare alla Caritas e la Caritas aveva rispedito al mittente.
Mando' un essemmesse ad Arianna:


"Perche' sono stato cosi' stronzo da perderti per tre anni? Rimediero'" .
Uso' solo 65 caratteri: aveva il pollice scimunito e una radicata incapacita' a digitare; il T9 lo faceva smadonnare con i suoi inutili suggerimenti. Lei rispose con calma, mentre lui si stava strozzando cercando di portare a termine con nobile dignita' il nodo alla cravatta.
Esausto e cianotico, lascio' perdere la cravatta e lesse sul display: "forse era necessario. non ci sarebbe stato niente di quello che t'ha riempito il cuore in questi tre anni. Cmq ne parliamo meglio stasera."


***


Paolo l'ando' a prendere con l'ape dei suoi cognati.
Arrivo' sotto casa di Arianna e suono' il clacson. Toto' e Carluccio, che erano megalomani, avevano potenziato la tromba: con un solo colpo di clacson tremo' mezza Via Oreto. I Palermitani che sono abituati a tutto, risposero con un'unanime: "Va scassaci a minchia!"


Il padre d'Arianna si mostro' piu' liberale:
 - Tu con quello non ci esci, uno cosi' porta solo e soltanto danni. Danni irreparabili. Conosco perfettamente il tipo. Ma so che farai di testa tua e allora tieni acceso il cellulare che, almeno, se succede qualcosa io e i tuoi fratelli veniamo ad insegnargli l'educazione.
 - Papa', so badare a me stessa. Non ti preoccupare.
 - Lascia il cellulare acceso, io resto qui a preparare la mazza del castigo. e' sempre meglio prevenire. Uno che mi sfida suonando quel trombone del giudizio va trattato allo stesso modo.


La mazza del castigo del Signor Mancuso era un randello ricavato dallo scranno di un vecchio prozio monsignore, un manufatto che terminava con una ventina di chiodi arrancitusi e ritorti che passavano la mazza da lato a lato.
Mentre il signor Mancuso lucidava affettuosamente la gloriosa mazza, Paolo scese dall'ape e ando' a citofonare. Rispose il padre di Arianna.
 - Buonasera, sono Paolo. C'e' Arianna?
 - Puo' darsi.
 - C'e' o non c'e'?
 - Che sei impaziente? Tanto non ci esce niente, mia figlia ha saldissimi principi che le tue belle parole non potranno mai scalfire.
 - E chi vuole farlo? Pensavo solo di essere gia' in ritardo. Signor Mancuso, mica che sta lucidando la mazza del castigo... quei tempi sono passati. Le ho gia' detto tre anni fa che non era mia quella 126 verde pisello che lei dice di aver visto appartata in una zona scognita di Cefalu'. La mia 126 non poteva manco arrivarci a Cefalu'...
 - Senti, io ancora rincitrullito non ci sono. Ti tengo d'occhio. Sgarra con la mia picciridda e io ti vengo a prendere in capo al mondo.
 - ehm... d'accordo. e' sempre un piacere parlare con lei, mi saluti la "mazza".
 - Paolino, ti rissi che ancora, grazie a Dio, rincugghiunutu non ci sono. E tieni le mani a posto.


Paolo decise di starsi zitto, provocare il mazzuto castigatore non era poi sta gran genialata. S'accese una diana blu e si sedette sul gradino schiacciachiappe ad aspettare Arianna. 
Lei scese. Ed era bella come una canzone dei Beatles, per una cosi' valeva la pena farsi randellare a morte. Paolo lo sapeva. Si guardo' nello specchietto retrovisore dell'ape e si disse mentalmente che era stato un emerito minchione a lasciarsela scappare.


 - Ciao, scemo.
 - Tuo padre e' sempre cosi' simpatico o era solo contento di rivedermi?
 - Vuole semplicemente scuoiarti e farsi un fodero di pelle tua per il randello.
 - Lasciamogli i suoi sogni. Pure io diventerei un pazzo sanguinario con una figlia cosi'. Sei ancora piu' bella.
 - Paolo... mi spiace per tua madre, davvero. L'ho saputo quando stavo a Roma, non sono arrivata in tempo per partecipare al funerale.
 - Lascia stare. Siamo qui, e tanto basta.
 - Gia'. Facciamocelo bastare. Ti consiglio pero' di allontanarti da qui, la mira di mio padre in questi tre anni e' migliorata notevolmente... Dove andiamo?
- Avevo voglia di rivedere il mare...


***


Sulla spiaggia di Mondello c'e' solo Mimmu Radar, l'uomo con il cerca-metalli. Mimmu aveva speso due tredicesime per quel giocattolo credendo che in due notti avrebbe trovato, come minimo, il tesoro di qualche bucaniere. Con la pancia piena di pasta coi ricci, Arianna e Paolo si sedettero sul molo con due coni stracciatella e cioccolato a tenergli compagnia.


***


 - Che hai fatto in questi tre anni?
 - Nulla, o quasi. Solo storielline avariate presto. S'e' sposata pure mia sorella Tina, hanno messo su un matrimonio brutto e pacchiano con le poche briciole della buonuscita di papa'. Io le mie sorelle non le capiro' mai, sono scappate di casa e dalla famiglia per riversare i loro problemi in una famiglia tutta nuova. Io sono rimasto a casa, ho tenuto compagnia a mio padre. Poi sono andato a farmi la naja e, mentre ero via, Clara si e' trasferita a casa mia. Ho scoperto che tutta la mia collezione di fumetti e' stata distrutta da Ninuzzu e Giuseppina.
 - Invece i miei fratelli si sono fatti spedire in missione di pace. L'hanno fatto per non gravare piu' sulle spalle di mio padre...
 - Ah, che figli d'oro...
 - Finiscila!
 - Sono gli stessi due angioletti che hanno tentato di scafazzarmi col loro camper solo perche' avevo disegnato "Randello Pazzerello" proprio di fronte a casa tua? Dai, con tuo padre c'era in corso una piccola guerra.


 - Nemmeno lui l'ha presa tanto bene. S'e' svegliato e si e' trovato di fronte il suo faccione deformato, grosso quanto la faccia di Berlusconi in campagna elettorale. Ci sei andato giu' pesante, almeno potevi farlo meno somigliante. Gli e' venuta un'ulcera perforante.
 - addirittura!
 - Ulcera che era riuscito a curare e che tu stasera hai ripreso a trapanare. Perche' non provi a piacergli?
 - Io? Faccio l'impossibile. Solo che c'e' un problema insormontabile: amo sua figlia...


Arianna non rispose.
Lui la vide bella e pensierosa, tanto che alzo' gli occhi che le aveva piantato sui seni e la guardo' dritta negli occhi.
In testa gli si formarono subito tre serie di vignette, con tanto di mezzitoni e suoni onomatopeici:


La prima: Arianna lo pianta li'. Poi ci ripensa. Va verso Mimmu Radar, gli chiede in prestito il cerca-metalli e ritorna da Paolo. Gli cala e ricala sulla capa il cerca metalli che sostituisce egregiamente la "mazza del castigo". Sullo sfondo, il Malefico Padre sogghigna sardonicamente, agghindato come il Sergente Garcia dei vecchi telefilm di Zorro.


La seconda: Arianna si strappa i vestiti tra una vignetta e l'altra e, nuda e superba, strappa via pure la camicia melanzana di Paolo e smolecolarizza i jeans logori. Fanno sesso come quei ricci che si sono mangiati prima dell'intermezzo erotico. Sullo sfondo Mimmu Radar assiste in silenzio, arrapato pure lui, scaglia in mare il cerca metalli e va a stantuffarsi sua moglie. Non succedeva dall'ottantasette.


La terza: Arianna gli schiocca un bacio sulla fronte e gli propina il solito e tritato: "Restiamo amici". Lui si alza, va da Mimmu u Radar, lo strozza  e usa il cerca-metalli per farsi giustizia della donnaccia che gli ha appena spezzato il cuore. Con la faccia ridotta a maschera di sangue, lancia l'ape verso casa Mancuso. Citofona.
Il Signor Mancuso scende investagliato e vede penzolare dall'ape il cadavere della figlia. In preda alla follia, Mancuso sembra il giustiziere della notte con le emorroidi. Paolo lo affronta a mani nude. Gli spezza il randello in testa e suona trionfante il mega-clacson dell'ape.
Quando rincasa, Toto'  e Carluccio gli dicono che quella li' non gliela dara' mai. Li prende a fucilate e appende le loro teste nella sua cantina.
Paolo vende i diritti d'autore ad Hollywood e diventa ricco. Bruno Vespa ne ricava ben tre anni di Speciali di "Porta a Porta".
 


***



Non successe un'emerita minchia.
Stavolta Paolo aveva sceneggiato male i suoi sogni, pure Arianna era cresciuta in quei tre anni. Anche lei s'era prefissata altre mete.
Paolo la riporto' a casa. Nell'abitacolo dell'ape era calato un fituso silenzio.


Sotto casa di Arianna si sedettero sul loro vecchio gradino schiacciachiappe, li', dove avevano progettato decine e decine di possibili futuri: diversi, migliori, radiosi.
Il cuore di Paolo ora era vuoto come il cinema Lubitsch la sera della cine-maratona dedicata a Kiarostami. 
Vuoto era e vuoto rimase.

23/10/04

la notte scendeva stellata stellata

La notte seguitava ad andare avanti e non
c'era niente che potessi fare per fermarla.
Charles Bukowski



Una notte d'ottobre, seduti sotto un cielo che starnutiva stelle cadenti, ci siamo messi a masticare futuro.
Da qualche notte sognavamo lo stesso sogno.
Cade una stella e le appiccico sulla coda un desiderio d'amore pensato: se tra le pagine di Bradbury gli uomini rispondono al rogo dei libri diventando essi stessi libri, libri viventi, vagabondi fuori, biblioteche dentro; forse, nell'epoca che brucia gli uomini, i libri devono farsi uomini.
Devono correre al di la' della vita di chi li ha scritti. Chi li scrive deve riversarsi in essi, donarsi ad essi e respirare solo così, coi libri al posto dei polmoni.
Corri con me. Pensami foglio e lasciati leggere.


Stelle bianche come bollicine, risalgono il bicchiere di quel vino da 12 euro che ci ha avvicinato alla fine di quella poesia:"Ogni inizio infatti / e' solo un seguito / e il libro degli eventi / e' sempre aperto a meta'."


E la notte "s'apri' e aperta rimase".

18/10/04

Libri aperti a meta'

Wislawa SZYMBORSKA, Amore a prima vista (da La fine e l'inizio)


Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li uni'.
E' bella una tale certezza
ma l'incertezza e' piu' bella.


Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?


Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
uno "scusi" nella ressa?
un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.


Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.


Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedi' scorso
una fogliolina volo' via
da una spalla all'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla
tra i cespugli dell'infanzia?


Vi furono maniglie e campanelli
in cui anzitempo
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
subito confuso al risveglio.


Ogni inizio infatti
e' solo un seguito
e il libro degli eventi
e' sempre aperto a metà.

11/10/04

la teoria del bonus

... Io credo - disse Talete - che la morte di una persona non dipenda mai da una malattia o un morbo che dir si voglia. Le malattie sono, diciamo cosi', dei trucchi con cui il Supremo Manovratore dissimula il vero meccanismo della vita e della morte, e cioe' il Bonus Vitale Individuale. Se mi consentite, esimi paracollegi, vi esporro' la "teoria del Bonus" abbozzata da Cornelis Noon nella sua Terza Fase Manicomiale e da me sviluppata e perfezionata. Codesta teoria sostiene che a ogni essere vivente prima della nascita viene assegnato un Bonus di attivita' vitali, che lo accompagnera' nel suo cammino terreno.


Per fare un esempio, nel Bonus sono compresi :


trecentomila birre


un milione e diciasettemila starnuti


trenta viaggi all'estero


la possibilita' di dire seicentosedicimila volta la parola "insomma"


seicentoventitre' pediluvi


un milione di gelati


tre grandi amori


nove biciclette


seicentodue bagni di mare


sessanta litri di lacrime


quarantasei chilometri di spaghetti


trecentosettantamila errori d'ortografia


quarantamila cruciverba


tre uscite di strada a centoventi


tremila ore di poker


dieci milioni e settemila tra sigarette, sigari e tiri di pipa


sedici grosse disillusioni ...


E cosi' via per un totale di circa 10 alla 14 voci.


- E come avete calcolato la cifra ? - chiese Siliconi.


- Ho detto "circa". Mettiamo allora che Tizio sia trovato morto per uno scaramaccino, infarto, ictus. Il medico non avra' dubbi : e' colpa del cuore trascurato, delle sigarette, dei trigliceridi. Nulla di piu' falso. Avrebbe potuto continuare a fumare e mangiare : la colpa e' dello sforamento del Bonus ! Lo scaramaccino e' stato solo l'arma del delitto, come avrebbe potuto esserlo un incidente stradale, o lo sbranamento da parte di una tigre, o un vaso di fiori da un ottavo piano. Tizio e' morto, ripeto, perche', un attimo prima dell'ictus, ha mangiato il miliounesimo gelato, o ha detto "insomma" una volta di troppo, o ha pianto una lacrima in piu' di quelle che gli erano consentite. Naturalmente, c'e' chi nasce particolarmente sfortunato : se un tale ha come Bonus un solo starnuto o un solo litro di latte, non gli servira' a nulla avere trecentomila scopate a disposizione. Il poveretto starnutira' o tettera' e lo troveranno secco nella culla. Un Bonus abbondante, ecco la vera salute !


- Ma come si puo' sapere qual'e' il nostro Bonus ? - domando' Satagius.


- Non si puo', ecco il punto ! Qua sta l'astuzia del Manovratore, che lo ha nascosto in chissa' quale inaccessibile sottocodice genetico. Perche' ? Perche' se noi sapessimo che la nostra vita e' sottoposta alla legge inesorabile di codesto Bonus, avremmo paura di tutto. Fumerebbe lei una sigaretta sapendo non gia' che fa venire il cancro (infatti lo sa e fuma lo stesso), ma che potrebbe essere l'ultima del Bonus ? Altro esempio : lei conosce una meravigliosa creatura di nome Rosalinda, ma anni prima ha gia' avuto una relazione con una fanciulla omonima. Non le verrebbe da pensare che il suo Bonus di Rosalinde ne comprenda una sola, o che il suo Bonus di baci con Rosalinde sia pericolosamente vicino all'esaurimento ? Per questo il Manovratore, nella sua divina scaltrezza, simula malattie, incidenti, fatalita' e noi tiriamo avanti consumando il nostro Bonus, e magari siamo in bilico sull'ultimo metro di tagliatella, abbiamo sulla punta della lingua la parola che ci uccidera', ignoriamo che ci restano solo due tramonti sul mare...


 


Da "ELIANTO" di Stefano Benni


 


 


10/10/04

aggiornamenti

il numero 1 della nuova bombasicilia e' on-line.


nella sezione MEMORIE c'e' pure l'antologia dicotomica, un anno di dicotomici furori.

07/10/04

la perdita della spontaneita'

'Sto post l'ho schivato troppo a lungo. Ora, con meno problemi in zucca, e' giunto il momento di dedicare almeno una pedalata alla SPONTANEITA'.
Premessa: l'amico Coniglione ha dannatamente ragione [ http://coniglione.iobloggo.com/archive.php?blogid=2026&eid=269 ]


daX dixit: "La verita' e' che uomini e donne non si capiscono, e le storie d'amore viste dai due lati appaiono completamente diverse. Non c'e' niente da fare."


Ci siamo. Problemi di prospettiva? No.
Qua i motivi affondano nell'incompatibilita' tra 2 sguardi diversi sul mondo.
mi ricordo lo shock che provai allorche' compresi che lo stantuffamento orizzontale piaceva pure alle donne. Ai tempi manco sapevo bene come funzionasse tutta la faccenda, dai film e dai giornaletti sopra lo scaldabagno avevo capito che l'uomo dominava schiavette procaci a cui piaceva subire silenti.
Fu una mia amica delle medie, un gran puttanone, a dirmi la vera verita': "come piace a voi, piaceva anche a noi". Le donne potevano aver voglia solo di un'ingroppata senza strascichi emotivi o altre pacchiane beghinate. Puro e semplice scambio di liquidi organici e consumo piacevole di calorie.


Una svolta, un perno che apriva mondi di sensi nuovi. Anche le donne avevano gli istinti da tre padrenostri e cinque avemarie.


Detto cio', torniamo alla spontaneita'. quasi tutti ci ricordiamo quando la prima donna si e' presa la nostra verginita'. Riusciamo ad essere cosi' precisi col calendario quando si tratta di individuare l'istante in cui abbiamo detto addio alla ben piu' preziosa SPONTANEITA'?


Io me lo ricordo perche' l'ho capito due anni dopo. Ora se mi concentro l'attimo preciso lo becco di sicuro.
Era un sabato di giugno del 2002.
Ero andato a Palermo per comprare un libro per l'esame di Storia della Filosofia antica. La mia famiglia ne approfitta per andare a messa. Torniamo a casa e la troviamo svaligiata. Avevo lasciato il mio MOTOROLA V22 88 a ricaricare. Se lo portarono, insieme a tutto il resto.
Un terremoto avrebbe fatto meno male.
Da quella volta smisi di fare la cosa che mi riusciva meglio: non pianificare.



Odiavo programmare tutto. Bastava trovarsi al posto giusto e il resto si sarebbe addensato poi. Per intenderci, mai chiamato prima di andare da una donna. Prendevo la vecchia R4 verde pisello, le facevo ciucciare 10000 lire di Super e andavo lungo le curve della Statale a trovare tutte le donnine munite di tette degne d'attenzione.
Facevo la stessa cosa pure con le visite ufficiali, capitavo dalla mia Prof. del Liceo senza avvisare. Suonavo il citofono, se c'era sfumacchiavo mezza dozzina di camel 100's e sorseggiavo qualche bicchierino di un non meglio identificato rosolio su un divano zoppo che stava su dei vecchi libri di Svevo.



Violavo gli spazi delle vite altrui senza capirlo.
Poi di colpo, tutto all'aria. Avevano violentato la mia casa. Orribile. Smisi di andare a zonzo per accucchiare stentate pomiciate da stemperare poi con la rocchetta da 1 litro e mezzo opportunamente tenuta sotto il sedile.
Quest'estate ne ho avuto la conferma definitiva, bel bello camminavo come Gianni il Babbeo, biancovestito in tempi non sospetti (prima cioe' dell'apparizione della Bandana anglosarda), avevo voglia di leggermi il Corriere della Sera vicino alla spiaggia. Passo vicino a casa di una ex che ai tempi mi arrovento' parecchio il cuore ed ecco che la vedo uscire di sbieco. Vestita di panna, con i capelli finalmente degni di essere guardati. La vedo e non faccio nulla.
Il vecchio Tonino avrebbe attaccato bottone, avrebbe saggiato le possibilita' di un ritorno di fiamma.
Nulla. Il vuoto pneumatico tra amore e cranio.



Gia' ne avevo avuto qualche sentore quando i primi tempi dell'universita' le uscite cazzeggione andavano via via diradandosi. Ma qui era il punto massimo. Niente piu' balzi felini su prede ignare.
Ora telefono, messaggio, pianifico, progetto, calcolo e posticipo. Sono diventato vecchio.



Venerdi' scorso sugli sgoccioli di birra della Festa dell'Unita' di Palermo se ne parlava con una mia amica. Me ne esco cosi': "XXX, quando hai perduto la spontaneita'?"
Le tre xxx le metto perche', credetemi, non mi ricordavo come minchia si chiamasse (e pensare che due anni fa, ai tempi del furto, le stavo addosso come un mastino).
Lei che ha il cervello fino, risponde decisa: "la prima volta che mi sono innamorata. Davvero."



Diventi grande di colpo. Mentre ancora ammazzi i funghi di SuperMario o registri le puntate dei Simpson per i periodi di forzata astinenza. Cosi', come il vento va. Senza che capisci nulla. Ti ritrovi qualche metro sopra il cielo a guardare gli aquiloni e pensare alle certezze che avevi quando infilavi le dita nell'impasto della torta al cioccolato. Poi tutto passa. Ti ritrovi infilzatodalla progettualita' quotidiana. E so' caz*zi...  

sbanda come i sogni di un ubriaco

"E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto? ... E cos'e' che volevi?"


La guardi di sbieco e di striscio, ripensi a quelle mattine che pareva una bestemmia stare incastrato a spegnersi piano nel banco di formica del liceo.
La riguardi, ti metti la faccia da bullo e dici: "Amico, ce l'hai con me? Stai parlando proprio con me?"
E imperterrito lui continua: "E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto? ... E cos'e' che volevi?"


Sto verso l'ho sempre odiato. Perche' ti mette davanti alle illusioni che sbattono sui frangiflutti. Le vedi incrinarsi e svaporare via. Trattiamo spesso la Vita come la ragazza piu' bella della classe, ci affanniamo per aggrappare lei e le sue fossette.  E poi che rimane? Scopriamo che Miss Capezzolo della quarta E ha in testa l'apoteosi di tutti i deserti.sbanda come i sogni di un ubriaco
Peggio di Peppe a' Scimmia, buono solo a salmodiare formazioni calcistiche per rammendare la difesa dell'Italia.


Arrivi li', a meta, e niente. Non e' sempre vero che "la ruota vorticosa del nostro essere al mondo" si arresta, la bastarda circolare preferisce spiaccicarti sull'asfalto. E resti li', scornacchiando contro ogni aspettativa strascicata. Resti li', come quei pezzi di carta che s'appiccicano alle ruote della bici e poi girano, girano, girano sino a diventare solo una scheggia bianca quando prendi velocita' e le lacrime diventano cristalli salati ai lati degli occhi.


Nodi a profusione. Decido di fare il filo alla vita. Di nuovo. E scaccio un'immagine: Archimede Pitagorico che fa un pettine per calvi strappandogli semplicemente i denti.
Torno a meditare sul tema dell'anno e lascio tre poesie di Kavafis.
Hanno al centro la vita, beccata in momenti che sanno di triste e di cipolla. Il quotidiano gioco balordo degli incontri, l'estraneita' totale che tiene compagnia allo sciupavita e i barbari odiati, temuti e attesi.



PER QUANTO STA IN TE


E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole e in un viavai frenetico.


Non sciuparla portandola in giro
in balia del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti
sino a farne una stucchevole estranea.


LA CITTA'


Hai detto: "Per altre terre andro', per altro mare.
Altra citta', piu' amabile di questa, dove
ogni mio sforzo e' votato al fallimento,
dove il mio cuore come un morto sta sepolto,
ci sara' pure. Fino a quando patiro' questa mia inerzia?
Dei lunghi anni, se mi guardo attorno,
della mia vita consumata qui, non vedo
che nere macerie e solitudine e rovina".


Non troverai altro luogo non troverai altro mare.
La citta' ti verra' dietro. Andrai vagando
per le stesse strade. Invecchierai nello stesso quartiere.
Imbiancherai in queste stesse case. Sempre
farai capo a questa citta'. Altrove, non sperare,
non c'e' nave non c'e' strada per te.
Perche' sciupando la tua vita in questo angolo discreto
tu l'hai sciupata su tutta la terra.


ASPETTANDO I BARBARI*


"Sull'agora', qui in folla, chi attendiamo?"
"I Barbari, che devono arrivare."
"E perche' i senatori non si muovono?
Che aspettano essi per legiferare?"
"E' che devono giungere, oggi, i Barbari.
Perche' dettare leggi? Appena giunti,
i Barbari, sara' compito loro."
"Perche' l'Imperatore s'e' levato
di buonora ed e' fermo sull'ingresso
con la corona in testa?."
"E' che i Barbari devono arrivare
e anche l'Imperatore sta ad attenderli
per riceverne il Duce; e tiene in mano
tanto di pergamena con la quale
gli offre titoli e onori."
"E perche' mai
sono usciti i due consoli e i pretori
in toghe rosse e ricamate? e portano
anelli tempestati di smeraldi,
braccialetti e ametiste?"
"E' che vengono i Barbari e che queste
cose li sbalordiscono."
"E perche'
gli oratori non son qui, come d'uso,
a parlare, ad esprimere pareri?"
E' che giungono i Barbari, e non vogliono
sentire tante chiacchiere."
"E perche'
tutti sono nervosi? (I volti intorno
si fanno gravi). Perche' piazze e strade
si vuotano ed ognuno torna a casa?"
"E' che fa buio e i Barbari non vengono,
e chi arriva di la' dalla frontiera
dice che non ce n'e' piu' neppur l'ombra."
"E ora che faremo senza i Barbari?
(Era una soluzione come un'altra,
dopo tutto...)."


(*trad. di Eugenio Montale)

06/10/04

domande esistenziali

Ora che pure io ho una casella gmail, che caz*zo me ne faccio?

dove il vento va

novita' | ho aggiornato il mio sito e pure la cronistoria con le ultime gocce di vita | cucuzze e' finito su gas-o-line con una bella critica di demetrio paolin | nuova grafica per gas-o-line | il cuore della mia tesi di laurea su Paul Celan | bombasicilia ora e' la fanzine trimestrale per macchiafogli mortali e innamorati |


P.S. il 30 settembre ho sostenuto l'ultimissimo esame di profitto, l'odiatissima linguistica generale [il mio primo (e unico) 26] Finite le materie, posso dedicarmi anima e corpo alla stesura degli ultimi capitoli della tesi.


Riepilogando: a dicembre la laurea di I livello in filosofia della conoscenza e della comunicazione e a febbraio dovrebbero iniziare le lezioni della laurea specialistica (Filosofia e Storia delle Idee - curriculum Estetica)