27/01/12

Il sorriso oscuro e felice di Liz Taylor, per non dimenticare

Il 20 gennaio del 1942 durante la conferenza di Wansee fu decisa la “soluzione finale”. L’ordine fu impartito dai gerarchi nazisti: gli ebrei dovevano essere annientati. Il Parlamento italiano con la legge 211 del 20 luglio 2000 ha istituito il giorno della memoria: la data scelta è il 27 gennaio. Per ricordare i sei milioni di ebrei che furono trucidati dietro il folle progetto di Adolf Hitler.

Leggiamo nel primo articolo della legge 211/2000: “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.

E ancora più importante la conclusione dell’articolo 2 che sottolinea l’importanza della testimonianza al fine di “conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.
Non si deve dimenticare “quello che è stato”. Con questa espressione il poeta rumeno Paul Celan, sopravvissuto anche lui al campo di sterminio si riferiva alla Shoah.

Ancora più duro è il critico letterario George Steiner che dice che si dovrebbe bandire la parola Olocausto, d’uso corrente per la soluzione finale, perché Olocausto è "parola nobile che indica sacrificio". Non c’è nobiltà e non c’è sacrificio nella lucida follia dei nazisti.
Paul Celan non sopravvisse al fardello del ricordo, nel 1970 si gettò nella Senna, a Parigi. Si diede la morte per acqua per dar pace ai fantasmi che lo portarono nelle spire di una cieca depressione. Anche Primo Levi nel 1987 decise di morire gettandosi nella tromba per le scale.
E l’elenco di sopravissuti che scelsero il suicidio potrebbe continuare. La spiegazione è lampante: non si può continuare a vivere dopo aver visto l’abisso della malignità umana.

Si sono tentati vari approcci per cercare di rendere testimonianza dell’evento disumanizzante che ha lacerato il tempo e l’inviolabilità dell’uomo. Tra questi, quello del regista Jean-Luc Godard e dei suoi documentari Histoire(s) du cinéma è particolarmente significativo.

25/01/12

Il mio 2011

Il 2011 di questo blog.



 

Clicca per il report completo.